HYPNOTHETICALL
– A Farewell To Gravity
Logic(il)Logic
Records/Andromeda Dischi
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2013
Gli
Hypnotheticall non sono gli ultimi arrivati nel nostrano panorama Prog Metal,
provengono da una lunga gavetta fatta di tre demo e di un album in studio dal
titolo “Dead World” datato 2009. Le radici sono piantate al 1999 a Vicenza,
mentre la musica si barcamena fra Cynic, King Crimson, Rush, Tool e
virtuosismo.
Il
sestetto formato da Marco Ciscato (voce), Mirko Marchesini (chitarra), Giuseppe
Zaupa (chitarra), Davide Pretto (tastiere), Luca Capalbo (basso) e Francesco
Tresca (batteria) in realtà propone qualcosa in più di queste influenze che
tuttavia consiglio a voi scoprire durante l’ascolto per non togliervi tutta la
sorpresa.
“A
Farewell To Gravity” è a mio avviso un passo in avanti rispetto al debutto del
2009, gli undici brani proposti denotano la voglia di fuoriuscire dai soliti
canoni metallici e a loro volta Progressivi. C’è una ricerca nella personalità,
anche se tutto questo può portare anche a fare passi falsi. Chi osa sa a cosa
può andare incontro e giustamente se ne disinteressa. In questo caso i passi
falsi sono davvero pochi, l’album si lascia godere nell’interezza.
“From
The Universe Beyond” apre e piace sicuramente anche agli amanti di Pain Of
Salvation e Porcupine Tree, questo già la dice lunga sulla proposta sonora. La
tecnica non è eccessivamente asfissiante, come spesso accade nel panorama Metal
Prog, tutto resta nei canoni della norma.
“Home”
è un brano francamente meno interessante del precedente, pur avendo nella parte
centrale il suo momento migliore, dettato anche da una “malsana” Psichedelìa.
Cambiano
stile a dimostrazione della poliedricità con “Drifting Dreamers”, si avvicinano
di più alla formula canzone. Moderno approccio metallico in “Let Life Be An
Origami”, insieme di sensazioni fra il pacato ed il vigoroso, sostenuto da una
melodia centrale efficace e semplice. La sezione ritmica si mostra all’altezza
della situazione, rendendo il brano maggiormente gradevole. Interventi
elettronici infarciscono di tanto in tanto i brani, come in “Nevro(tic)”, tanto
per rimarcare nuovamente la poliedricità della band, sempre alla costante
ricerca del non scontato. Tutto questo rende l’ascolto fluido e l’interesse
sempre alto.
Non
mancano i frangenti meno incisivi, “First Draft Of A Life” ad esempio pur
essendo bello, si scioglie nel brodo Metal Prog facendo solo parte di esso,
senza salarlo e neppure insipidirlo. La title track invece è interessante,
riporta il discorso nel binario della ricerca della personalità. Il lavoro si
chiude ottimamente con “Crisis” e “Hiranyaloka”, la prima vigorosa e la seconda
con influenze Folk e coralità a cappella con voci femminili e maschili.
Questo
è dunque un disco da ascoltare con la mente aperta, come quella degli esecutori
che si sforzano a rendere la musica un arte e questa molto spesso passa anche
per il Metal, alla faccia dei puritani del suono benpensanti. (MS)
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