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sabato 22 ottobre 2022

The Lost Vision Of The Chandoo Priest

THE LOST VISION OF THE CHANDOO PRIEST - The Lost Vision Of The Chandoo Priest
Ams Records | BTF Vinyl Magic
Genere: Neo Psichedelico
Supporto: file – 2022




Negli anni in Italia abbiamo imparato a dosare le influenze musicali provenienti dall’estero con la nostra personalità, ciò ha concesso al nostro Progressive Rock di evolversi e di arrivare al giorno d’oggi ancora vivo e vegeto. C’è stata un’ondata di nuovi gruppi a partire dal 1980 in poi che hanno riportato linfa vitale a questa musica, come ho saputo spiegare nel mio libro “Progressive Rock Italiano 1980 – 2013” edito da Arcana. Nomi nuovi si sono aggiunti ai grandi classici e se andiamo avanti con il tempo, possiamo dire che il lavoro di Steven Wilson e dei Porcupine Tree ha tracciato una netta riga fra passato e presente, di questo invece parlo nel mio quarto libro “Post Progressive Moderno – L’alba Di Una Nuova Era” (Arcana). Mi rivolgo quindi alla psichedelia ma non fine a se stessa, bensì infarcita di altri generi, quindi trattasi di Neo Psichedelia. Il genere prende forma non soltanto all’estero ma ha buoni esecutori anche qui in patria. Chi ha saputo coinvolgere il Progressive Rock con la Psichedelia ha creato questa nuova ondata, da noi alcuni nomi sono Aldi Nello Spazio, Il Giardino Onirico, Metronhomme e moltissimi altri fra cui Unreal City, Quel Che Disse Il Tuono e Cellar Noise, proprio in queste tre ultime band militano Francesca Zanetta (chitarra elettrica, basso elettrico, Eminent Solina, Logan String Melody II, Elka Rhapsody
490, Moog Voyager) e Niccolò Davide Gallani (batteria, basso elettrico, chitarra elettrica, Fender Rhodes, organo, Mellotron, Elka Soloist 505, flauto traverso). Dal connubio di questi due artisti nasce il progetto The Lost Vision Of The Chandoo Priest, dove propongono brani strumentali e non cantati.
Il debutto dal titolo omonimo è formato da dieci brani per una durata totale di circa quarantuno minuti di musica. Il passato si unisce al presente con l’apporto di Pietro Pellegrini, tastierista dei leggendari Alphataurus alla registrazione e al missaggio dell’album.
Quando si parla di Psichedelia, non si può fare a meno di citare i Pink Floyd, ossia coloro che maggiormente hanno influenzato il genere e tutte le band che si cimentano al riguardo non possono fare a meno di suggere da questa fonte per poi rielaborare il tutto con la propria personalità. I TLVOTCP non sono da meno, anche loro subiscono questa influenza anche se non in maniera poi così marcata, come ho spiegato prima, il genere si è ampliato. Ecco allora ascoltare “Floating Down The Valley” e capire che anche la Scandinavia progressiva ha avuto una forte valenza riguardo certe atmosfere maggiormente malinconiche, e comunque bucoliche con annesso canto di uccelli. La chitarra ripete ciclicamente il giro armonico solo spezzato dall’intervento delle tastiere. Un ticchettio apre “Chasing Time In Opposite Direction (Pt. I)” qui il duo mette in evidenza tutte le credenziali. Il motivo ha molto del Progressive Rock anni ’70, specialmente nelle chitarre in stile Steve Hackett.
Avete presente il riverbero del piano di Wright in “Echoes” dei Pink Floyd? Ebbene in “Entering The Void Of Madness” siamo al cospetto di cotanto suono, per poi non parlare dell’incedere ritmico che comunque termina nel roboante suono metallico della chitarra ed ecco fare capolino anche i Porcupine Tree. Il finale è nuovamente arioso, e sono le onde del mare a fare da arrangiamento alla conclusione. Prog Rock Psichedelico e maturo è inciso in “The White Toad Majesty”, per chi dovesse avere conoscenza di queste band posso dire che s’intravedono influenze Sinkadus, Anglagard ed Anekdoten. Quiete mentale in “Droplets”, canzone basata sulle tastiere mentre la seconda parte di “Chasing Time In Opposite Direction” rialza il ritmo e ritorna il ticchettio del tempo.
“Getting Nowhere” procede imperterrita la strada scandinava, le arie sono spezzate, il basso diventa protagonista e poi tastiere e chitarre alla King Crimson, insomma un connubio Prog Psichedelico davvero efficace. “London Underground” come una macchina del tempo ci trasporta verso la fine degli anni ’60.
Prerogativa del sound TLVOTCP è il ritmo cadenzato che si presenta quasi in ogni brano, come ad esempio in “Farewell, Dog”. Degno il finale grazie a “Dunans Castle”, altro frangente per la mente, da ascoltare ad occhi chiusi e senza distrazioni.
Questo esordio è interessante, l’intesa artistica fra Francesca Zanetta e Niccolò Davide Gallani è notevole, così come certe emozioni che possono sprigionarsi durante l’ascolto. Una bella sorpresa che mi auguro possa ripetersi nel tempo. MS






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