Alcàntara

ALCÀNTARA - Tamam Shud
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock / Psichedico / Post Prog Moderno
Supporto: lp / Bandcamp – 2025
 

Sergio Manfredi Sallicano è voce e autore della band siciliana (Siracusa) Alcàntara, recente realtà nell’ambito Post Prog Moderno. Esordiscono discograficamente nel 2019 con l’album “Solitaire”, lavoro che ha fatto breccia fra gli amanti delle sonorità Porcupine Tree, Riverside, Pink Floyd, King Crimson, e Airbag. Il gruppo si completa con Francesco Venti (chitarra solista e produzione), Vittorio Distefano (chitarra acustica e slide), Salvo Di Mauro (chitarra ritmica), Delio Santi (basso) e Rosario Figura (batteria). Con loro, partecipano special guest che rispondono ai nomi di Caterina Coco (violino in “Wodwo/Vertigo”) e Alessandro Caltabiano (tastiere su tre brani).
Alcàntara è una parola araba che significa un qualcosa che arriva d’impatto però senza dare un’immagine precisa, ed è perfetta allo scopo della band.
Oggi l’album “Tamam Shud” mostra un cambiamento sia sonoro che lirico, la band si allontana leggermente dal sound Pink Floyd forse eccessivamente marcato in “Solitaire”, per approcciarsi a uno più moderno, così il cantato non vede più il total eanglish, bensì un ingresso anche in lingua italiana.
Questo nuovo lavoro suddiviso in sei tracce, prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto nel dicembre 1948 in un sobborgo di Adelaide in Australia, quando un cadavere di un uomo elegante viene ritrovato sulla spiaggia di Somerton. In tasca possedeva un foglio contenete una poesia persiana con scritto “Tamam Shud” che in persiano significa “finito”. Il caso restò misterioso per settant’anni sino all’identificazione del corpo, tuttavia non si ebbero notizie sul movente. Questa storia da spunto ad una serie di considerazioni messe in musica, quando ti innamori dei misteri, quelli che non ti danno una soluzione definitiva.
Gli Alcàntara si muovono in un contesto spaziale, pacato, dove tutto sembra elevare alla potenza l’alone di mistero che avvolge il significato dei brani.
“TerryG” si apre con un giro di chitarra per poi far entrare la sezione ritmica e le tastiere che donano  atmosfere giuste all’insieme. Molto bello il gioco a più voci e l’assolo drammatico di chitarra che tiene alto il patos. Cambi umorali come genere comanda, e tanta riflessione fra una nota e l’altra. Il cantato bilancia la lingua inglese con quella italiana.
La canzone più lunga grazie ai suoi quasi nove minuti s’intitola “Il Distacco”, e qui si che i Pink Floyd sono evidenti, specialmente nell’intro dannatamente retrò e psichedelico. Il procedere è  intimista, curato, raffinato, sempre tinto da un alone di lieve malinconia che solo raramente fa entrare un raggio di sole. Buono il cantato, moderno ed espressivo, ma sono le parti strumentali a colpire l’animo dell’ascoltatore, e palesano persino una buona preparazione tecnica dei singoli componenti. Un elogio a parte per la registrazione effettuata ai Mojopin Recording di Catania, nitida nelle frequenze, perfettamente atta a valorizzare le singole strumentazioni.
“Distant Star” è maggiormente diretta rispetto quanto ascoltato sino ad ora e mostra una ritmica preparata e molto presente. Qui si è al confine con lo Space Rock. La parte conclusiva del brano entra a pieno titolo nella discografia dei Porcupine Tree periodo “In Absentia” - “Deadwing”.
La title track è un gioiello sonoro fragile, etereo, fino all’ingresso dell’assolo di chitarra ispirato dalla carriera di David Gilmour. Con “Sail” subentra anche la voice phone, tanto per restare legati in qualche maniera al mondo di Steven Wilson, ma a sorpresa il movimento diventa improvvisamente Blues con una coda antica che riporta ai lenti dei primi Pink Floyd. Storia e modernità, anche questa è un arma vincente di questo album.  
“Wodwo/Vertigo” è impreziosita dal violino di Caterina Coco ed è sunto del sound odierno della band. Nuovamente buoni arpeggi di chitarra e giochi di voci anche maschili e femminili.
Questo “Tamam Shud”,  incontra molto i miei gusti musicali odierni, per cui rischio di non essere obbiettivo nel criticarlo, capisco che per molti questo stile non può chiamarsi Prog, proprio per questo l’ho chiamato Post Prog Moderno. Comunque vi ho dato tutti gli indizi del caso per farvene un idea totalmente personale, qualunque essa sia, io nel frattempo applaudo! MS

Versione Inglese:

ALCÀNTARA - Tamam Shud
Self-produced
Genre: Progressive Rock / Psychedelic / Modern Post Prog
Support: LP / Bandcamp – 2025

Sergio Manfredi Sallicano is the voice and author of the Sicilian band (Siracusa) Alcàntara, a recent reality in the Modern Post Prog scene. They made their discographic debut in 2019 with the album "Solitaire", a work that made a mark among fans of Porcupine Tree, Riverside, Pink Floyd, King Crimson, and Airbag sounds. The band is completed by Francesco Venti (lead guitar and production), Vittorio Distefano (acoustic and slide guitar), Salvo Di Mauro (rhythm guitar), Delio Santi (bass), and Rosario Figura (drums). With them, special guests participate, including Caterina Coco (violin in "Wodwo/Vertigo") and Alessandro Caltabiano (keyboards on three tracks).
Alcàntara is an Arabic word that means something that arrives with impact but without giving a precise image, and it's perfect for the band's purpose.
Today, the album "Tamam Shud" shows a change in both sound and lyrics; the band moves slightly away from the Pink Floyd sound, perhaps too marked in "Solitaire", to approach a more modern one, so the singing no longer features total English but also includes Italian.
This new work, divided into six tracks, takes inspiration from a news story that occurred in December 1948 in a suburb of Adelaide, Australia, when the body of an elegant man was found on Somerton beach. In his pocket, he had a piece of paper containing a Persian poem with the words "Tamam Shud", which in Persian means "finished". The case remained mysterious for seventy years until the body was identified, but there was no news about the motive. This story sparks a series of considerations set to music, when you fall in love with mysteries that don't give you a definitive solution.
The Alcàntara move in a spatial, calm context, where everything seems to elevate the halo of mystery that surrounds the meaning of the tracks.
"TerryG" opens with a guitar riff and then introduces the rhythm section and keyboards that give the right atmosphere to the whole. Very beautiful is the multi-voice play and the dramatic guitar solo that keeps the pathos high. Mood swings as the genre commands, and a lot of reflection between one note and another. The singing balances English and Italian.
The longest song, with its almost nine minutes, is titled "Il Distacco", and here the Pink Floyd are evident, especially in the damn retro and psychedelic intro. The progression is intimate, curated, refined, always tinged with a halo of slight melancholy that only rarely lets a ray of sunshine in. Good singing, modern and expressive, but it's the instrumental parts that strike the listener's soul and reveal a good technical preparation of the individual components. A special praise for the recording made at Mojopin Recording in Catania, clear in frequencies, perfectly suited to enhance the individual instrumentation.
"Distant Star" is more direct than what has been listened to so far and shows a prepared and very present rhythm. Here we are at the border with Space Rock. The concluding part of the track fully enters the Porcupine Tree discography period "In Absentia" - "Deadwing".
The title track is a fragile, ethereal sound jewel, until the entry of the guitar solo inspired by David Gilmour's career. With "Sail", the voice phone also intervenes, just to stay connected in some way to the world of Steven Wilson, but surprisingly the movement suddenly becomes Blues with an ancient coda that brings back to the slow songs of the early Pink Floyd. History and modernity, this is also a winning weapon of this album.
"Wodwo/Vertigo" is embellished with Caterina Coco's violin and is a summary of the band's current sound. Again, good guitar arpeggios and voice games, also male and female.
This "Tamam Shud" meets my current musical tastes very well, so I risk not being objective in criticizing it. I understand that for many, this style may not be called Prog, which is why I've called it Modern Post Prog. However, I've given you all the necessary hints to form a totally personal idea, whatever it may be, and I'll applaud in the meantime! MS