SEVEN
STEPS TO THE GREEN DOOR – Fetish
Progressive
Promotion Records
Distribuzione Italiana: GT Music
Distribuzione Italiana: GT Music
Genere:
New Prog / Post Prog
Supporto: cd – 2015
Ho
avuto l’opportunità di conoscere la band
tedesca Seven Step To The Green Door nel 2008, grazie all’avventura intrapresa
da me nella giuria dei Progawards. L’album in questione era “Step In 2 My World”,
il loro secondo album. Rimasi colpito per il songwriting, il voler provare a
mutare con la propria personalità il genere New Prog, anche esso radicato a
quei stereotipi provenienti dall’Inghilterra con i soliti nomi di Marillion,
IQ, Pendragon etc. Giudizi lusinghieri non solo da parte mia che lo nominai, ma
anche di altri giurati sparsi nel globo. Comperai anche il successivo “The
Book”, anche esso ricco di buone idee.
La
band gira attorno alla figura di Marek Arnold (Toxic Smile, UPF, Cyril, Flaming
Row), tastierista e fiatista del gruppo.
“Fetish”
ritorna dopo quattro anni dal suo predecessore, in confezione cartonata, come
la Progressive Promotion Records ci ha abituati e con numerosi ospiti alla
voce, ben otto fra i quali spiccano Lars Kohler ed Anne Trautmann, mentre la
formazione viene completata da Ulf Reinhardt (batteria) e Martin Schnella
(basso, chitarra, voce). All’interno c’è il doppio mini poster
della band, anche con i personaggi buffi ed atroci narrati nei testi. Ma anche
altri ospiti regalano brevemente la propria arte strumentale in alcuni brani,
come le tastiere di Luca Di Gennaro nella parte finale di “Ordinary Maniac” o
la chitarra di Antonio Vittozzi sempre nello stesso brano, entrambi componenti del gruppo Metal Prog italiano Soul Secrets.
Ottimamente
registrato, l’album si apre con il breve preludio vocale intitolato “Possible
Delayed” che porta a “Porn!”. Il testo parla di un uomo impegnato tutto il
giorno a “guardare” il mondo pornografico, tanto da estraniarsi dalla realtà e
dalla propria famiglia. Ma la musica?
Un
altro passo avanti nella evoluzione stilistica della band, definirlo New Prog è
riduttivo, in quanto il sound si è
evoluto in maniera ampia, con uno sguardo al passato (Gentle Giant e molto
altro) e al Prog più moderno di oggi. Bello l’uso delle coralità, riempiono il
suono e donano pathos. Resto colpito da “Still Searching”, dalla sua melodia
candida, dall’ennesimo gioco di voci, dai cambi di ritmo e dai buoni assolo che
di tanto in tanto impreziosiscono l’ascolto, qui c’è tutto quello che un fans
del Prog Rock vorrebbe ascoltare quotidianamente.
Dieci minuti di grande musica con un finale da pelle d’oca e non nascondo che
in alcuni istanti mi sono venuti alla memoria gli americani Spock’s Beard,
specie nel movimento del piano.
Tutti
i brani hanno una lunga durata, il più breve è “Inferior” con i suoi sette
minuti, il resto sono tutti sui nove minuti e la suite conclusiva sui sedici
minuti. Proprio “Inferior” mostra il lato più ricercato del gruppo, più
sperimentale, con graffianti sciabolate di chitarra distorta in stile Nu Metal.
Tutto però è relativo, come il genere ci insegna, immediatamente si sterza
verso nuove sonorità. Questo è un poco il filo conduttore di tutto “Fetish”.
Toccante
l’inizio di “Imprisoned”, perché i Seven Steps To The Green Door hanno capito
che la melodia è un fattore fondamentale, va bene la tecnica, ma il brano deve
comunque restare memorizzato, non è cosa da poco. Reminiscenza Porcupine Tree in
“Bound In Chains”, così via fino a giungere alla suite “Ordinary Maniac”, il
cosiddetto dulcis in fundo. Qui ci sono tutte le prerogative stilistiche
descritte nella recensione.
Questo
“Fetish” è un album consigliatissimo a tutti coloro che amano destabilizzarsi
con la musica, ma che allo stesso tempo
godono delle buone armonie. Uno dei migliori album usciti in questo 2015, sicuramente
da avere. MS
Stasera suonano a Veruno. Io ci sarò di sicuro
RispondiEliminaSono davvero bravi.
RispondiElimina