ANUBIS SPIRE
Old Lions (In the World of Snarling Sheep)
Orchard
Genere: Hard Prog
Supporto: cd - 1998
Il quartetto americano Anubis Spire trae ispirazione per il nome dalle piramidi d’Egitto. Il proprio sound vuole trasmettere l’emozione della magnificenza, la maestosità ed il mistero che emanano queste antiche strutture. Formatisi casualmente nel 1998 durante una jam session, questi strumentisti non sono per niente nuovi al mondo musicale, essi infatti suonano sin dagli anni ’70. La musica da loro proposta è un misto fra Progressive, World-Fusion, Led Zeppelin, Zappa e Jimmi Hendrix.
Spaventosa la loro tecnica chitarristica, certe fughe fanno inevitabilmente ricordare J.Y. Malmsteen, quello meno barocco. Il disco è ricco di idee e di buone canzoni, ma dannatamente castrato da una grande pecca: è registrato di getto con l’antico otto piste! Altri brani, come ad esempio “Eternal Resonance” invece sono registrati dal vivo. Il suono è decisamente scadente e questo va assolutamente rimarcato visto il costo attuale dei cd.
Solamente quattro sono i brani cantati, ma facciamo un'analisi del disco:
“So Be It” apre le ostilità con il suo incedere Hard & Egipt con chitarra in evidenza, gioia per chi ama certi assoli veloci e massicci. Sin da queste prime note si capisce che si ha a che fare con musicisti di enorme caratura. “It Has Been A Long Time,Hasn’t It…” ha un ritmo più blando del precedente, ma un riff di buona presa. Ancora la chitarra in evidenza priva però delle cascate di note della precedente. Uno dei momenti più riusciti dell’intero lavoro.
La breve strumentale “Into The Four Winds” introduce “Under Nealh The Roswell Sun” canzone commerciale, dotata di ritornello facile, facile e gradevole, ma ancora una volta non posso fare a meno di ricordare l’incredibile strazio sonoro dato dalla produzione, veramente in questo pezzo al limite della sopportazione.
Che disco potrebbe essere stato questo con le dovute attenzioni….
Ritorna l’incedere Hard Rock e suoni più Heavy con “More Weight” , figlia di “So Be It”, veramente ottima. Un arpeggio di chitarra elettrica è l’inizio di “Gone West” , brano interamente chitarristico con scalate Blues, vi ricordate i primi lavori degli argentati Rockets? Rilassante e fatto con il cuore.
Ecco ora il secondo brano con voce, ”Ransom” ancora una volta semplice ed orecchiabile, sono i Pink Floyd per il cantato e gli Ayreon per la musica a venir citati. Neanche a dirlo la chitarra elettrica è una spanna sopra tutti.
Nuovo saggio della stessa nella breve live “Eternal Resonance”, per poi ritornare in territori Metal con “Road To Damascus”. Difficile restare impassibili di fronte a questo incedere di suoni stile anni ‘70/’80, tutta l’esperienza degli Anubis Spire fuoriesce con prepotenza, ma di nuovo ridicola la produzione, il pezzo viene sfumato vergognosamente, quasi di netto.
“The Prisoner’s Song” è nuovamente Pinkfloydiana, ariosa, deturpata da una batteria veramente da nervi, ma che chitarra!
Bellissima “Amids Rising” ,da brividi, ogni cultore dei gruppi da me sopra citati non deve assolutamente mancare l’ascolto di questa canzone paradisiaca. La natura ci appare all’ascolto fissando lo sguardo nel vuoto, come in una affascinante magia.
Di nuovo breve brano dal titolo “May This Be Forever” per giungere ad “Anubis Rising”, ancora suoni Hard e fughe strumentali. Questo, sembra di aver capito, è il loro stile.
Con “Talisman Of The Dreamer” si torna a volteggiare in ambienti più rilassati ma sempre pregni di grande feeling.
Conclude la lunga “Old Lions (In The World Of Snarling Sheep)”. Sembra scritta a quattro mani con i giovani tedesci RPWL di “Trying To Kiss The Sun”.
Spero che al più presto qualcuno si accorga dei potenziali di questo gruppo per poterne godere a pieno merito tutto il succo. Togliendo il disco dallo stereo, anche se sono da solo, mi ritrovo a dire ad alta voce: "Quanto è ingiusto il mondo, è proprio vero che chi ha il pane non ha i denti". (MS)
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