PALE
BLUE DOT – (h)eart(h)
Autoproduzione / Peyote
Genere: Psichedelico / Shoegaze /
New Wave
Supporto: cd / digital – 2025
Connessioni,
riflessioni sull’appartenenza, uno squarcio analitico della nostra società ci
viene offerto dalla band Pale Blue Dot nel debutto “(h)eart(h)”. Il nome (pallido
puntino azzurro) deriva da una fotografia della terra fotografata dalla Voyager
1 nel 1990 e dall’omonima definizione dell’astronomo Carl Sagan.
La
band si forma come trio fra Bologna e Ferrara nel 2015 per poi trovare la
definitiva stabilità nel 2018 con l’innesto di membri provenienti dalle band
Zeder e Staré Mésto.
Composti
da Tommaso Lampronti (voce, chitarre), Enrico Bongiovanni (chitarre), Cosimo
Tanzarella (basso), e Francesco D’Astore (batteria), i Pale Blue Dot escono con
il primo singolo “Destruction Of Resurrection” accompagnato da un video a
cartone animato autoprodotto con l’ausilio di un software sperimentale
dell’Intelligenza Artificiale. Accompagna l’uscita ufficiale anche un secondo
singolo, “Green Fairy Tale” del 2023.
Ma
è nel 2025 che “(h)eart(h)” vede consacrare l’ufficialità attraverso quest’album
composto da sette canzoni dedite a un’eterea Psichedelia con forti influenze
Shoegaze e New Wave.
Sin
da “For The Beauty Of Miranda” (ispirata al film del 1975 “Picnic Ad Hanging
Rock”) gli scenari sono già ben definiti, si possono apprezzare immediatamente
le arie ampie e solari, con quell’incedere etereo dettato dalla voce sognante e
dal profumo anni ’80 di Tommaso Lampronti. La New Wave è cosparsa di striature
psichedeliche, solo le chitarre elettriche ci riportano ai giorni nostri e
precisamente nel genere Shoegaze.
Con
“Destruction Or Resurrection” si assiste a un grido disperato nei confronti
delle sorti del nostro pianeta e di noi stessi, il singolo estratto dall’album
è ficcante, di buona personalità, a testimonianza d’idee chiare rispetto la
strada sonora da intraprendere. Il suono decisamente elettrico dona risalto
alle tematiche pur sempre restando su un piano celestiale.
La
title track parla sempre del cosmo, ma questa volta di quello interiore, una
ricerca di una confort zone in cui rifugiarsi dal buio che ci circonda, e lo fa
con un sound maggiormente positivo, più allegro rispetto quanto ascoltato sino
ad ora. La Psichedelia è sempre di base, mentre i riff si susseguono
giocosamente.
“Green
Fairy Tale” trasporta la mente a Praga, in una favola ancor più psichedelica in
cui le regole vengono infrante per aprire una nuova strada verso la lucidità
con l’ausilio dell’assenzio, il protagonista denominato “fata verde” come viene
suggerito dal titolo. Di sicuro è uno dei momenti più trascinanti dell’album.
Come
lasciarsi andare su delle montagne russe è “Rollercoaster”, pezzo adrenalinico dalla
breve durata di tre minuti in cui la band mette in evidenza l’intesa raggiunta
fra i componenti. Per lasciarsi andare in atmosfere più leggiadre bisogna
giungere a “Alone”, un inno a provare la solitudine per una sensazione di
benessere fuori dal tempo.
L’album
si conclude con lo Shoegaze di “Star Cloud”, brano più lungo dell’intero album
grazie ai sei minuti abbondanti di musica robusta.
Serenità,
ampiezza, voglia di vivere il Rock in tutte le sue sfaccettature, questo è
quello che si ricava dall’ascolto di “(h)eart(h)”, un nuovo capitolo per la
nostra musica. MS
Versione Inglese:

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