Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

domenica 30 giugno 2024

Seven Steps To The Green Door

SEVEN STEPS TO THE GREEN DOOR - The ? Truth
Progressive Promotion Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2024




Abbiamo lasciato la band tedesca Seven Steps To The Green Door nel 2019 impegnata nel secondo capitolo della trilogia “?” riguardante il fanatismo religioso analizzato attraverso la visione di una famiglia. L’autore delle liriche George Andrade s’ispira ai testi tratti da racconti di Thoraff Koss.
Oggi “The ? Truth” completa la trilogia, suonata da Marek Arnold (tastiere, sax), Ulf Reinhardt (batteria e percussioni), Robert Brenner (basso), e Martin Fankhänel (chitarre).
Per un’opera così ambiziosa, gli artisti si avvalgono di collaboratori speciali che rispondono al nome di Peter Jones (voce nei Camel), Thomas Klarmann (flauto), Denis Strassburg (basso), Sören Müller (basso) oltre ad un numero sterminato di coristi e cantanti.
La musica suonata ha davvero un mondo dentro, trattasi in principale modo di Progressive Rock, ma si sconfina anche in altri suoni come, per fare un esempio, quelli del Metal. Ma è limitativo cercare di bandire questa musica in un unico contesto, perché ha molto da dire, a iniziare da “Revelations” che di per se chiarisce bene gli intenti, passando sia nel mellotron anni ’70, sia nel Metal Prog più attuale. Tanti i cantanti che si alternano, avvicinando l’album per intento al modus operandi di Ayreon.
L’enfasi è altrettanto presente, grandiosità sonora che si può apprezzare in tutto l’arco dell’ascolto. La mini suite “Africa” nei quindici minuti abbondanti, concentra tanta storia, voce femminile atta a un contesto Jazz, si alterna a quella maschile su percussioni dal sentore atavico. E poi avanti per toccare meandri Pop, Prog e chi più ne ha più ne metta. La bravura dei Seven Steps To The Green Door, sta nel propinare tutto questo calderone di suoni a un pubblico omogeneo, il tutto senza risultare troppo pesanti e neppure fuorvianti. C’è quindi molta naturalezza nell’incedere, grazie soprattutto alla scelta di melodie semplici e agli assolo che spezzano i testi altrimenti troppo invasivi rispetto alla musica.
Massiccio l’inizio di “Hearing Voices”, ma come detto si varia molto, ecco quindi i fiati e una melodia dolce sopraggiungere, quindi ancora i giochi di voci impreziosiscono l’insieme. Introspettiva “Alpha & Omega III” grazie ad un intro di tastiere d’effetto e al sax che lascia spazio al canto molto sentito e malinconico. Una ballata in cui la chitarra elettrica verso il finale mostra il meglio di se.  Ma questo è solo un momento di pausa, si riparte cavalcando il brano “The Arrest”, un Metal Prog dalle basi anni ’80. Fra i frangenti che ho maggiormente apprezzato ci sono “Hallucinations” e “Hearts On Strings”, semplici, delicati al punto giusto ma soprattutto attenti all’evolversi dell’andamento che un'altra volta risulta essere in crescendo.
“When You Get To See Me” rispecchia a pieno il Metal Prog anche di matrice Dream Theater. Molto divertente e assolutamente differenziata al proprio interno è “Hear My Voice”, mentre la degna chiusura spetta a “A Dream That Stayed”, suntuosa e riepilogante.
Nulla da eccepire, solo per i collezionisti aggiungo che "The Truth" non uscirà solo su CD, come di consueto, ma la trilogia sarà pubblicata anche in un elaborato "Artbook" in formato vinile con tutti e tre gli album, corredato da una storia completa ed estesa con tanto di testi stampati.  Enjoy! MS

 



Versione Inglese:


SEVEN STEPS TO THE GREEN DOOR - The ? Truth
Progressive Promotion Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2024


We left the German band Seven Steps To The Green Door in 2019 engaged in the second chapter of the "?" trilogy concerning religious fanaticism analyzed through the vision of a family. The author of the lyrics George Andrade was inspired by lyrics from short stories by Thoraff Koss.
Today "The ? Truth" completes the trilogy, played by Marek Arnold (keyboards, sax), Ulf Reinhardt (drums and percussion), Robert Brenner (bass), and Martin Fankhänel (guitars).
For such an ambitious work, the artists make use of special collaborators who answer to the name of Peter Jones (vocals in Camel), Thomas Klarmann (flute), Denis Strassburg (bass), Sören Müller (bass) as well as a countless number of choristers and singers.
The music played really has a world in it, it is in the main Progressive Rock, but it also trespasses into other sounds such as, to give an example, those of Metal. But it is limiting to try to banish this music in one context, because it has a lot to say, starting with "Revelations," which in itself makes the intentions clear, moving into both 70s mellotron and more current Metal Prog. So many singers take turns, bringing the album closer in intent to Ayreon's modus operandi.
The emphasis is equally present, sonic grandeur that can be appreciated throughout. The mini-suite "Africa" in its abundant fifteen minutes, concentrates so much history, female vocals attached to a Jazz context, alternating with male vocals on percussion with an atavistic feel. And then on to touch Pop, Prog and more meanders. The prowess of Seven Steps To The Green Door, lies in propelling all this cauldron of sounds to a homogeneous audience, all without coming across as too heavy or even misleading. There is thus a lot of naturalness in the pacing, thanks mainly to the choice of simple melodies and solos that break up lyrics that would otherwise be too invasive compared to the music.
Massive is the beginning of "Hearing Voices", but as mentioned it varies a lot, so here are the horns and a sweet melody over, then again the vocal interplay embellishes the whole. Introspective "Alpha & Omega III" thanks to an impressive keyboard intro and sax that gives way to very heartfelt and melancholy singing. A ballad in which the electric guitar toward the end shows its best.  But this is just a moment of pause, we start again riding the track "The Arrest", a Metal Prog with 80s underpinnings. Among the bangs I most appreciated are "Hallucinations" and "Hearts On Strings", simple, delicate to the right point but above all attentive to the evolution of the trend that once again turns out to be a crescendo.
"When You Get To See Me" fully reflects metal prog also of the Dream Theater matrix. Very entertaining and absolutely differentiated at its core is "Hear My Voice", while the worthy close belongs to "A Dream That Stayed," sumptuous and summarizing.
Nothing to object to, only for collectors I would add that "The Truth" will not only be released on CD, as usual, but the trilogy will also be released in an elaborate "Artbook" in vinyl format with all three albums, accompanied by a complete and extended history complete with printed lyrics.  Enjoy! MS

 

 




lunedì 24 giugno 2024

Earthside

EARTHSIDE - Let The Truth Speak
Mascot Label Group/Music Theories Recordings
Genere: Progressive Metal /Post Prog Moderno
Supporto: cd – 2023




Dove sta andando la scena Progressive Metal? Quali nuovi sviluppi si prospettano? Sembrano lontanissimi i tempi dei Dream Theater, dei Queensryche, eppure il genere non è che si sia sviluppato in maniera così veloce rispetto ad altri stili musicali. In effetti, non è semplice creare qualcosa di nuovo quando molto è già stato realizzato, solo le mode e l’avanzare della tecnologia contribuiscono alla nascita di nuovi scenari.
L’America ha avuto un ruolo importante nel Progressive Metal, e la storia prosegue con nuova linfa vitale, la band Earthside per esempio, s’inventa il Rock Cinematografico, una proposta in cui la creatività si sposa con l’eclettismo. Il quartetto formato da Jamie Van Dyck (chitarre, tastiere, cori),
Frank Sacramone (tastiere, cori), Ryan Griffin (basso), Ben Shanbrom (batteria, cori), sembra aver assimilato in pieno la lezione di gruppi come Tool, Meshuggah, Devin Townsend, Opeth, Katatonia etc. 
“Let The Truth Speak” è il secondo album in studio dopo “A Dream In Static” dell’ormai lontano 2015, e contiene dieci canzoni per la durata di settantasette minuti abbondanti di musica. Per raggiungere certi livelli emotivi, si necessita di arrangiamenti marcati e quindi di una maggiore cura per le strumentazioni, proprio per questo gli Earthside si avvalgono della collaborazione di special guest, che in questo caso rispondono ai nomi di Sandbox (percussioni), Keturah (voce), Pritam Adhikary  (voce solista), AJ Channer (voce solista), Larry Braggs (voce solista), Sam Gendel  (sassofono tenore), VikKe (voce), Duo Scorpio (arpa), Gennady Tkachenko-Papizh (voce), Daniel Tompkins (voce solista), e Baard Kolstad  (batteria).
Il passato non è dimenticato, esistono addirittura arpeggi che richiamano i Genesis anni ’70, a testimonianza che per sapere dove andare, bisogna sempre conoscere da dove si viene, è così che l’evoluzione ha effettivamente un futuro. Agli intenditori dico che in questa musica c’è molto Post-Djent.
Se anche oggi sentite dire che non c’è più nulla di nuovo, significa che non hanno ascoltato gli Earthside. Non facciamoci cogliere impreparati, l’evoluzione può piacere o no, tuttavia esiste inesorabile, e la band con sede nel New England fa parte di una nuova scena ricca di creatività e buona tecnica strumentale. Un disco complesso, coraggioso, a tratti etereo, poi nervoso, ipnotico, sognante, horrorifico, psichedelico, solo per nominare alcuni aggettivi che vengono in mente durante l’ascolto.
Se amate le emozioni forti, allora “Let The Truth Speak” fa al caso vostro, ma attenzione, si necessita obbligatoriamente di ascolti ripetuti per goderne a pieno il significato, non è musica da ascoltare superficialmente.
La mia speranza ora è che non debba attendere altri nove anni per ascoltare una nuova opera, comincio ad avere una certa età e comunque ho sempre l’intatta la voglia di stupirmi, perché è questa la chiave della vita: lo stupore.
Che bel disco!   MS





Versione Inglese:


EARTHSIDE - Let The Truth Speak
Mascot Label Group/Music Theories Recordings
Genre: Progressive Metal /Modern Post Prog
Support: cd - 2023


Where is the Progressive Metal scene going? What new developments lie ahead? The days of Dream Theater, Queensryche, seem so far away, yet the genre is not like it has developed so fast compared to other styles of music. Indeed, it is not easy to create something new when much has already been accomplished, only fads and advancing technology contribute to the emergence of new scenarios.
America has played an important role in Progressive Metal, and the story continues with new lifeblood, the band Earthside for example, invents Cinematic Rock, a proposition in which creativity is married to eclecticism. The quartet consisting of Jamie Van Dyck (guitars, keyboards, backing vocals),
Frank Sacramone (keyboards, backing vocals), Ryan Griffin (bass), Ben Shanbrom (drums, backing vocals), seems to have fully assimilated the lessons of bands such as Tool, Meshuggah, Devin Townsend, Opeth, Katatonia etc. 
"Let The Truth Speak" is the second studio album after "A Dream In Static" from as far back as 2015, and it contains ten songs for the duration of seventy-seven copious minutes of music. In order to reach certain emotional levels, one needs marked arrangements and thus more care for instrumentation, which is precisely why Earthside enlists the collaboration of special guests, who in this case answer to the names of Sandbox (percussion), Keturah (vocals), Pritam Adhikary (lead vocals), AJ Channer (lead vocals), Larry Braggs (lead vocals), Sam Gendel (tenor saxophone), VikKe (vocals), Duo Scorpio (harp), Gennady Tachenko-Papizh (vocals), Daniel Tompkins (lead vocals), and Baard Kolstad (drums).
The past is not forgotten; there are even arpeggios reminiscent of 1970s Genesis, a testament to the fact that to know where to go, one must always know where one comes from; this is how evolution actually has a future. To the connoisseurs I say that there is a lot of Post-Djent in this music.
If even today you hear people say there is nothing new anymore, it means they haven't heard Earthside. Let's not be caught unprepared, evolution may or may not like it, yet it exists inexorably, and the New England-based band is part of a new scene full of creativity and good instrumental technique. A complex, brave record, ethereal at times, then nervous, hypnotic, dreamy, horrorific, psychedelic, just to name a few adjectives that come to mind while listening.
If you love strong emotions, then "Let The Truth Speak" is for you, but beware, one compulsorily needs repeated listening to fully enjoy its meaning; it is not music to be listened to superficially.
My hope now is that I will not have to wait another nine years to listen to a new work, I am beginning to be of a certain age and still have the intact desire to be amazed, because that is the key to life: amazement.
What a beautiful record!   MS



venerdì 21 giugno 2024

Moonbound

MOONBOUND - Back To Square Four
Unsung Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: EP / Bandcamp




E’ noto che l’esperienza insegna, il tempo e la gavetta forgiano spesso gli artisti i quali, grazie alla loro personalità, donano al puzzle della musica sempre un tassello nuovo da aggiungere. In Germania, Fabio Trentini (Orme), polistrumentista ed esperto produttore musicale, fonda il progetto Moonbound nel 2007, un vero e proprio supergruppo formato da componenti delle band  Orme e Banco Del Mutuo Soccorso. La musica che propone è un mix fra Pop Rock anni ’80 e Rock Progressive spesso velato di atmosfere malinconiche.
Le collaborazioni in cui va incontro negli anni, lo portano a costruire tre album, "Confession & Release" (2009), "Peak Of Eternal Light" (2011) e "Uncomfortable News From The Moon" (2017), con i quali si ritaglia un posto di tutto rispetto nell’ambito musicale, tanto da iniziare anche collaborazioni con artisti del calibro di Pat Mastelotto, Dave Gregory, Tim Pierce e Tony Levin, e scusate se è poco!
Trentini suona con Le Orme tra il 2009 e il 2017, ma è nel 2022 che la carriera giunge a un vero mutamento, il metodo solista passa la staffetta a una propria band, Moonbound si stabilizza in formazione tipo. Con lui si aggiungono nomi già noti nella storia del Prog italiano, come Alessandro Papotto al sassofono, clarinetto, flauto e tastiere (anche con Banco Del Mutuo Soccorso), Maurizio Masi alla batteria (Banco Del Mutuo Soccorso) e Matteo Ballarin (Aldo Tagliapietra) alle chitarre elettriche e acustiche. Questa nuova attitudine promette davvero bene, basta ascoltare questo EP dal titolo “Back To Square Four” per creare grandi attese nel nuovo album che probabilmente vedrà la luce questa estate del 2024.
Quattro i brani contenuti a partire da “If I Were (Let’s Make It Real)”, il quale attraverso una buona registrazione avvenuta agli Art Music Studio di Diego Piotto, mostra una professionalità che immediatamente si percepisce a pelle. La melodia di fondo è gradevole, specialmente nel ritornello molto Spock’s Beard style del periodo Neal Morse. I fiati sono la chicca vera e propria del sound Moondbound, facendo sia da collante attraverso assolo piacevoli, che da arrangiamento.
In “That's The Truth”, il Pop anni ’80 è ancora più marcato, ma in veste del tutto rimodernata soprattutto nel suono e in qualche influenza più recente che di certo in quegli anni non si era ancora palesata. Buono anche l’uso delle coralità di fondo.
“Twenty Years” è una ballata delicata con altrettante aperture soavi e un cantato piacevolmente emotivo. Il ritornello è ancora una volta diretto, facile da memorizzare, tanto che vi ritroverete a cantare assieme a Trentini. La parte strumentale del brano mostra un approccio decisamente più attuale, grazie agli innesti di matrice Porcupine Tree e a un uso della batteria ricercato. Il crescendo sonoro è altamente emozionante.
La chiusura spetta a “What Will Be Left”.
“Back To Square Four” è dunque un EP che mostra la nuova band intenta a crearsi un proprio DNA, una finestra nel nuovo mondo del Rock Progressivo che di questi tempi si presta a nuove sonorità e innesti, anche se vogliamo più commerciali nel senso buono del termine. Ciò che fa la differenza è la classe e la preparazione, quella che di certo non manca ai Moondbound, e sono certo che ne sentiremo parlare più approfonditamente. MS 





Versione Inglese:


MOONBOUND - Back To Square Four
Unsung Records
Genre: Progressive Rock
Support: EP / Bandcamp

It is well known that experience teaches, time and the grind often forges artists who, thanks to their personality, always give the puzzle of music a new piece to add. In Germany, Fabio Trentini, a multi-instrumentalist and experienced music producer, founded the Moonbound project in 2007. The music he offers is a mix of 80s Pop Rock and Progressive Rock often veiled in melancholic atmospheres.
The collaborations in which he goes into over the years lead him to build three albums, "Confession & Release" (2009), "Peak Of Eternal Light" (2011) and "Uncomfortable News From The Moon" (2017), with which he carves out a respectable place for himself in the musical sphere, so much so that he also starts collaborations with the likes of Pat Mastelotto, Dave Gregory, Tim Pierce and Tony Levin, and excuse me if that's not enough!
Trentini plays with Le Orme between 2009 and 2017, but it is in 2022 that the career comes to a real change, the solo method passes the relay to his own band, Moonbound settles into a type formation.Joining him are names already well-known in the history of Italian Prog, such as Alessandro Papotto on saxophone, clarinet, flute and keyboards (also with Banco Del Mutuo Soccorso), Maurizio Masi (Banco Del Mutuo Soccorso) on drums and Matteo Ballarin (Aldo Tagliapietra) on electric and acoustic guitars. This new attitude is really promising, just listening to this EP titled "Back To Square Four" is enough to create great expectations in the new album that will probably see the light of day this summer of 2024.
Four tracks are contained starting with "If I Were (Let's Make It Real)", which through a good recording that took place at Diego Piotto's Art Music Studio, shows a professionalism that is immediately noticeable on the skin. The underlying melody is pleasant, especially in the very Spock's Beard style refrain of the Neal Morse period. The horns are the real gem of the Moondbound sound, acting both as a glue through pleasant solos and as an arrangement.
In "That's The Truth", the 80s Pop is even more pronounced, but in a completely modernized guise especially in sound and some newer influences that certainly had not yet become apparent in those years. The use of background choruses is also good.
"Twenty Years" is a delicate ballad with just as many dulcet openings and pleasantly emotive singing. The refrain is once again direct, easy to memorize, so much so that you will find yourself singing along with Trentini. The instrumental part of the song shows a decidedly more up-to-date approach, thanks to Porcupine Tree-esque grafts and a sophisticated use of drums. The sonic crescendo is highly exciting.
Closure falls to "What Will Be Left".
"Back To Square Four" is thus an EP that shows the new band intent on creating its own DNA, a window into the new world of Progressive Rock that these days lends itself to new sounds and graft, even if we want more commercial in the good sense of the word. What makes the difference is class and preparation, that which Moondbound certainly does not lack, and I am sure we will hear more from them. MS

 


                                    



domenica 16 giugno 2024

I Sicopatici con Claudio Milano

I SINCOPATICI con CLAUDIO MILANO – Decimo Cerchio
Snowdonia dischi
Genere: Colonna sonora- sperimentale
Supporto: cd / Digital / vinile – 2023




Quante volte è stato detto che dove finiscono le parole inizia la musica? Questa potrebbe essere una visione plausibile, ma quando alle parole si aggiungono la musica e per di più delle immagini, allora le forme d’arte si esprimono al massimo del potenziale.
Parlare del progetto I Sincopatici a cura di Francesca Badalini (pianoforte, synth, cetra), assieme a
Andrea Grumelli (basso fretless, elettronica, paesaggi sonori) e Luca Casiraghi (batteria, percussioni) non è cosa semplice, una scelta artistica che sfiora l’impresa titanica di elevare l’arte all’ennesima potenza, ossia quella di musicare scenari storici cinematografici dell’era del cinema muto. Un progetto che necessita lunghi tempi di prove e di scelte per capire in che direzione si vuole andare. Basta poco per rovinare un classico attraverso una visione sbagliata, è come creare un abito su una persona nuda cercando di rappresentare al meglio la sua personalità, di sicuro bisogna conoscerla.
La sfida de I Sincopatici si pone nel dare veste al primo kolossal della storia del cinema italiano, il film muto "L'Inferno" del 1911, attraverso un cine-concerto con interventi di teatro performativo. La scelta ricaduta su Dante Alighieri aggiunge fascino al fascino, il sommo poeta è un visionario diretto, e per rappresentare al meglio le sue parole in uno scenario muto, a I Sincopatici è servito un altrettanto sommo artista performativo, e chi meglio in Italia se non Claudio Milano e la sua splendida voce? Parlare di Milano richiederebbe un paragrafo a parte, posso solo ricordare un insieme di progetti come Nickelodeon, Insonar o collaborazioni con molti artisti fra i quali Erna Franssens aka KasjaNoova. La sperimentazione vocale con cui Milano approccia alla musica, molto spesso l’accosta al mondo del Progressive Rock, tuttavia lo studio delle performance live mi portano a paragonarlo (per certi versi) a Carmelo Bene.
Musica moderna, evocativa, un mix fra Rock estremo, l'Elettronica (di Niccolò Clemente aka Cp. Mordecai Wirikik/Whale), la Fusion, e la Musica Etnica, questi sono gli ingredienti che vengono utilizzati per la realizzazione di “Decimo Cerchio”.
 Ispirato alle illustrazioni di Gustavo Doré, lo spettacolo viene proposto in molte città dell’Italia, Bolzano, Milano, Varese, Potenza, Roma, Piacenza, in questo caso le musiche sono registrate dal vivo in quel di Varese nel 2021. La pianista Francesca Badalini non è nuova a queste imprese, dal 1999 collabora con la Cineteca Italiana componendo ed eseguendo dal vivo, insieme al gruppo, in tutta Europa, musiche per film muti.
Le immagini e i dipinti del CD sono di Mario Coppola, mentre il design è per opera di Andrea Baltera. Il video viene registrato a Piacenza il 19 maggio 2023 e ha la durata di un’ora abbondante.
Le immagini in bianco e nero dal fascino antico associate alla sperimentazione vocale e sonora moderna, hanno una resa emotiva che raramente si può provare, per questo serve da parte dello spettatore/ascoltatore un’apertura mentale totale, priva di paletti restrittivi. Milano, come un Peter Gabriel degli anni ’70, intrattiene la scena attraverso interpretazioni non prive di piccoli accorgimenti costumistici, tanta mimica e in più frequenze vocali che spaziano da ottave a stacchi di natura sciamanica. L’opera è suddivisa in ventisei tracce a iniziare da “Nel Mezzo Del Cammin”. La quasi ecclesiastica “Per Lo Tuo Ben Penso” sposa in pieno la potenza dell’immagine cinematografica che si staglia alle spalle degli artisti, ma è tutto il percorso che si fa pregno di situazioni legate fortemente alla creatività combinata. Il piano Roland di Francesca Badalini dispensa note spesso sofferte, enfatizzando tutti gli scenari come una sorta di pennarello evidenziatore. Fra i momenti che mi hanno emozionato di più, cito “L’Angoscia Delle Genti Che Sono Quaggiù Nel Viso Mi Dipinge”, la struggente “Amor Che A nullo Amato Amar Perdona”, “Qui Son Gli Eresiarchi” e “Il Conte Ugolino”.
Numerose di queste scelte sonore potrebbero benissimo risiedere in dischi del Rock Progressivo Italiano degli anni ’70.
Descrivere oggi un concetto tale di forma d’arte, in un contesto in cui la moda ci propina vari X Factor e pacchetti simili, è difficoltoso se non addirittura controproducente. Bisogna sapersi ritagliare il tempo necessario e la volontà d’immergersi in questi progetti. Non sto parlando di arte mordi e fuggi, bensì di un percorso obbligato di attenzioni per goderne a pieno il significato.
Per fortuna anche oggi esistono artisti come i Sincopatici e Claudio Milano che tengono accesa la fiamma della creatività profonda e tagliente. Isolate la mente, immergetevi e godete dello spettacolo. Su il sipario. MS


  



Versione Inglese:


I SINCOPATICI with CLAUDIO MILANO – Decimo Cerchio
Snowdonia records
Genre: Soundtrack- experimental
Support: cd / digital / vinyl - 2023


How many times has it been said that where words end, music begins? This might be a plausible view, but when words are joined by music and, moreover, images, then the art forms are expressed to their fullest potential.
Talking about the I Sincopatici project curated by Francesca Badalini (piano, synth, zither), together with
Andrea Grumelli (fretless bass, electronics, soundscapes) and Luca Casiraghi (drums, percussion) is not a simple matter, an artistic choice that verges on the titanic feat of elevating art to the nth power, namely that of setting to music historical cinematic scenarios from the silent film era. It is a project that requires long periods of rehearsals and choices to figure out what direction one wants to go in. It takes little to ruin a classic through a wrong vision, it is like creating a dress on a naked person trying to best represent his or her personality, you certainly need to know it.
The challenge posed by I Sincopatici is to dress up the first colossal in the history of Italian cinema, the 1911 silent film “L'Inferno”, through a cine-concert with performance theater interventions. The choice falling on Dante Alighieri adds to the fascination; the supreme poet is a straightforward visionary, and to best represent his words in a silent setting, I Sincopatici needed an equally supreme performance artist, and who better in Italy than Claudio Milano and his splendid voice? Talking about Milano would require a separate paragraph, I can only mention a set of projects such as Nickelodeon, Insonar or collaborations with many artists including Erna Franssens aka KasjaNoova. The vocal experimentation with which Milano approaches music, very often likens him to the world of Progressive Rock, however the study of live performances lead me to compare him (in some ways) to Carmelo Bene.
Modern, evocative music, a mix of extreme Rock, Electronics (by Niccolò Clemente aka Cp. Mordecai Wirikik/Whale), Fusion, and Ethnic Music, these are the ingredients that are used in the making of “Decimo Cerchio”.
Inspired by Gustavo Doré's illustrations, the show is performed in many cities in Italy, Bolzano, Milano, Varese, Potenza, Roma, Piacenza, in this case the music is recorded live in Varese in 2021. Pianist Francesca Badalini is no stranger to such endeavors; she has been collaborating with the Cineteca Italiana since 1999, composing and performing music for silent films live with the group throughout Europe.
The CD's images and paintings are by Mario Coppola, while the design is by Andrea Baltera. The video is recorded in Piacenza on May 19, 2023, and is a good hour long.
The black-and-white images with old-world charm coupled with modern vocal and sound experimentation have an emotional payoff that can rarely be experienced, which is why a total open-mindedness is needed on the part of the viewer/listener, free of restrictive stakes. Milano, like a Peter Gabriel of the 1970s, entertains the stage through interpretations not devoid of small costuming devices, lots of mimicry and in addition vocal frequencies ranging from octaves to staccato of a shamanic nature.
The work is divided into twenty-six tracks beginning with “Nel Mezzo Del Cammin”. The quasi-ecclesiastical “Per Lo Tuo Ben Penso” fully espouses the power of the cinematic image that stands out behind the artists' backs, but it is the whole track that becomes imbued with situations strongly linked to the combined creativity. Francesca Badalini's Roland piano dispenses often pained notes, emphasizing all the scenarios like a kind of highlighter marker. Among the moments that moved me most were “L'Angoscia Delle Genti Che Sono Quaggiù Nel Viso Mi Dipinge”, the poignant “Amor Che A nullo Amato Amar Perdona”, “Qui Son Gli Eresiarchi”, and “Il Conte Ugolino”.
Numerous of these sound choices could well reside in records of Italian Progressive Rock of the 1970s.
To describe such a concept of an art form today, in a context where fashion propels us through various X Factors and similar packages, is difficult if not counterproductive. One has to be able to carve out the necessary time and willingness to immerse oneself in these projects. I am not talking about hit-and-run art, but rather an obligatory path of attention to fully enjoy its meaning.
Fortunately, even today there are artists like the Syncopaths and Claudio Milano who keep the flame of deep and sharp creativity burning. Isolate your mind, immerse yourself and enjoy the show. Curtain up. MS


sabato 8 giugno 2024

Barock project

BAROCK PROJECT – Time Voyager
Autoproduzione
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2024




Parlando di Rock Progressivo attuale, quindi non lo storico degli anni ’70, si può affermare che attualmente esistono in Italia numerose band di alto livello, una di cui andare fieri, porta il nome di Barock Project. Come descrivo nel mio libro “Neo Prog – Storia E Discografia” (Arcana Edizioni), i Barock Project propongono un Neo Prog fra musica classica (principalmente barocca), Rock, Jazz e il Prog anni ’70. Si formano a Modena nel 2003 per il volere del tastierista Luca Zabbini, pianista e compositore, influenzato dalla passione per Keith Emerson (ELP). Nel gennaio 2007 registrano a Bologna un dvd live con un quartetto d’archi intitolato “Rock In Theater”. La band riceve consensi sin da subito, attirando l’attenzione della casa discografica francese Musea Records con la quale registra nel 2007 il primo album “Misteriosevoci”. “Time Voyager” è l’ottavo album realizzato dopo l’ottimo “Seven Seas” (Immaginifica ‎- ARS) del 2019 suonato oggi con la formazione composta da Alex Mari (voce solista e cori), Marco Mazzuoccolo (chitarra), Luca Zabbini (tastiere, chitarre acustiche ed elettriche, basso, voce solista e cori), Francesco Caliendo (basso), ed Eric Ombelli (batteria, percussioni, mandolino, sample programming). Zabbini dal 2019 ha vissuto un’esperienza davvero imponente, assieme alla Premiata Forneria Marconi intraprende il tour nel 2022 alle tastiere, chitarra e cori, oltre a partecipare alla registrazione di “I Dreamed Of Electric Sheep” sempre della band di Di Cioccio e Djvas.
Lo stesso Luca Zambini così descrive quest’ultima opera:
“Time Voyager intraprende un viaggio concettuale diverso da qualsiasi dei nostri album precedenti, esplorando il concetto di “un viaggio per visitare le rughe temporali”. Questo concetto è nato dal desiderio collettivo all'interno della band di approfondire le complessità del tempo, della memoria e dell'introspezione, rendendo allo stesso tempo omaggio alle nostre radici musicali e alla nostra evoluzione come Barock Project.".
L’apertura del disco è solenne, “Carry On” mette in tavola molte carte, comprese alcune dei Jethro Tull anni ’70. Il pezzo si stampa immediatamente nella mente, soprattutto è gradevole da cantare. La chitarra elettrica si esibisce a metà brano in un pregevole assolo, seguono coralità a sostegno di ampie emozioni, come hanno saputo fare in passato gli Yes. Personalmente ritengo che un brano del genere già valga l’acquisto dell’album, anche per la cura degli arrangiamenti.
Alcuni potranno accostare la band ai Big Big Train, in realtà il genere proposto accorpa differenti stili con una personalità oramai ben definita.
Una cura particolare della batteria si evince durante l’ascolto di “Summer Set Free”, composizione ricca di risvolti ma sempre indirizzata nel binario del gusto per la canzone. “An Ordinary Day's Odyssey” attraverso il piano, spazia dai Genesis ai più recenti e romantici Spock’s Beard, il titolo “Macchina Del Tempo” è davvero perfetto. Il finale strumentale ricco di enfasi è quanto di meglio un fans del Prog vorrebbe sempre ascoltare! La ballata dal sapore Folk antico “The Lost Ship Tavern” racchiude tanta storia con freschezza rinnovata. Ma sono gli otto minuti di “Voyager” a mostrare tutte le qualità della band, un brano caleidoscopico, curato, massiccio al punto giusto ed effettato, delizia per le orecchie. E a proposito dei Big Big Train, proprio la quasi omonima “Morning Train” mi conferma la giusta scelta della band di badare al sodo attraverso canzoni orecchiabili, una semi ballata aperta a scenari ariosi. L’album è ricco di gemme, un'altra s’intitola “Propaganda”, dove il sax dell’ospite Manuel Caliumi dona sfumature Jazz per poi passare a del Funk di scuola Toto. L’esperienza passata in Giappone dei Barock Project, li porta a comporre “Shibuya 3 A.M”, quartiere di Tokyo della moda e della cultura giovanile, suoni che si perdono nelle ombre della notte.
E poi c’è “Lonely Girl”, una puntata nel Neo Prog  più puro, oppure il pianoforte di “Mediterranean”, in cui il crescendo non lascia di certo indifferenti. “Kyanite Jewel” è un caldo abbraccio mentre “Vojager’s Homecoming” conclude attraverso una vetrina strumentale di differenti assolo, questo viaggio a ritroso nel tempo per rispolverare quello che la storia ci ha impartito.
Ritengo “Time Voyager” un album eccellente, di sicuro si andrà a classificare fra i migliori di questo 2024 Progressivo che al momento sembra davvero procedere a gonfie vele. Nella mia classifica personale è ora al primo posto, senza se e senza ma. Orgoglio italiano. MS





Versione Inglese:


BAROCK PROJECT - Time Voyager
Self-production
Genre: Neo Prog
Support: cd - 2024


Speaking of current Progressive Rock, so not the historical one of the 1970s, it can be said that there are currently a number of top bands in Italy, one of which to be proud, bears the name Barock Project. As I describe in my book “Neo Prog – Storia E Discografia” (Arcana Editions), Barock Project proposes a Neo Prog between classical music (mainly Baroque), Rock, Jazz and the 70s Prog. They formed in Modena in 2003 at the behest of keyboardist Luca Zabbini, a pianist and composer influenced by a passion for Keith Emerson (ELP). In January 2007 they recorded a live dvd with a string quartet entitled “Rock In Theater” in Bologna. The band received acclaim right away, attracting the attention of the French record company Musea Records with which they recorded their first album “Misteriosevoci” in 2007. “Time Voyager” is the eighth album released after the excellent 2019 “Seven Seas” (Imaginifica - ARS) played today with the lineup consisting of Alex Mari (lead vocals and backing vocals), Marco Mazzuoccolo (guitar), Luca Zabbini (keyboards, acoustic and electric guitars, bass, lead vocals and backing vocals), Francesco Caliendo (bass), and Eric Ombelli (drums, percussion, mandolin, sample programming).
Zabbini since 2019 has had a truly impressive experience, together with Premiata Forneria Marconi undertakes the 2022 tour on keyboards, guitar and backing vocals, as well as participating in the recording of “I Dreamed Of Electric Sheep” also by Di Cioccio and Djvas' band.
Luca Zambini himself describes this latest work as follows:
"Time Voyager embarks on a conceptual journey unlike any of our previous albums, exploring the concept of ‘a journey to visit time wrinkles.’ This concept was born out of a collective desire within the band to delve into the complexities of time, memory and introspection, while paying homage to our musical roots and our evolution as Barock Project.".
The album's opening is solemn, “Carry On” brings many cards to the table, including some from 1970s Jethro Tull. The song immediately prints itself in the mind, especially it is pleasant to sing along to. The electric guitar performs a fine solo halfway through the song, choruses follow to support broad emotions, as Yes has been able to do in the past. Personally, I think such a track is already worth buying the album, not least because of the care of the arrangements.
Some may liken the band to Big Big Train, in reality the genre on offer amalgamates different styles with a now well-defined personality.
A special care for the drums is evident while listening to “Summer Set Free”, a composition rich in twists and turns but always directed in the binary of song taste. “An Ordinary Day's Odyssey” through the piano, ranges from Genesis to the more recent and romantic Spock's Beard, the title “Time Machine” is truly perfect. The emphasis-packed instrumental finale is as good as a Prog fan would ever want to hear! The old Folk-flavored ballad “The Lost Ship Tavern” encapsulates so much history with renewed freshness. But it is the eight-minute “Voyager” that shows all the qualities of the band, a kaleidoscopic, polished, massive to the point and effected track, a delight to the ears. And speaking of Big Big Trains, the very near namesake “Morning Train” confirms to me the band's right choice of minding its business through catchy songs, a semi-ballad open to airy scenarios. The album is full of gems, another one is titled “Propaganda,” where guest Manuel Caliumi's sax gives Jazz overtones and then switches to some Toto-school Funk. Barock Project's past experience in Japan leads them to compose “Shibuya 3 A.M”, Tokyo's district of fashion and youth culture, sounds that are lost in the shadows of the night.
And then there is “Lonely Girl”, an installment in the purest Neo Prog, or the piano of “Mediterranean”, in which the crescendo certainly does not leave one indifferent. “Kyanite Jewel” is a warm embrace while “Vojager's Homecoming” concludes through an instrumental showcase of different solos, this journey back in time to brush up on what history has imparted to us.
I consider “Time Voyager” an excellent album, certainly it will rank among the best of this Progressive 2024 that at the moment really seems to be going strong. In my personal ranking it is now in first place, without ifs and buts. Italian Pride. MS

 



 


giovedì 6 giugno 2024

Daniele Mammarella

DANIELE MAMMARELLA – Wild Universe
Music Force
Distribuzione: Egea Music
Genere: Virtuoso – Chitarra
Supporto: cd – 2024




Mi ricordo negli anni ’80, quando leggevo le recensioni delle riviste specializzate in musica, che molti addetti ai lavori si basavano sulla legge (non scritta) del terzo album per un artista, dicendo che è quello della prova definitiva: o si vola o si cade. Ho pensato, in effetti, da allora ai più grandi nomi, e ho riscontrato qualche veridicità al riguardo, anche se non sempre nella realtà ciò è accaduto. Posso tuttavia affermare che nella maggior parte dei casi la legge del terzo album è confermata.
Curioso quindi di riscontrare il tutto anche per il chitarrista Daniele Mammarella, mi accingo all’ascolto di “Wild Universe”, nuova fatica suddivisa in dodici brani. Ho lasciato l’artista con l’album “Moonshine” (Music Force – 2021) con grandi aspettative, chiudendo la recensione in maniera più che positiva, nel frattempo accresce notevolmente il proprio background, apre il concerto ad Antonio Onorato, è ospite dei Modena City Ramblers, è finalista al “Premio ADGPA Chitarrista Emergente 2021” e viene chiamato in causa come giudice nel concorso Fingerstyle cinese “The Star Of Magic”. A seguire viene inserito nella top ten dei migliori chitarristi acustici al mondo secondo il sito inglese Musicradar.com, piazzandosi al terzo posto dietro a Tommy Emmanuel e Mike Dawes. Le date live forgiano ulteriormente il carattere stilistico del chitarrista, da annoverare il tour in Lettonia e Lituania. Sempre in sede live sottolineo la collaborazione con Bandabardò & Cisco e Ron.
La musica di Mammarella sposa a pieno la natura, proprio come le fotografie che accompagnano l’album sanno testimoniare, tutto grazie ai differenti stili musicali adoperati, che vanno dal Blues al Rock, il Folk e il Country. La tecnica è sempre sopraffina, si passa dallo Slide (collo di bottiglia) al Fingerpicking, pennata alternata, Sweep Picking al tocco volante e l’immancabile Tapping.
Ma ascoltando “Wild Universe” mi accorgo di qualcosa di differente rispetto al passato, ossia della crescita artistica del pescarese in fase compositiva oltre che esecutiva.
Si vola in America con “Wake Up (Early In The Morning)”, un allegro Blues, dove la storia sembra essersi cristallizzata fra le corde della chitarra acustica. Con l’ospite Mario Sehtl al violino si passa al Country di “Silent Fields”, provate qui a tenere a bada il vostro corpo durante l’ascolto, la vedo dura. Le canzoni sono dirette, apparentemente semplici, in realtà hanno di base una difficoltà esecutiva non indifferente. Le dita battono il ritmo sulla chitarra nell’allegra “Clio”, altro esempio di come la giusta melodia possa raggiungere le corde del cuore dell’ascoltatore. “The Meadow” con Christian Mascetta, è una scappata nel Folk nordico liberante nella mente diapositive bucoliche, ma per giungere a un frangente maggiormente riflessivo bisogna attendere “Moonflow”, vetrina per le qualità esecutive di Mammarella.
Le esecuzioni superano difficilmente i tre minuti, a conferma della volontà di ricerca dell’artista non applicata a inutili elucubrazioni. Intensa “Universe”, segue l’atmosferica “Moonlight West”, nomen omen. In “Sky River” l’ospite Reinis Juanais accompagna a sua volta con la chitarra una dolce ballata dall’animo gentile. “Light Leaves” propone un andamento cantautoriale, una divagazione dal Blues di fondo. “Windy Pt.2” si concede allegre armonie, quasi giocose, “The Last Odyssey” ha quell’energia che solo un certo tipo di Folk sa regalarti. Il disco si chiude in allegria con il mandolino di “Thank You!”, anche se in realtà sono io che ringrazio Daniele Mammarella per questo nuovo album che sprigiona serenità. La prova del terzo disco? Per me superata! MS





Versione Inglese:


DANIELE MAMMARELLA - Wild Universe
Music Force
Distribution: Egea Music
Genre: Virtuoso - Guitar
Support: cd - 2024


I remember back in the 1980s, when I used to read reviews in music magazines, that many insiders relied on the (unwritten) law of the third album for an artist, saying that it is that of the ultimate test: either you fly or you fall. I have actually thought about the biggest names since then, and have found some truth in this regard, although this has not always been the case in reality. However, I can say that in most cases the law of the third album is confirmed.
Curious, therefore, to find this out for guitarist Daniele Mammarella as well, I set out to listen to “Wild Universe”, a new effort divided into twelve tracks. I left the artist with the album “Moonshine” (Music Force - 2021) with high expectations, closing the review in a more than positive way, in the meantime he greatly increases his background, opens the concert to Antonio Onorato, is a guest of the Modena City Ramblers, is a finalist in the “ADGPA Emerging Guitarist Award 2021” and is called upon as a judge in the Chinese Fingerstyle competition “The Star Of Magic”.
Next he is listed in the top ten best acoustic guitarists in the world according to the British website Musicradar.com, placing third behind Tommy Emmanuel and Mike Dawes. Live dates further forge the guitarist's stylistic character, to be counted the tour of Latvia and Lithuania. Also in the live arena I emphasize the collaboration with Bandabardò & Cisco and Ron.
Mammarella's music fully marries nature, just as the photographs accompanying the album can testify, all thanks to the different musical styles employed, ranging from Blues to Rock, Folk and Country. The technique is always over the top, ranging from Slide (bottleneck) to Fingerpicking, alternating fingerpicking, Sweep Picking to flying touch and the ever-present Tapping.
But listening to “Wild Universe”, I notice something different than in the past, namely, the artistic growth of the Pescara native in composition as well as performance.
We fly to America with “Wake Up (Early In The Morning)”, an upbeat Blues, where history seems to have crystallized between the strings of the acoustic guitar. With guest Mario Sehtl on fiddle we move on to the Country of “Silent Fields”, try here to keep your body at bay while listening, it's a tough one. The songs are straightforward, seemingly simple, in reality they have a not inconsiderable difficulty of execution at their base.
Fingers tap the rhythm on the guitar in the upbeat “Clio”, another example of how the right melody can reach the listener's heartstrings. “The Meadow”, featuring Christian Mascetta, is an escape into Nordic Folk releasing bucolic slides in the mind, but to reach a more reflective juncture one must wait for “Moonflow”, a showcase for Mammarella's performing qualities.
Performances hardly exceed three minutes, confirming the artist's willingness to research not applied to useless lucubration. Intense “Universe”, is followed by the atmospheric “Moonlight West”, nomen omen. In “Sky River”, guest Reinis Juanais in turn accompanies a gentle soulful ballad on guitar. “Light Leaves” offers a songwriting progression, a digression from the underlying Blues. “Windy Pt.2” indulges in cheerful, almost playful harmonies; “The Last Odyssey” has that energy that only a certain kind of Folk can give you. The record closes on a happy note with the mandolin of “Thank You!”, although it is really I who am thanking Daniele Mammarella for this new album that exudes serenity. The test of the third record? Passed for me! MS







lunedì 3 giugno 2024

Vurtula

VURTULA - Aeons Delay
Gogomach5 Studios
Genere: Instrumental Progressive Metal
Supporto: Digital / Spotify – 2024




Il Progressive Metal è uno stile musicale che per sua caratteristica non mette tutti d’accordo, a detta degli estimatori del Progressive Rock più puro, innestare le sonorità dotte del Rock con quelle rudi del Metal, è una mostruosità sonora. Spesso l’argomento è stato trattato sia in sedi cartacee sia on line; anch’io attraverso il libro “Metal Progressive Italiano” (Arcana - 2019) ho cercato di tracciare un percorso stilistico e storico al riguardo per fare ulteriore chiarezza.
Il Metal Progressive tuttavia ha dimostrato negli anni di avvalersi di un nutrito e fedele seguito di estimatori, oltre che amante del tecnicismo strumentale. Infatti, questa musica di base richiede una capacità esecutiva non indifferente, se vengono a mancare alcune basi, si rischia inevitabilmente di fare una magra figura. Per chi non sapesse nulla sul genere, posso consigliare d’iniziare l’ascolto con band storiche come Rush, Queensryche e Dream Theater, questi ultimi reputati i padri ufficiali del Metal progressive, coloro i quali hanno dato le giuste coordinate negli anni ’80.
Noi in Italia siamo attenti ascoltatori e difficilmente ci lasciamo abbindolare da false sirene, l’unico difetto che ci contraddistingue è la nostra esterofilia, come dice il detto, nemo propheta in patria.
Generalmente il Metal Progressive si avvale di voci importanti, quelle che riescono a raggiungere alte vette con disinvoltura (vedi Geoff Tate dei Queensryche e appunto James La Brie dei Dream Theater), ma se si realizza un album completamente strumentale, allora la difficoltà di raggiungere un grande pubblico accresce. E’ una scelta che può essere avvallata o meno, resta il fatto che si dimostra coraggiosa e mirata a coloro che dalla musica vogliono solamente emozioni forti.
Una band italiana che ha dato luce a dischi interessanti sin dal 2003 si chiama Vurtula e proviene da Ivrea. Si forma nel 2001 grazie a Ivan Ovlac e Riccardo Gamba (chitarrista e bassista degli Harem) che incontrano il loro amico “Andre Jolly Roger” (ex bassista e cantante dei Crisalidea) e danno vita a questo progetto. Dopo diverse vicissitudini e defezioni registrano nel 2003 “S.T.R.U. Mentale”, seguiranno gli EP “Above All” (2004) e “Infernal Fate” (2006). Molte date live, ma la scrittura in studio trova impedimenti tempistici e all’interno della band si creano discrepanze che porta i musicisti a uno stop temporaneo.
Ritornano oggi con “Aeons Delay” e la formazione Ivan Ovlac (chitarre e sintetizzatori), Davide Cristofoli (tastiere e sintetizzatori), Emanuele Ferrari (basso), e Simone Costa (batteria). Il disco è formato da cinque brani di cui una lunga suite intitolata “Sul Mio Magico Tappeto Part. II”. Quello che immediatamente scaturisce dall’ascolto sin dalle prime note è la cura per la tecnica esecutiva. Trattasi di Metal impegnato, ricco di partiture classicheggianti e fughe di chitarra al fulmicotone. Di certo le tastiere hanno un ruolo primario, e un elogio sento di spenderlo anche per la sezione ritmica, sempre pulita e precisa. I cambi di tempo sono all’ordine del giorno, tutte le caratteristiche del genere sono espresse in questo percorso in cui molto spesso i ragazzi spingono sull’acceleratore. Chi ama i Dream Theater certamente avrà di che godere. Probabilmente altri troveranno il tutto molto ostico, anche se in realtà le melodie sono gradevoli e non difficili da memorizzare. Solamente in “Nevermore Alone” c’è un momento di respiro, una semi ballata in cui i Vurtula ci porgono una tregua, il brano è molto bello e tocca le corde dell’anima.
Vurtula in dialetto piemontese significa “stato di vertigine indotto”, migliore nome non poteva rappresentare il senso della loro musica che personalmente apprezzo molto, in quanto mi ritengo aperto mentalmente riguardo certe scelte coraggiose. La definirei semplicemente “musica”, poi ognuno si potrà formare una propria idea al riguardo. Bell’album Vurtula, complimenti. MS





Versione Inglese:


VURTULA - Aeons Delay
Gogomach5 Studios
Genre: Instrumental Progressive Metal
Support: Digital / Spotify - 2024


Progressive Metal is a musical style that by its very nature does not agree with everyone, according to admirers of the purest Progressive Rock, grafting the learned sounds of Rock with the rough sounds of Metal is a sonic monstrosity. The topic has often been addressed both in print and online venues; I, too, through the book “Metal Progressive Italiano” (Arcana - 2019) have tried to trace a stylistic and historical path in this regard in order to provide further clarity.
Progressive Metal, however, has proven over the years to benefit from a large and loyal following of admirers, as well as lovers of instrumental technicality. Indeed, this basic music requires no small amount of performing ability; if certain basics are lacking, one inevitably risks making a poor impression. For those who know nothing about the genre, I can recommend starting listening with historical bands such as Rush, Queensryche and Dream Theater, the latter reputed to be the official fathers of progressive metal, those who set the right coordinates in the 1980s.
We in Italy are careful listeners and hardly let ourselves be beguiled by false sirens, the only defect that distinguishes us is our foreignophilia, as the saying goes, nemo propheta in patria.
Generally Progressive Metal makes use of important voices, those who can reach high peaks with ease (see Geoff Tate of Queensryche and precisely James La Brie of Dream Theater), but if you make a completely instrumental album, then the difficulty of reaching a large audience increases. It is a choice that can be endorsed or not, the fact remains that it proves to be courageous and aimed at those who only want strong emotions from music.
An Italian band that has given light to interesting records since 2003 is called Vurtula and comes from Ivrea. It was formed in 2001 thanks to Ivan Ovlac and Riccardo Gamba (guitarist and bassist of Harem) who met their friend “Andre Jolly Roger” (former bassist and singer of Crisalidea) and started this project. After several vicissitudes and defections they record “S.T.R.U. Mental” in 2003, followed by the EPs “Above All” (2004) and “Infernal Fate” (2006). Many live dates, but studio writing finds timing impediments and discrepancies arise within the band, which leads the musicians to a temporary stop.
They return today with “Aeons Delay” and the lineup Ivan Ovlac (guitars and synthesizers), Davide Cristofoli (keyboards and synthesizers), Emanuele Ferrari (bass), and Simone Costa (drums). The album consists of five tracks including a long suite entitled “On My Magic Carpet Part. II”.  What immediately springs from listening from the first notes is the care for the performing technique. This is committed metal, full of classical scores and lightning-fast guitar fugues. Certainly the keyboards play a primary role, and praise I feel I should also spend on the rhythm section, which is always clean and precise.
Time changes are the order of the day, all the characteristics of the genre are expressed in this track where very often the guys push the accelerator. Those who love Dream Theater will certainly enjoy it. Others will probably find it very hostile, although in reality the melodies are pleasant and not difficult to memorize. Only in “Nevermore Alone” is there a moment of respite, a semi-ballad in which Vurtula gives us a reprieve; the song is very beautiful and touches the chords of the soul.
Vurtula in Piedmontese dialect means “state of induced vertigo”, better name could not represent the meaning of their music that I personally appreciate very much, as I consider myself open-minded about certain courageous choices. I would simply call it “music”, then everyone can form their own idea about it. Nice album Vurtula, congratulations. MS