Se la storia del Progressive Rock è contorta e piena d’incertezze
riguardo alla direzione degli stili musicali da intraprendere nel tempo, quella
del Metal Progressive pur essendo più breve, non ha altrettanta vita semplice.
Infatti, l’unione fra la cosiddetta “musica colta” (Prog) e la “musica grezza”
(Metal), come alcuni la definiscono, per molti ascoltatori è una sorta di
mostro sonoro ricolmo d’incongruenze. Due stili inconciliabili? Eppure iniziò
tutto molto semplicemente, quasi in sordina, passando per l’Hard dei Rush nel
fine anno ‘70 al sound Queensryche più ricercato negli anni ‘80. La svolta fu
data dai Dream Theater verso la fine degli anni ’80, e se andiamo bene a
guardare di cosa si è trattato in fin dei conti fu soltanto l’ingresso delle
tastiere nel Metal. Poi la sinfonia, il classicismo, la tecnica e quant’altro, ha
avuto una rilevanza fondamentale. Questa mia arringa iniziale sta dimostrando che comunque
sono passati già quasi 30 anni dall’ufficializzazione della nascita del genere,
e da quello che in definitiva fu denominato allora “un aborto”, ma tutto questo
ancora persiste ed ha persino un buon seguito. I vicentini Watershape l’hanno accolto e con la propria
personalità hanno creato a quest’album d’esordio dal titolo “Perceptions”. Si
formano nel 2014 dopo che il batterista Francesco Tresca (Arthemis, ex-Power
Quest) lascia la band Hypnotheticall. La line up è completata da Nicolò Cantele
(voce), Mirko Marchesini (chitarra), Mattia Cingano (basso), ed Enrico Marchiotto
(tastiere). Se all’ascolto dei nove brani dell’album andiamo ad
analizzare le influenze cui la band fa riferimento, si possono evincere gruppi
sia del passato Progressive Rock come King Crimson, Genesis, Gentle Giant, che
capisaldi del Metal Progressive come Dream Theater, Pain of Salvation e Opeth.
Il sunto di tutti questi innesti risiede in un unico grande artista di nome
Steven Wilson e nei suoi Porcupine Tree. Questo è quello che si evince sin
dall’ascolto del primo brano dal titolo “Beyond The Line Of Being”. Scale alla
King Crimson ossessive nell’incombenza, spezzate dalla bella voce di Cantele su
modalità Gentle Giant. Le chitarre distorte sono la presenza del Metal mentre
le tastiere ricoprono il ruolo alla “Dream Theater” per intenderci, et voilà il
Metal Progressive è servito. I Watershape lo sanno fare molto bene, con consapevolezza e
stile. “Cyber Life” gioca con la musica, si districa fra coralità e cambi di
tempo, qui a sorpresa c’è anche una spolveratina di Metal anni ’90 al confine
con il Grunge. Ottima la parte centrale strumentale per idee. Ho parlato dei Porcupine Tree, questi si possono estrapolare
anche dall’ascolto di “Alienation Deal”, canzone fra i momentii più alti
dell’intero disco. Se poi si vuole entrare nel mondo Watershape al 100%, basta
ascoltare “Stairs”, bel sunto sonoro di quanto detto. E’ indubbia la capacità
compositiva e la tecnica di questi ragazzi, ma soprattutto il gusto per la
melodia e per un ritornello sempre affabile. Ancora coralità richiamano i Gentle Giant in “The Puppets
Gathering”, altra gemma di “Perceptions” con tanto di voce femminile, quella
dell’ospite Chiara Vecchi. E a proposito di ospiti, troviamo anche Antonio
Gallucci al sax in “Inner Tide” e in “Cosmic Box #9”. Proprio “Inner Tide” è un
lento che mette in mostra le capacità interpretative dei vocalist. La voce
grossa i Watershape la sanno fare in “Fanciful Wonder” mentre “Season” fa
sognare ad occhi aperti, un “sogno teatrale”. Questo, ne sono sicuro, è un disco che può piacere anche a
chi non fa del Metal il suo credo, perché ho parlato tanto di etichette e di
stili, ma in definitiva trattasi soltanto di musica, di tanta buona musica. MS
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