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martedì 20 dicembre 2022

Airportman

AIRPORTMAN – Il Raccolto
Opend Mind / Lizard Records
Genere: Alternative, Post Rock
Supporto: cd – 2022




Dopo una giornata pesante le alternative per volerci coccolare e riposare un attimo sono diverse, guardare la tv, giocare, leggere o ascoltare un bel disco. Quest’ultima categoria è sempre più rara (purtroppo), ma vi assicuro che ancora c’è chi gode di questo rito epocale, dove il relax è garantito. Per fare ciò necessita ovviamente un disco all’altezza della situazione e chi conosce il nome Airportman di certo, sa cosa attendersi, fra musica e poesia. Il duo cuneese Giovanni Risso (chitarra) e Marco Lamberti (chitarra, tastiere, basso) s’incontra nell’estate del 2003 per dare vita al progetto Airportman, concentrato sulle forti emozioni ma soprattutto sull’importanza dei testi.
Ogni album è una storia a se, ricordo nella loro vasta discografia composta di diciassette album la storia toccante di “David” (2014 – Lizard Records), o quella di “Nino E L’Inferno” (2011 – Lizard Records), qui nella cantina di Canelli nel profumo inebriante del vino e in altri luoghi c’è la storia di Tony, Febo, Ciro, Stefano, Roberto, Lucia e della quotidianità, piccoli affreschi sonori in cui s’interfacciano i personaggi.
Con Risso e Lamberti suonano alla batteria Francesco Alloa, al basso Carlo Barbagallo, e Stefano Giaccone al sax, voce e chitarra, mentre la copertina è realizzata da Dionisio Capuano.
Quattro sono le canzoni, la prima s’intitola “Il Raccolto/The Pirate Song”, aperta dal vento, il sax e quella psichedelia che affonda le proprie radici non nei ’60 ma nei primi anni ’70. L’improvvisazione sembra essere la chiave di questa struttura sonora, in realtà dopo aggiunti ascolti denoto una certa continuità d’intenti che mi fa pensare ad una vera e propria composizione. Fuori ogni dubbio la validità della carta vincente giocata sul classico crescendo sonoro, sino a raggiungere una vetta alta, tanto da sentirmi avvolto dalla musica in maniera ipnotica. Cambia il ritmo a metà del brano, divenendo cadenzato e marziale, ma il sax imperterrito continua a parlottare sulla struttura sonora un poco come accade nel finale di “Shine On You Crazy Diamond pt.5” dei Pink Floyd. Questa suite di quasi diciotto minuti si conclude nel narrato e in un assolo di batteria ponderato, atto soltanto insieme al vento a far volare con la fantasia l’ascoltatore.
Assieme a “Nei Kiwi C’è Il Mare” il Post Rock sprofonda nella Psichedelia fra echi e rumoristica. Voci sussurrate rendono l’ambiente inquieto, qui è il basso a suonare con maggiore presenza, tutto è lento ma occhio ai particolari, sempre dietro l’angolo a nostra insaputa. Voce narrante e chitarra acustica per “La Yurta Montata”, ancora una volta vicina al mondo dei Pink Floyd, questa volta a quello di “Welcome To The Machine” in pieno loop.
A chiusura c’è il brano più breve dell’album con i suoi tre minuti e mezzo intitolato “Tony E La Meraviglia /The Pirate Song”, ancora una volta le atmosfere sono grigie, ma il suono questa volta è pulito, senza rumoristica, e attenzione alla sorpresa vocale finale a due voci.
Gli Airportman questa volta rispetto alla discografia passata fanno un passo avanti nei confronti dei suoni piuttosto che verso la canzone, traghettando l’attenzione nei meandri nascosti della mente fra ricordi e sensazioni forti, oggi sono il Caronte della musica alternativa e Post Rock italiana. MS

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