Di Max Salari
1 – “La Quarta
Vittima” è il tuo nuovo disco da solista ed è ispirato dal libro di racconti
gotico surreali “Lo Specchio Nello Specchio”. Come lo hai conosciuto, come è
nata l’idea?
Conosco questo libro dal lontano 1986, grazie alla gentile
segnalazione di un caro amico che ancora ringrazio, e credo di poter dire che
si tratta della mia lettura preferita. La sua atmosfera tra sogno, incubo e
(sur)realtà è un qualcosa che sento
particolarmente vicina al mio modo di concepire l'arte, la musica e forse anche
la vita.
Ho iniziato a pensare a un disco dedicato al libro
addirittura nel 1996 quando scrissi alcune musiche che poi sono rimaste nel
cassetto. L'idea però non mi ha mai abbandonato e all'inizio dello scorso anno
ho cominciato a ripensare seriamente al progetto che si è poi concretizzato ne
“La quarta vittima”.
3 – “L’Interno Di Un
Volto” mi ha fatto conoscere il tuo lato più duro, ossia se non vado errato è
una delle poche volte che ti cimenti in ambito Metal. Credi che in futuro
possiamo attenderci delle scorribande più approfondite in ambito?
Non sono un grande conoscitore del Metal ma ci sono diverse
cose che mi piacciono. In realtà quando ho composto questo pezzo mi sono venuti
in mente i Van Der Graaf Generator più hard di pezzi come “Killers” però con un
suono maggiormente chitarristico e attuale. Il fatto che alla fine sia uscito
un pezzo legato a sonorità Metal è una cosa del tutto inconsapevole ma sono
felice di avere potuto esplorare un lato inedito nella mia musica.
4- La title track “La
Quarta Vittima” è a mio avviso contaminata da sonorità Frank Zappa, come
consideri questo artista e cosa è stato per la tua musica e quella mondiale?
Hai visto giusto! “La quarta vittima” è nata dopo uno dei
tanti ascolti di “Inca roads”, uno dei
pezzi più “prog” di Zappa. Avevo voglia di mettermi in gioco a livello
compositivo e di osare là dove mai ero arrivato con strutture ritmiche a volte
realmente impossibili, armonie cangianti e imprevedibili. Il pezzo poi ha
un'ironia tutta sua (e qualche messaggio nascosto) e funge un po' da
“intervallo” tra la prima e la seconda parte dell'album che per il resto è
particolarmente oscuro e plumbeo. Diciamo che è una specie di divertisment
ma di una complessità unica tra le cose che ho mai fatto. Suonarla dal vivo
sarà una bella sfida.
5 – Cosa rappresenta
la copertina del cd “La Quarta Vittima” ?
Nel primo brano del disco si narra di un mostro dalla testa
di toro che vive imprigionato in un palazzo sconfinato a forma di labirinto (il
riferimento è chiaramente al mito del Minotauro, tra le altre cose già da me
ampiamente sviscerato in alcuni pezzi de la Maschera Di Cera) senza sapere ne'
come ci sia finito ne' chiaramente come possa uscirne. Nell'ultima canzone una
sorta di eroe vuole entrare nel labirinto e uccidere il mostro, soprattuto per
dimostrare all'amata il suo coraggio. La donna però lo ammonisce “Colui che
vuoi uccidere non lo raggiungerai, perché quando lo avrai trovato ti sarai
trasformato in lui”. Il senso che io ho dato alla cosa è il fatto che ognuno di
noi ha paura del mostro, del “diverso” ma forse questa paura nasconde il fatto
che sentiamo che in un angolo oscuro
della nostra anima c'è un lato mostruoso che non vogliamo vedere, abbiamo paura
di essere noi stessi il mostro. In riferimento a ciò la copertina mostra
all'esterno l'assassino che ha appena colpito la sua vittima e all'interno lo
stesso assassino che si allontana mentre il corpo della vittima è scomparso.
6 – Di bello ha
questo disco l’infinità di punti di riferimento sonori, io ho riscontrato,
oltre i nominati, anche Van Der Graaf Generator ( Il Circo Brucia), Pink Floyd
(“Una Sera D’Inverno”), King Crimson, insomma dimostri una grande cultura
musicale a riguardo. Cosa pensi degli artisti che dicono: “Io non ascolto
niente”?
Se qualcuno riesce a comporre musica totalmente originale
senza riferimento alcuno ha tutta la mia ammirazione. Io mi reputo in primis un
appassionato ascoltatore, quindi volenti o nolenti le influenze vengono fuori.
Bisognerebbe essere proprio geniali per assimilare tanta musica senza esserne
minimamente “toccati”. Poi nel prog, si sa, i riferimenti sono spesso così
marcati che basta un riff, un suono di tastiera o chitarra per far dire agli
ascoltatori “mi ricorda quello o quell'altro”. Personalmente comunque non ci
trovo nulla di male. Certo, vorrei evitare di far dischi che contengono solo
scimmiottamenti ma se ogni tanto esce fuori un qualcosa che rimanda a nobili
nomi come quelli che hai citato va benissimo. L'importante più che altro è che
il mix che fuoriesce sia qualcosa di personale. Di questi tempi l'originalità
tutti i costi è merce rara ma i miscugli inediti possono ancora essere molto
interessanti.
7- Laura Marsano ha
rilasciato nell’album degli assolo di chitarra davvero toccanti, come è nata la
collaborazione?
Laura è la moglie di Rox Villa, il fonico, co-arrangiatore e
direttore artistico dell'album, ed è una sicurezza a livello chitarristico. Il
suo fantastico tocco aveva già impreziosito l'ultimo lavoro de la Maschera Di
Cera (“Le porte del domani”) e mi è sembrato naturale coinvolgerla anche nel
mio disco lasciandole piena libertà d'espressione. Gli assoli sono
completamente farina del suo sacco e io mi sono gustato in pieno la sua
tecnica, cuore e inventiva che in certi momenti raggiungono picchi molto alti
di emozione. Come dici tu, realmente toccanti!
8- “La Quarta Vittima” a tuo modo di vedere,
cosa ha in più rispetto altri album solisti da te incisi e cosa ha in meno?
Credo che non abbia nulla in più o in meno ma che sia
semplicemente molto diverso dagli altri tre album che lo hanno preceduto. I
primo due (“Fabio Zuffanti”, 2009 e “Ghiaccio”, 2010) sono lavori elettronici e
sperimentali mentre il terzo “La foce del ladrone” è un disco pop. Con “La
quarta vittima” ho deciso per la prima volta di realizzare un album prog a mio
nome. Questo in parte perché credo che i dischi precedenti siano stati più che
altro esperimenti senza una linea precisa, linea che da ora in poi intendo
seguire, e poi perché volevo mettere la
mia firma senza sigle o pseudonimi di sorta in un lavoro del genere musicale
per il quale sono più conosciuto e vedere cosa riuscivo a fare con i miei
mezzi.
9 – La produzione del
disco sembra ottima, puoi
descriverci qualcosa al riguardo?
Devo ringraziare da questo punto di vista il già citato Rox
Villa al quale ho letteralmente affidato il disco chiedendo un aiuto nella
direzione artistica, nella scelta degli arrangiamenti, dei musicisti, dei suoni
e molto altro. Rox ha creduto nel progetto, ci si è tuffato anima e corpo in
maniera totale e ha compiuto un lavoro superlativo da tutti i punti di vista, mettendo al mio sevizio
tutto il suo talento e le sue alte competenze. Non sarebbe stato il disco che è
senza la sua sapiente mano.
10 – Come è andato il
sagace libro “O Casta Musica” da te scritto e hai aneddoti al riguardo?
Il libro si è mosso bene a livello di vendite ma non ho un
buon ricordo delle presentazioni effettuate perché troppo spesso mi sono dovuto
scontare con personaggi che invece di parlare delle tesi di cui il libro si
occupa preferivano cercare di denigrare la mia persona adducendo la scrittura
del libro a una mia presunta invidia, frustrazione ecc... A livello “pubblico” quindi “O casta musica”
ha competentemente fallito il suo intento perché quando si finisce per parlare
di cose del genere tutti i ragionamenti sul futuro della musica e sul cambiare
le cose se ne vanno a ramengo e io divento solo un povero scemo che scrive cose
stupide per sfogare le sue frustrazioni. Ho preferito quindi piantarla con le
presentazioni e pensare ad altro. Credo però che la lettura “privata” del libro
da parte dei molti che lo hanno acquistato abbia colpito nel segno e sono
svariati gli attestati di stima che ho ricevuto. Per il resto io il messaggio
l'ho lanciato, sta a chi legge cercare di capire se sia il caso o no di
combattere per cambiare le cose. Il mio nuovo libro che uscirà a febbraio per
Zona Editrice (intitolato “Ma che musica suoni?”) sarà tutt'altra cosa, è un
diario-resoconto di 20 anni di musica e vita nonché la descrizione delle fasi
in cui “La quarta vittima” è nato e si è sviluppato.
11 – Leggo molto
spesso, da parte di altra critica, che sei indaffarato su troppi campi e che
questo potrebbe essere (secondo loro) uno sperperare le forze e non giungere
mai alla focalizzazione di un solo capolavoro. Lo avrai letto anche tu. Questa
sembra un poco la storia di Steven Wilson dei Porcupine Tree, anche a lui
vengono fatte queste critiche. Secondo loro, un artista dovrebbe fare meno
cose, tu come la vedi?
I miei detrattori non hanno tutti i torti e dopo 20 anni di
lavori a getto continuo posso dire che sento che forse è arrivato il momento di
fermarmi un attimo e di pensare alle cose in maniera più lenta e focalizzata
per concepire dei lavori spero sempre maggiormente maturi e duraturi. Tutto
questo non certo per dare retta alle critiche ma più che altro perché sento nel
profondo che è giusto cominciare a operare in tal modo. Detto ciò non credo
comunque che me ne starò in fermo e silenzio nelle pause tra un disco e
l'altro, ci sono mille altre cose più o meno musicali in cui spero di essere
impegnato; colonne sonore, produzioni, musiche per altri artisti,
collaborazioni varie... il tutto per passione, interesse e anche per mera
sopravvivenza. Cosa che molti non mettono in conto quando si parla di musica.
Mi spiace deludervi amici miei, ma io non mangio arte e pure a me tocca pagare
le bollette :)
12 – Stai dimostrando
che Il Progressive può diventare popolare, unendo molti stili sotto l’unica
bandiera della melodia, ma necessariamente senti la necessità a volte di
fuggire da questo contesto e crearne altri per tastare nuove sonorità e dare
sfogo ad altre sensazioni.. Ma quale è il vero Zuffanti, cosa ama musicalmente
parlando?
Il “vero Zuffanti” è in tutto quello che io faccio. Perché
la mia personalità è sfaccettata per natura, mi piace esplorare e sopratutto mi
piace mettermi in gioco. Il segreto è
tutto qui. Se poi vogliamo pensare a un me nella sua “quintessenza” credo che
un disco come “La quarta vittima” sia lì giusto a mostrarla perché in questo
disco c'è realmente tutto me stesso, ci sono molti miei amori musicali, molte
influenze, molti modi di comporre e di esprimermi, diversi mondi che si
incontrano e che vengono dal mio passato, presente e futuro. Credo che sia il
disco più “Zuffanti” che potrebbe esserci!
13 – Sei considerato oggi nel Progressive
Italiano uno degli artisti fondamentali per eccellenza, grazie alle tue
numerose realizzazioni, sei quindi da anni relegato al contesto. Come è cambiato
il Prog e se è cambiato, in questi ultimi dieci anni?
Forse per la prima volta dopo anni che suono sto cominciando
a vedere un minimo di reale interesse per il genere. Sui giornali “normali”
escono recensioni, i gestori di locali non ti guardano storto quando pronunci
la parola “prog”, le pubblicazioni fioccano... Insomma, di carne al fuoco ce
n'è molta. Forse è un'attenzione ancora un po' troppo “Settanta-centrica” ma
confido nel fatto che le cose possano lentamente cambiare e che anche la scuola
“attuale” (ovvero quella degli ultimi vent'anni) possa trovare un giusto
riconoscimento. Anche a livello artistico negli ultimi tempi ho visto/ascoltato
molte interessantissime conferme con dischi belli e maturi; uno su tutti
“Sensitività” de La Coscienza Di Zeno ma poi anche i lavori del Il Tempio Delle
Clessidre, Degli Homunculus Res, dei Not A Good Sign, degli Unreal City e molti
altri. Il 2013 da questo punto di vista è stata un'annata ottima e spero che il
fermento cresca sempre di più, non può che giovare a tutti!
14 – Grazie per la
chiacchierata e nel salutarti ti chiedo, hai un aneddoto che ti è accaduto
recentemente?
Nessun aneddoto in particolare ma una bella sensazione che
avverto in questo periodo: sentire attorno a me l'interesse che cresce e l'attenzione
sul mio lavoro che si fa via via più intensa. Ho passato vent'anni a seminare,
con gioia ma anche con molta fatica e sacrificio, e mi fa piacere cominciare a
raccogliere qualche piccolo frutto.
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