Massimo Dellanilla
MASSIMO DELLANILLA – Riso, Pianto E
Disincanto
Uroboro Records
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2022
Come
dice il famoso detto, “Non c’è due senza tre”. Il cantautore gabianese Massimo
Gabanetti, in arte Dellanilla, ritorna dopo il doppio cd “Sottosopra” dell’anno
2020. Lo ritroviamo ancora immerso nel cantautorato, quello che oggi è sempre
più difficile incontrare, ma che negli anni ’70 ha spopolato in ogni dove. La
musica acustica, fatta con garbo e con la chitarra protagonista, era quella che
ti faceva passare serate con gli amici a cantare avanti una tavola, in una
spiaggia o avanti ad un buon bicchiere di vino. Spesso faceva riflettere, non
soltanto cantare e in alcuni casi diveniva addirittura “musica impegnata”. Ne
abbiamo conosciuti molti di cantautori al riguardo, due nomi su tutti per farvi
un esempio sono Francesco Guccini e Fabrizio De Andrè.
Dellanilla
si pone in una via di mezzo, fra impegno e disimpegno, ma i testi proposti
nelle canzoni hanno sempre una storia da raccontare. In “Riso, Pianto E
Disincanto” l’autore dei brani si diverte a collezionare una serie di ritratti,
con racconti di diversi personaggi che spesso fanno da trampolino a
considerazioni di livello generale o a metafore.
Il
disco è accompagnato da un’edizione cartonata con la copertina rappresentante
un volto dipinto ad acquarello per opera di Gianantonio Gennari. Con Dellanilla
suonano Renato Podestà (chitarre, mandolino, banjo, piano, percusssioni e cori),
Davide Mariotti (chitarra in “Susy”, “Epitaffio”, “Intro” e “Coda”), Cek
Franceschetti (chitarra resofonica e cori in “Amalia”) e Fabrizio Baselli (tromba
e trombino). Le canzoni contenute nell’album sono quattordici, e il singolo
estratto di cui viene girato anche il video s’intitola “Susy”.
Il
cammino da intraprendere passa attraverso il “Preludio”, strumentale di un
minuto che fa da apripista a “Balla Willy”. Divertente, su un ritmo salterello
racconta la storia di questo personaggio che mette allegria mentre balla.
Immaginate di prendere la musica di Stefano Rosso e miscelarla con le canzoni
più allegre di Faber. “Ester” è una ballata malinconica con un testo che s’interseca
con la poesia dove l’uso della parola è ragionato, immaginifico, vera e propria
fotografia del racconto in questione. “Passi” ha l’incedere dello chansonnier,
lo stile ricalca perfettamente le orme dei Modena City Ramblers nella loro
famosa “I Cento Passi”. Con “Nora” un balzo fra il Rock e il Country, l’andatura
del ritmo e la metrica lirica può anche ricondurre verso il cantautorato di
quel gigante di nome Ivan Graziani. La tromba in alcune canzoni ha l’incarico
di far tornare l’ascoltatore indietro nel tempo, così accade in “Lisa”, altra
storia di una donna questa volta dalle sensazioni sonore anni ’30. Dopo la
breve “Baffofulvo” giunge “Amara” ad alzare il ritmo e diverte in un'altra
ballata dalle origini francesi. I testi sono contrari alla musica, ficcanti,
duri, e ancora una volta riflessivi. Il nome di donna questa volta è quello di
“Susy”, brano principale dell’album, dove Dellanilla mette davvero dentro tutta
la propria anima.
Ancora
trombe ad accompagnare la storia di “Amalia” e il ritorno del Rock alla
Graziani, un connubio particolare che fanno della musica di Dellanilla un
genere comunque di personalità. Una sorta di “Monna Lisa” acustica e retrò.
Buono anche l’uso delle coralità, arrangiamenti in cattedra e per chi vi scrive
questo episodio resta fra i migliori dell’intero album. Intensità in
“Manichino”, un quadro sonoro ricco di colori che tuttavia tendono tutti verso
il grigio. “Epitaffio” ha davvero molti deja vù e il disco si conclude con la
breve “Coda” dove una slide accarezza l’ascoltatore e lo rimanda indietro
ancora una volta agli anni ’70.
Oggi
il cantautore è un artista da preservare come l’oro. Sempre più raro, è lui che
impreziosisce la nostra musica, la cultura, quella che ci ha fatto crescere
attraverso ascolti e ragionamenti. Il testimone dagli anni ’70 a oggi è passato
attraverso diverse mani, una di queste è di Massimo Dellanilla. MS
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