STEFANO GIANNOTTI – Amore Mio
(Canzoni D’Amore Ed Altra Roba)
Autoproduzione
Genere: Acustica / Sperimentale
Supporto: cd – 2012
Sicuramente
Stefano Giannotti non è un artista musicale scontato, tutte le sue opere e
progetti hanno sempre un fondo di ricerca sonora e strutturale. Lo abbiamo
conosciuto ultimamente con Oteme, ma la sua carriera è davvero lunga e ricca di
partecipazioni. Inizia a lasciare testimonianze del suo operato nel 1991 con
“Ritratto Di Paese”, documentario sonoro sugli anziani di un piccolo paese
della campagna Italiana. Numerose le nomination in contest vari come Prix
Italia, Grand Prix Nova (Bucarest) per fare dei nomi, ma anche vittorie come
nel 2000 con il 1° Premio nell’ International Glassharmonica Music Festival, e
“Prix spécial de l’humor”, Philadelphia (U.S.A.). Giannotti è un compositore,
autore, chitarrista e performer. Si è diplomato in composizione con Pietro
Rigacci ed è stato assistente di Alvin Curran in “Crystal Psalms” e “Tufo
Muto”.
Qui
con “Amore Mio” lo ritroviamo in una veste più intimistica ma assolutamente
ricercata. Il disco è accompagnato da una folta compagnia di strumentisti,
alcuni nomi: Henrik von Holtum (voce), Valentina Cinquini (voce, arpa), Frank
Thomé (percussioni, sega), Felix Borel e Sharon Jaari (violino), Raphael Sachs
(viola), Rahel Krämer (violoncello) e Lars Olaf Schaper (contrabbasso).
Ho
iniziato dicendo che Giannotti non è un artista scontato e questo lo si evince
immediatamente dall’inizio del disco in “I Love You”, dove voce, un coro di
gargarismi e tosse ci sommergono. Voce femminile, maschile (tedesco) e
percussioni a seguire in “FAQs”, più che un cantato un parlato armonico fra
tecnologia ed umanità (Kraftwerk?). Cage e Feldman fanno capolino fra le
composizioni campionate. Ancora voci, parlato tedesco e suoni campionati in
“Girotondo” su ritmiche insistenti e convulse. Provocatore anche in “Amore Mio”
cantato in maniera stonata, supplicata e fredda su un telefono che chiama
insistentemente fino a giungere all’occupato finale. Davvero mancanza di
comunicazione in tutti i sensi. Segue “Claudia Ride” , strutturata su di una
risata in loop e modificata elettronicamente. Interviene un armonica a bocca a
rendere il tutto ancora più surreale. Si gioca ancora sulle stonature, ma
questa volta strumentali in “How My Family Came To America”, un Blues stuprato
e narrato. Le provocazioni e le sorprese
non finiscono mai, proseguono fino all’ultimo solco ottico di “Amore Mio
(Reprise)”, il tredicesimo.
Giannotti
è evidente che si è divertito a comunicare queste sensazioni, a raccontare, a
stupire con composizioni, suoni e loop, di sicuro l’ascoltatore non preparato
avrà difficoltà ad assimilare la proposta, ma la comunicazione presentata
dall’autore è importante. La chiamo comunicazione per il semplice fatto che chi
ascolta diventa parte del disco con le proprie sensazioni, interagendo con
l’artista stesso vivendo le sue vicissitudini, più o meno come è accaduto con
“Lobotomia” degli Area. A dir poco
inusuale. MS
Richiedetelo
su www.stefanogiannotti.com
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