Project: Patchwork
PROJECT:
PATCHWORK – Ultima Ratio
Progressive
Promotion Records
Distribuzione: G. T. Music
Genere: Progressive Rock/Metal
Supporto: cd – 2022
Negli
anni abbiamo imparato ad apprezzare la musica Progressive Rock proveniente
dalla Germania. La nazione è sempre stata storicamente vivace nell’ambito,
molte le band che hanno dato il proprio contributo alla causa iniziando proprio
dagli anni ’70. Vogliamo poi parlare del Krautrock? Anche nei tempi moderni le
realizzazioni si susseguono con intensità e qualità, soprattutto in un
rispettoso equilibrio fra passato e presente. Chi ad esempio non dovesse
conoscere gruppi come Seven Steps To The Green Door, Flaming Row, RPWL solo per
fare tre nomi a caso, potrebbero dare loro un ascolto.
Uno
degli esponenti più interessanti del circuito Prog tedesco è sicuramente Gerd
Albers (Groovefabrik), polistrumentista amante delle grandi collaborazioni
autore del fortunato Project: Patchwork. Come accade per Arjen Lucassen negli
Ayreon, anche per Albers la lista dei partecipanti che ruotano di volta in
volta attorno alla musica è davvero nutrita. In questo terzo album in studio
intitolato “Ultima Ratio” questi sono i nomi di alcuni dei partecipanti alle
strumentazioni: Lars Köhler (voce), Arno Menses (voce), Miriam Kraft (voce),
Olaf Kobbe (voce), Anne Trautmann (voce),
Jean Pageau (voce, flauto), Matthias Bangert (basso), Johannes Pott (batteria),
Marek Arnold (tastiere), Daniel Eggenberger (tastiere), Volker Wichmann (tastiere),
Ben Azar (chitarre), Peter Koll (chitarra), Martin Schnella (chitarre), e Marco
Wriedt (chitarre).
Il
libretto interno che accompagna il formato cd dell’edizione cartonata, oramai caratteristica
della Progressive Promotion Records, include un’interessante e approfondita
descrizione del tema sulla pandemia che stiamo vivendo in questo periodo.
L’artista non vuole dare regole precise o dettare sentenze categoriche, bensì intende
narrare le effettive difficoltà in cui la società è caduta nel corso di queste restrizioni, che ci hanno privato di
molte attività quotidiane. La vita che stiamo vivendo è quindi esaminata in
questo corposo artwork. Nove le tracce a iniziare dall’immancabile intro qui
intitolato “Ultima Ratio Pt.1 – Prologue”. L’imponenza delle tastiere presenta
al meglio il genere Progressive Rock e precisamente quello sinfonico, lo
strumentale ha un fascino tipicamente moderno, infarcito solamente in maniera
misurata dalle chitarre Heavy. La batteria con ogni rullata evidenzia i passaggi che soltanto alla fine
lasciano spazio alle chitarre acustiche, ed è la volta di “New Normality”,
legata all’intro e cantata in inglese. Qui è trattata la “nuova” normalità
quotidiana, mentre la musica è un mix fra Ayreon e Porcupine Tree, questo per
gli amanti dei suddetti gruppi. La
canzone è strutturata sia per la formula canzone classica che per l’immancabile
cambio di ritmo come esige il Progressive Rock. “Weeks Of Sorrow” è il brano
più diretto dell’intero album con un ritornello interessante e un andamento
tipicamente variegato, molti i deja vu durante l’ascolto e il riff che lo
accompagna è davvero indovinato. Atmosfere graffianti si alternano a frangenti maggiormente
pacati e il risultato è davvero di appagamento. Ancora una volta attaccata come
in una suite giunge “Code Red” aperta dalla bella voce di Miriam Kraft, una
semi ballata dal sapore Folk fra le mie preferite di “Ultima Ratio”. Due minuti
e mezzo di chitarre acustiche ed elettriche in “Hope”, composizione che lascia
spazio a voli pindarici in cielo aperto, quando la musica riesce alla perfezione
a sostituire le parole, questo è il risultato. Terminato il movimento parte
immediatamente “Dead-End Street”, tanta materia all’interno, vibrazioni
elettriche, enfasi e armonie delicate compongono il DNA del pezzo. “Depressed
Sentiments” è nomen omen e gioca molto su gradevoli coralità, mentre è presente
anche una mini suite intitolata “Keepers Of The Fire della durata di quasi
tredici minuti. Tutte le capacità compositive di Albers si evidenziano nel
corso del brano, anche la cultura musicale che palesa un attento ascolto negli
anni di buona musica. Il disco come si è aperto si chiude con “Ultima Ratio
Pt.II – Epilogue” e l’opera è conclusa.
Vorrei
terminare questa recensione con una analisi dell’ultimo periodo musicale nel
quale ci siamo immersi, la qualità si è elevata a tutti i livelli e generi. La
pandemia ha forse dato la possibilità agli artisti di sedersi e riflettere
maggiormente lasciando così spazio alla fantasia e alla voglia di esternare
tutto il loro essere, Project: Patchwork non esula da questo mio pensiero.
Un'altra chiave di lettura potrebbe essere che abbiamo avuto anche più tempo
per tutti noi di ascoltare, leggere, informarci, tutto questo grazie ad
internet che riporta il mondo in casa, facendo si che la contaminazione e la
cultura aumenti l’asta della cultura personale.
“Ultima
Ratio” è un bel disco, registrato a dovere, un ulteriore finestra sul
Progressive Rock che sta mutando nella normale evoluzione delle cose, così come
deve essere ma sempre con il rispetto del passato. MS
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