JOHN GALT – Served Hot
Street Symphonies Records / Andromeda Dischi
Genere: Hard Rock
Supporto: cd – 2013
Davvero a volte si fa fatica a distinguere band
degli anni ’80 da quelle attuali in ambito Hard Rock ed Heavy Metal. Se mi
avessero detto che questo debutto degli ucraini John Galt fosse stato di quegli
anni forse avrei abboccato subito, salvo intuire dubbi sulla registrazione,
troppo pulita e precisa rispetto al suono di quegli anni. Si, forse questo
fattore mi avrebbe fatto la spia.
La band composta da Ostap Molyayko (voce e
chitarra), Alexander Sedov (basso), Sergei Telipko (batteria) ed Ivan Bybnikov
(chitarra), si forma nell’estate del 2010 e suona un Hard Rock dalle influenze
Glam di matrice svedese. Debuttano nell’ottobre del 2011 con un EP di tre
tracce dal titolo “First Run”. Notati da Stefano Gottardi della Street
Symphonies, i giovani artisti dimostrano il proprio talento nel miscelare le
forti attitudini Hard Rock, anche in stile AC/DC, con passaggi più cruenti e
crudi, come ci insegna il famigerato Hard Blues dei devastanti Motorhead.
Poco da dire, le dieci tracce che compongono “Served
Hot” trascinano, sono sensuali, sporche e ruffiane, peccato soltanto per una
latitanza di assolo di chitarra, sempre apprezzati nel genere al momento
opportuno. Questi servono per spezzare l’ascolto e dare una spinta in più,
altrimenti il tutto risulta martellante e privo di cambi emotivi. Non che ne
sia totalmente privo, intendiamoci, tuttavia qualcosa in più su questo lato si
poteva fare, anche perché quando lo fanno gli riesce bene!
A compensare giungono le buone melodie, ritornelli
gustosi e riff azzeccati. Un brano che tengo a sottolineare è “(One More) Punk
Rock Anthem”, trascinante e chirurgico. Come l’iniziale “Riot Radio”, “Whit
Widow” gode di un buon groove ed una cura per la melodia sopra alla media.
Altra pedalata è “When Nature Calls”, unta e bisunta, di anni ’80 grondante ad
ogni nota. “Burn (Nothing In The End)” è anthemic, altra ottima prova del
quartetto in ambito coesione. Cosa strana di “Served Hot” è la mancanza di una
ballata strappacuore, arma spesso usata dalle band metalliche, Scoprions docet.
Comunque sia, i Jhon Galt ci sanno fare ed in un genere come l’Hard Rock non è
che ci si deve inventare nulla, per cui va bene così, basta e avanza. (MS)
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