MECHANICAL BUTTERFLY – The Irresistible Gravity
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Progressive
Rock / Experimental
Supporto: cd – 2015
Immagino che sapete cosa accade, quando per le mani capita
un disco che grazie alla copertina ed all’artwok in generale ci colpisce. Poi
se parliamo di Progressive Rock, l’artwork è esplicito e fa da spia infallibile
del contenuto sonoro. Immagine e musica per la mente. Mi giunge il disco dei
Mechanical Butterfly, italianissimi, fra Catania ed Acireale e l’impatto visivo
è di quello giusto appena descritto. Questo mi fa un gran piacere, perchè
ultimamente non è che ci siano state uscite dettagliate al riguardo, è anche
vero che la Ma.Ra .Cash
Records ci ha comunque abituati da anni a realizzazioni importanti in ambito del
genere. La cover art è di Giuliana Pulvirenti mentre la grafica è a cura di Stefano
Somogyi, semplice, lineare, con foto e scritture dei testi nitidi e leggibili
nero su bianco.... Una volta tanto!
Il progetto Mechanical Butterfly nasce nel 2006 grazie alla
collaborazione tra i due chitarristi Alessio Oranges e Dario Laletta, con il
contributo di Giovanni Valastro ai fiati ed alle tastiere. Realizzano subito un
ep dal titolo omonimo, per poi arricchirsi e mutare di line up nel tempo, con
la giunta di Andrea Zappalà alla
batteria e Giuseppe Padalino al basso, entrambi già membri della cover band
Aracne. Dopo qualche mese si unisce anche la tastierista Laura Basile.
Nell' aprile del 2007 Francesca Pulvirenti entra nel gruppo
come cantante, così nel maggio 2008
giungono all’autoproduzione del secondo EP "Mechanical
Butterfly". Fra radio locali, siti web e quant’altro, l’interesse intorno
al gruppo sale. Dopo altri movimenti interni, la formazione si stabilizza con
Francesca Pulvirenti (voce), Alessio Oranges (chitarra), Laura Basile (tastiere
e synth), Roberto Marano (basso) e Toti Bella (batteria). Fa dunque piacere una
volta tanto ascoltare Progressive Rock con componenti al femminile e “The
Irresistible Gravity” ne è degno rappresentante.
Il disco è composto da otto canzoni cantate in inglese,
compresa la bonus track “La
Fenice ”.
Si comincia con “Suoni Dalle Stelle”, strumentale
psichedelico che fa da apripista all’altrettanto strumentale pezzo dal titolo “Labyrinth
Of Doors”. Vigoroso Rock che va a pescare in diversi stati d’animo, fra New
Prog e note provenienti dalla Scuola Di Canterbury. La sezione ritmica funziona
bene e si ritrova in ogni passaggio con semplicità. La band non tenta di
strafare, piuttosto cura molto la parte melodica della musica, rendendo
l’ascolto scorrevole. La chitarra traccia percorsi immaginifici, lasciando
libero sfogo al suono di per se preso come sensazione, aiutato da ottimi
effetti, alternandosi a quello più canonico del riff che in questo caso risulta
di facile memorizzazione. Le tastiere seguono a ruota.
Con “Marks Of Time” ascoltiamo la bella voce di Francesca,
intenta a destreggiarsi fra Rock Progressivo e Metal Prog dalle tinte gotiche.
Subentra prepotentemente anche la formula canzone che sembra funzionare bene,
anche grazie ai cambi umorali e ad una registrazione sonora veramente buona. Il
flauto che interviene di tanto in tanto è veramente un ospite gradito! Non
nascondo che alcuni fraseggi sonori dettati dall’elettronica, miscelati con
sferzate metalliche, mi fanno venire alla mente gli olandesi Ayreon. Ma sono
solo brevissimi ed isolati istanti.
“The Alchemist” prosegue le orme del brano precedente, fra
cambi di ritmo ed ottimi interventi di basso. La tecnica individuale dei
componenti fa sfoggio delle qualità e hanno ragione da vendere, tuttavia quello
che funziona nella musica dei Mechanical Butterfly è l’insieme e la cura per
gli arrangiamenti. Ammaliante il momento psichedelico del brano, davvero
coinvolgente emotivamente.
“Emerald Tears” si apre con un nostalgico pianoforte e voce,
formula sempre emozionante che difficilmente tradisce nel risultato. Qui
Francesca da il meglio di se in quanto a patos. Bravissima anche Laura Basile.
Si riparte al confine del Metal Prog con “Sparks Within A
Downpour” Il frangente che colpisce di più è l’assolo di chitarra.
Più ricercata e Psichedelica la strumentale “Gravity”, ed il
disco si conclude con la bella “La
Fenice ”, con Dario Laletta alla chitarra e da Gianlorenzo Di
Mauro al basso.
Quello che scaturisce con veemenza dall’ascolto dell’album è
la consapevolezza di trovarsi avanti ad una band che non è di sicuro un mordi e
fuggi, bensì ragazzi dalla buona personalità che sanno cosa vogliono. Come
avrete avuto modo di capire non li ho paragonati a grandi dinosauri del passato
o ad artisti del momento (avrei potuto farlo), questo per sottolineare il fatto
che hanno molta farina del proprio sacco. E pensare che questo è un esordio....
Fatelo vostro assolutamente! MS
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