PAVLOV’S DOG - Echo & Boo
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 2010
E’ incredibile come internet faccia risorgere l’interesse del pubblico attorno a band che nel tempo non sono state proprio fortunate. Gli americani Pavlov’s Dog sono autori di un disco davvero incredibile, quel “Pampered Menial” che nel 1974 ha fatto centro in molti cuori di Progsters, ma la band è stata presto dimenticata, colpa anche di una cattiva distribuzione e pubblicità, almeno qui in Europa. Il leader David Surkamp ha comunque proseguito nel tempo una dignitosa carriera musicale, fra qualche alto e basso. Come dicevo internet è comunque una fucina di passaparola, per cui la gente ha ascoltato e tramandato questa band dal buon gusto compositivo.
“Jiulia” è stato un classico senza tempo e l’incredibile voce di Surkamp un punto inimitabile. Passano dunque ben venti anni dall’ultimo “Lost In America”, rimasterizzato con bonus tracks nel 1990, prima di poter riascoltare il gruppo e ben trentacinque da quel monolite di “Pampered Menial”, ma la voce di Surkamp ha ancora qualcosa di speciale da fare, uno sberleffo al tempo. Come sono oggi i Pavlov’s Dog? Delusione per i sostenitori del combo, oppure un vero e proprio toccasana per le loro coronarie? Secondo il mio metro di giudizio, la verità è nel mezzo. Non manca di certo quel gusto compositivo e melodico caratteristico marchio della band. C’è anche un’altra verità da sottolineare, con gli anni si acquisisce una consapevolezza dettata dall’esperienza che le nuove leve, malgrado l’entusiasmo e tutto quanto, possono solo che sognare.
“Angeline” è sempre un nome di donna, che voglia fare concorrenza a “Julia”? Forse, i violini accentuano la voglia di romanza, ma ripeto, c’è consapevolezza anche di un tempo passato, per cui scorre nostalgia nella mente di chi ascolta ed inesorabilmente scorrono brividi. Manifestano tanta classe nei passaggi strumentali, irriducibile ed inossidabile specchio di una tecnica messa a disposizione della melodia facile, come nella dolce “Angel’s Twilight Jump”. Non mancano alcuni passaggi sfruttati, comunque sempre gradevoli come “I Love You Still”, d'altronde questo stile musicale ha raccontato quasi tutto e non ha neppure la voglia di mutare, piuttosto di migliorarsi. La classe della band la scoprirete nella title track “Echo & Boo. Ottima la suite “”The Death Of North American Industry Suite”, a dimostrazione che le radici Prog non sono estirpate. La verità è che “Echo & Boo” è un disco dannatamente Pavlov’s Dog, non ricco di grandi sorprese, ma di tanta sostanza e cultura. Questo per un metallaro è un disco che non si digerisce, ma la musica vera passa anche attraverso le vibrazioni di questa band. Bentornati. (MS)
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