Airportman
AIRPORTMAN
– Il Raccolto
Opend
Mind / Lizard Records
Genere:
Alternative, Post Rock
Supporto:
cd – 2022
Dopo
una giornata pesante le alternative per volerci coccolare e riposare un attimo
sono diverse, guardare la tv, giocare, leggere o ascoltare un bel disco.
Quest’ultima categoria è sempre più rara (purtroppo), ma vi assicuro che ancora
c’è chi gode di questo rito epocale, dove il relax è garantito. Per fare ciò
necessita ovviamente un disco all’altezza della situazione e chi conosce il
nome Airportman di certo, sa cosa attendersi, fra musica e poesia. Il duo cuneese
Giovanni Risso (chitarra) e Marco Lamberti (chitarra, tastiere, basso)
s’incontra nell’estate del 2003 per dare vita al progetto Airportman,
concentrato sulle forti emozioni ma soprattutto sull’importanza dei testi.
Ogni
album è una storia a se, ricordo nella loro vasta discografia composta di
diciassette album la storia toccante di “David” (2014 – Lizard Records), o
quella di “Nino E L’Inferno” (2011 – Lizard Records), qui nella cantina di
Canelli nel profumo inebriante del vino e in altri luoghi c’è la storia di
Tony, Febo, Ciro, Stefano, Roberto, Lucia e della quotidianità, piccoli
affreschi sonori in cui s’interfacciano i personaggi.
Con
Risso e Lamberti suonano alla batteria Francesco Alloa, al basso Carlo
Barbagallo, e Stefano Giaccone al sax, voce e chitarra, mentre la copertina è
realizzata da Dionisio Capuano.
Quattro
sono le canzoni, la prima s’intitola “Il Raccolto/The Pirate Song”, aperta dal
vento, il sax e quella psichedelia che affonda le proprie radici non nei ’60 ma
nei primi anni ’70. L’improvvisazione sembra essere la chiave di questa
struttura sonora, in realtà dopo aggiunti ascolti denoto una certa continuità
d’intenti che mi fa pensare ad una vera e propria composizione. Fuori ogni
dubbio la validità della carta vincente giocata sul classico crescendo sonoro,
sino a raggiungere una vetta alta, tanto da sentirmi avvolto dalla musica in
maniera ipnotica. Cambia il ritmo a metà del brano, divenendo cadenzato e
marziale, ma il sax imperterrito continua a parlottare sulla struttura sonora
un poco come accade nel finale di “Shine On You Crazy Diamond pt.5” dei Pink
Floyd. Questa suite di quasi diciotto minuti si conclude nel narrato e in un
assolo di batteria ponderato, atto soltanto insieme al vento a far volare con
la fantasia l’ascoltatore.
Assieme
a “Nei Kiwi C’è Il Mare” il Post Rock sprofonda nella Psichedelia fra echi e
rumoristica. Voci sussurrate rendono l’ambiente inquieto, qui è il basso a
suonare con maggiore presenza, tutto è lento ma occhio ai particolari, sempre
dietro l’angolo a nostra insaputa. Voce narrante e chitarra acustica per “La
Yurta Montata”, ancora una volta vicina al mondo dei Pink Floyd, questa volta a
quello di “Welcome To The Machine” in pieno loop.
A
chiusura c’è il brano più breve dell’album con i suoi tre minuti e mezzo
intitolato “Tony E La Meraviglia /The Pirate Song”, ancora una volta le
atmosfere sono grigie, ma il suono questa volta è pulito, senza rumoristica, e
attenzione alla sorpresa vocale finale a due voci.
Gli
Airportman questa volta rispetto alla discografia passata fanno un passo avanti
nei confronti dei suoni piuttosto che verso la canzone, traghettando
l’attenzione nei meandri nascosti della mente fra ricordi e sensazioni forti,
oggi sono il Caronte della musica alternativa e Post Rock italiana. MS
Nessun commento:
Posta un commento