OFFICINA F.LLI SERAVALLE – Tajs!
ZEIT
/ G.T.Music / BTF / Lizard
Genere: Sperimentale
Supporto: cd – 2019
A
distanza di un anno ritornano i fratelli Seravalle, Alessandro (chitarre,
tastiere) e Gianpietro (suoni digitali, ritmiche, piano, synth, basso, generatore
di frequenza) con un nuovo progetto di musica sperimentale che vaga fra la
psichedelia e l’elettronica.
Il
disco s’intitola “Tajs!” che in friulano sta a significare “Taglio”, ma anche
bicchiere di vino e come dice il famoso detto “In vino veritas”. Il vino
inebria, apre la mente e mette in salute, ovviamente se preso proprio come un
bicchiere e non come una bottiglia, altrimenti l’effetto è assolutamente
contrario.
Il
cd è formato da dieci tracce, mentre l’artwork è a cura di Giulio Casagrande
con il quadro del padre dei Seravalle, Giovanni.
I
friulani si coadiuvano anche di special guests, Clarissa Durizzotto (sax alto)
e una vecchia conoscenza in ambito sperimentale della voce, Claudio Milano. Ed
è proprio quest’ultimo ad aprire l’album con il brano “Danzatori Di Nebbia”. I
testi sono dedicati a Pierpaolo “Spirangle” Caputo, anche suonatore di ghironda
e vengono ispirati da una conversazione che Milano ha avuto con Paolo Tofani
(Area). La prova vocale è come nel costume dell’artista, sentita, ricercata e destabilizzante,
perfetta nel contesto elettronico di supporto, un connubio felice.
“Ausa”
inizialmente è angosciosa e tetra, sopra note di un piano che sembra quasi fare
il verso a quello in riverbero di Richard Wright (Pink Floyd) nella famosa
suite “Echoes”. A metà il brano prende ritmo con suoni campionati e ripetitivi.
Un incedere battente e psichedelico.
“Aritmetica
Dell’Incurabile” parte con un loop elettronico sopra il quale Alessandro tesse
melodie con la chitarra. Il brano è più solare rispetto quanto ascoltato sino
ad ora e lascia fluttuare l’ascoltatore con la fantasia. Un ritmo sincopato
apre “Vuoto Politico”, contenente la voce di Bettino Craxi, politico italiano a
processo per “Tangentopoli” avanti al procuratore Antonio Di Pietro, una pagina
davvero torbida della nostra storia. Il vuoto è sottolineato dalla musica
elettronica che spara suoni nervosi e a tratti troncati da eco.
La
psichedelia ci fa volare in alto nel cosmo con “Saturno”, perfetta navicella
spaziale con tanto di suoni e segnali. “NYC Subway Late At Night”, batteria e
sax improvvisano e si rincorrono per poi giungere a “Bewusstsein Als
Verhangnis” (la coscienza come fatalità) fra apprensione e sofferenza. Qui una
voce fatta con il sintetizzatore narra estratti di Cioran, saggista e aforista
rumeno. Le visioni per il futuro del genere umano non sono di certo positive.
“Insonnia”
ci circonda con suoni non tranquillizzanti, fra incubo e dormiveglia. Tutto
sembra assumere un aurea oscura, instabilità mentale e paura, queste le
emozioni che scaturiscono all’ascolto.
In
“Distopia” c’è il monologo tratto dal film “1984” di
George Orwell, mentre la conclusiva “Decostruzione” è un insieme di suoni e
melodie che vanno ricomposte ed amalgamate.
Dalla
lettura alla filosofia, nella musica dell’Officina F.lli Seravalle si
incontrano Emil Cioran e George Orwell,
fra Anthony Braxton, Techno, Ambient e Prog, stile davvero unico per
personalità. Il sunto lo potrei definire in Psichedelia Elettronica.
A questo punto direi che un bel bicchiere di vino porta anche consiglio, mentre il mio è quello di dirvi di reperire il disco se siete stanchi della solita musica. Tajs! MS
OFFICINA F.LLI SERRAVALLE - Us Frais Cros Fris Secs
Zeit
Interference
Distribuzione:
BTF/ GT Music/ Pick Up/ Ma Ra Cash/ Lizard Open Mind
Genere: Sperimentale
Supporto: cd – 2018
Il
nome di Alessandro Serravalle a chi segue con passione il Progressive Rock
italiano, di certo non risulta nuovo,
specialmente se vado a nominare una band storica degli anni ’90 ad oggi, i
bravissimi friulani Garden Wall. Musica che ha sempre colpito per freschezza,
ricerca e quindi sperimentazione, quest’ultima è la chiave di lettura anche del
nuovo progetto di Serravalle.
Coinvolti
membri della famiglia nel progetto Officina F.lli Seravalle, con Alessandro
(chitarra, tastiere) c’è il fratello Gianpietro (suoni digitali, ritmiche,
piano, synth, basso, generatore di frequenza), mentre la copertina dell’album è ad opera del padre
Giovanni Serravalle. Sono convinto che quando ci sono legami così forti fra
persone, in questo caso familiari, il risultato è sempre e comunque emozionante.
Un voler uscire dalla norma, in questo album intitolato “Us Frais Cros Fris
Secs” (scioglilingua che sta a significare “Uova marce rane fritte fichi
secchi”), il genere non è di facile collocazione, in esso elettronica, New Age
e molto altro (chi ha detto Nick Cage?). Perché la musica è questo, è
comunicazione sonora, non necessariamente deve far rilassare o cantare oppure
ballare, può benissimo essere strumento di stupore. Ecco, la parola giusta è “stupore”,
perché oggi purtroppo siamo sempre meno avvezzi alla sorpresa e all’essere
stupiti. Serve dunque stupore! La moda ed i tempi di oggi invece ci raccontano
storie differenti, di stabilità ed uniformità, l’assoluta mancanza di voler
essere distratti da un qualcosa che faccia troppo pensare, piuttosto essere
tutti uguali per non destabilizzarsi.
Ebbene,
in questo album ci sono nove tracce strumentali che di sicuro vi trapaneranno
il cervello per quasi un ora. Destabilizzatevi, a partire dal suono metallico
ed elettronico di “Atrofia Del Verbo”. Un suono nervoso che si ripete come in
una sorta di loop non può che far venire alla mente i linguaggi dei più recenti
King Crimson. Di sicuro è anche un buon test per il vostro stereo, avendo nei
brani molti effetti stereo e sonorità su frequenze alte e basse, il mio Pioneer
ringrazia, perché finalmente si fa sul serio.
Inizialmente
più musicale “Que Viene El Coco”, fra basso, batteria e tastiere, poi
l’elettronica ipnotizza, proprio come sanno fare certi Kraftwerk.
Spettrale
l’incedere di “Buran”, un incubo fatto suono, ed ecco la magia della
destabilizzazione e dello stupore, il connubio è perfetto per lasciare l’ascoltatore
a bocca aperta. Più rapida nei suoi tre minuti “Brevi Apparizioni”, ispirata dalla
famosa incisione del 1799 di Francisco de Goya, ed occhio all’uomo nero.
“GW150914
6.15” ha del Pinkfloydiano, specie nella
nota a goccia iniziale che richiama i fasti di “Echoes”, ma null’altro a che
vedere con la band di Cambridge. Disturbi sonori su una ritmica più accelerata
rispetto quanto ascoltato sino ad ora. Nulla è uguale in questo labirinto di
suoni, si va a scartabellare nei meandri della mente anche in “In memoriam: Il
Gabo Del Plalanet”, mentre l’elettronica
qui da il meglio di se, per poi passare la staffetta alla chitarra elettrica e
alla batteria.
“Padiglione”
è semplicemente elettrica ma con un incedere in crescendo. Si giunge poi al
brano più lungo dell’intero lavoro con i suoi quasi nove minuti intitolato “N-a
Fost Să Fie”, un susseguirsi di loop sonori che lasciano spazio al cambio di
tempo solo alla metà del brano. Uno dei momenti maggiori in cui il suono mostra
i muscoli ma allo stesso tempo anche il lato più decadente. In chiusura “Je
Fais Semblant D’être Ici”, un modo diretto per prenderti a pugni il cervello.
Al
termine dell’ascolto il suddetto è fritto, cotto da un olio bollente di
sonorità e sensazioni. Una percezione che non provavo da anni, ogni tanto serve
anche questo. Ricordatevi di avvalorare lo stupore perché abbiamo la fortuna di
avere i fratelli Serravalle che ci aiutano! Massiccio. MS
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