SelfproducedDistribuzione italiana: -
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2008
I Lunatic Asylum provengono da Milano e con questo album dal titolo omonimo giungono alla seconda realizzazione, dopo “From Beyound…” del 2003. Si formano grazie a Davide De Paolis (voce), Andrea Rendina e Cristian Brugnara (chitarre), Francesco Elia (basso), Nicola Cozzi (tastiere) e Stefano Cerri alla batteria, tutti provenienti dalla band di Black Metal dal nome Khrysos Anthemon. Ma qui stiamo parlando della fine degli anni ’90, ne è passata d’acqua sotto i ponti, defezioni e vicissitudini avverse varie temperano la band e ce la presentano oggi più forte e coesa che mai. Restano le asce Rendina-Brugnara, mentre Mario Scalia (voce), Gianluca Tissino (basso) e Cristian Marino (batteria) completano odiernamente la line up. Il nome della band rappresenta al meglio il significato della musica proposta, infatti il Lunatic Asylum è stato uno dei primi istituti ospedalieri per malati mentali, sorto a Toronto (Canada) nel 1850.
Musica oscura, introversa, ma assolutamente ben confezionata. La band si sente benissimo che è rodata, anni di esperienza si ripercuotono negli strumenti e sulla composizione dei pezzi. Una musica legata da un sottile filo conduttore, sentimenti in evidenza dunque, per un percorso fosco e doloroso. Cinque i brani per una durata di quasi trenta minuti. Il primo si intitola “Breathless”, un palcoscenico con una variegata sceneggiatura. Le chitarre si esprimono al meglio nei propri spazi, la voce è pulita e bella. Melodica e di matrice Prog è “Lunatic Asylum”, una finestra nel buio, dove squarci di luce sonora irrorano la nostra mente. I ragazzi sanno suonare, presentano bene il prodotto e non deludono in nessun aspetto, “My Walls” è un esempio di maturità. La lezione dei maestri del genere sembra essere stata assorbita e rielaborata. “Red Dragon” prosegue il cammino intrapreso e lancia stilemi vocali di diversa natura, esaltando le buone capacità di Scalia. Chiude “Cloud” (scusate il gioco di parole), un breve brano tastiere e chitarre acustiche.
I Lunatic Asylum si presentano così nel mondo del Metal Prog, con tanta passione e professionalità. Certamente sono una goccia nel mare del genere, ma sono le gocce che fanno la pioggia, per cui complimenti ragazzi, bagnateci pure! MS
Musica oscura, introversa, ma assolutamente ben confezionata. La band si sente benissimo che è rodata, anni di esperienza si ripercuotono negli strumenti e sulla composizione dei pezzi. Una musica legata da un sottile filo conduttore, sentimenti in evidenza dunque, per un percorso fosco e doloroso. Cinque i brani per una durata di quasi trenta minuti. Il primo si intitola “Breathless”, un palcoscenico con una variegata sceneggiatura. Le chitarre si esprimono al meglio nei propri spazi, la voce è pulita e bella. Melodica e di matrice Prog è “Lunatic Asylum”, una finestra nel buio, dove squarci di luce sonora irrorano la nostra mente. I ragazzi sanno suonare, presentano bene il prodotto e non deludono in nessun aspetto, “My Walls” è un esempio di maturità. La lezione dei maestri del genere sembra essere stata assorbita e rielaborata. “Red Dragon” prosegue il cammino intrapreso e lancia stilemi vocali di diversa natura, esaltando le buone capacità di Scalia. Chiude “Cloud” (scusate il gioco di parole), un breve brano tastiere e chitarre acustiche.
I Lunatic Asylum si presentano così nel mondo del Metal Prog, con tanta passione e professionalità. Certamente sono una goccia nel mare del genere, ma sono le gocce che fanno la pioggia, per cui complimenti ragazzi, bagnateci pure! MS
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