NEVERNESS III - The Measure of Time
Musea
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Symphonic Prog
Support: CD - 2009
Terzo capitolo per gli spagnoli Neverness. Ho sempre apprezzato lo sforzo creativo di questo quartetto, il cantato in inglese per rendere più popolare il prodotto ed anche il modo di comporre la musica che lascia spazio sia a buone melodie che ad una certa ricerca strutturale. “The Measure Of Time” è suddiviso in sei tracce tutte di lunga durata, tanto per sottolineare che loro sono una band Prog a tutti gli effetti. “Behind Your Face” con i suoi undici minuti chiarisce subito le influenze stilistiche della band, richiamando giri di chitarra nervosi alla King Crimson, ma anche momenti pacati, per un Rock sinfonico esaltato dalle tastiere di Victor Pèrez.
La title track riporta ancora la chitarra di Javier Nieto (anche voce) alla fine degli anni ’70 quando Fripp (King Crimson) comincia a virare la rotta verso un suono più isterico. La ritmica composta da Antolìn Olea (batteria) e da Dino Martìn (basso) non esagera mai e tuttavia si ritrova molto bene, palesando una sufficiente intesa. Certamente si presentano all’ascolto numerosi cambi di tempo ed umorali, questo spezza ed impreziosisce il lavoro intero, rendendolo nettamente più interessante. Strumentalmente i brani si lasciano apprezzare, anche se non è che ci sia una grande prova di carattere, perché molto di quello che si ascolta è gia sfruttato da molte altre band. Apprezzabili di tanto in tanto degli interventi di elettronica eseguiti con le tastiere, mi fanno tornare alla mente gli anni passati, quando il Prog dava ancora il meglio di se. Agli amanti della chitarra elettrica stile Gilmour dico che avete di che ascoltare, in quanto molto spesso compaiono note sostenute e comunque energia a profusione. Ascoltare “Reing Of Fools” è come fare un balzo indietro nel tempo fra le note dei Floyd più lisergici, per me una vera e propria goduria. I toni si placano con l’intro di piano in “Rest In Peaces”, preludio ad un altro momento altamente psichedelico in un crescendo davvero efficace. Chiude il disco un altra minisuite dal titolo “Shadows Of The Past”. Questa è un sunto di tutto quello che abbiamo potuto apprezzare durante l’ascolto dell’intero disco.
Dunque i Neverness III mi hanno convinto e divertito, perché comunque sia la musica è emozione e svago, anche se il genere Prog spesso e volentieri si autoesalta con logorroiche fughe strumentali. La Musea Records è sempre sinonimo di qualità, a prescindere dai gusti personali. Complimenti MS
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