Pagine

sabato 24 settembre 2022

Walls Of Babylon

WALLS OF BABYLON – Fallen
Autoproduzione /  Wanikiya Record/Promotion
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2022




La musica Rock cosiddetta “colta” mai si sarebbe pensato che potesse nel tempo innestarsi con la musica “grezza” del Metal, detta così sembra una frase scontata e superficiale. In qualche maniera lo è, in quanto il Progressive Rock ha una sua cultura ma altrettanto ce l’ha l’Heavy Metal, nonostante i puritani del suono neghino il tutto. I gusti musicali sappiamo bene che sono personali e quindi indiscutibili, ma è inopportuno e sbagliato dire che l’Heavy Metal non ha una sua storia, un radicato perché e di conseguenza un contesto sociale ben definito. Hard Rock più Punk uguale Heavy Metal.
Il fatto accade nel 1978 in Inghilterra con la cosiddetta New Wave Or British Heavy Metal (NWOBHM), da li il suono distorto delle chitarre elettriche ne ha fatta di strada, sino a giungere oggi ad una popolarità di buon livello. Ovviamente la sopravvivenza è avvenuta grazie alla nascita di molti sottogeneri, dal Death, al Black passando poi per il Gothic, il Folk, il Grunge, il Nu Metal e moltissimi altri ancora, uno di questi si chiama appunto Metal Progressive. I Dream Theater hanno sinfonizzato e portato tecnica alla musica Metal, da li un susseguirsi di situazioni che rendono il genere ancora oggi interessante. Se andiamo a studiare bene gli eventi i canadesi Rush hanno già osato sin dagli anni ’70, ma soprattutto gli americani Queensryche guidati dalla stupefacente voce di Geoff Tate. Questi realizzano il 27 aprile 1988 il capolavoro “Operation: Mindcrime” (EMI) un concept politico e violento da ascoltare e vedere particolarmente in sede live. Tutto questo per rilevare che il Metal Progressive ben si sposa con un lavoro concept e che sovente il risultato è interessante, non scontato. Il fattore Prog in questo caso risiede nella scelta dei cambi umorali e di ritmo, oltre che di tastiere e situazioni incentrate sulla possibilità di far immaginare all’ascoltatore gli scenari raccontati attraverso i versi e la musica.
Anche in Italia siamo bene rappresentati, ad esempio la regione Marche annovera belle realtà, una delle quali si chiama Walls Of Babylon. Una volta Death Riders, il quintetto fabrianese ha saputo crearsi una propria veste e stabilizzarsi su un genere che si è Prog Metal, ma ha anche radici nel suono dei Blind Guardian e affini. Si formano alla fine del 2012 da un'idea dei chitarristi Francesco Pellegrini e Fabiano Pietrini. Rilasciano due dischi di buona fattura intitolati “The Dark Embrace”  (Autoproduzione - 2015) e l’ottimo “A Portrait Of Memories (Revalve Records - 2018)”. Il terzo album sappiamo bene che è quello della prova finale, o si vola o si cade, è accaduto con tutte le band se avete avuto modo di farci caso. Ebbene qui i Walls Of Babylon si giocano il jolly, ossia la carta del concept album. “Fallen” racconta una storia dura che allego nella sua totalità per farvi entrare meglio all’interno del lavoro scritto dal cantante Valerio Gaoni:
“L’umanità sta affrontando un ondata di violenza e di isteria senza precedenti.
Quello che prima, accendendo i telegiornali, era stato considerato una perdita di valori delle nuove
generazioni, si tramuta sempre più spesso in pazzia generalizzata, con omicidi e rivolte in tutto il globo. I soggetti affetti da tale frenesia e impossibilità di contenere le pulsioni umane vengono definiti “Fallen” e la piaga appunto “The Fall” caratterizzata dal totale annerimento delle iridi dei
soggetti colpiti. Un ricercatore medico, si rifugia nel suo laboratorio con il cadavere del figlio(ucciso dai genitori di un bambino che lui stesso ha provato a strangolare per futili motivi).
In questo laboratorio, con tutta la cittadina impazzita che cerca di sfondare la porta, lo scienziato
scopre, tramite l’autopsia sul figlio, che all’interno dell’amigdala ( parte del cervello umano) si trova un’altra ghiandola più piccola. Definita dallo stesso scienziato “L’interruttore di Dio” la ghiandola recepisce un certo livello di stress emotivo del soggetto derivante dalla repressione della parte “dionisiaca” e combinato con alti livelli di CO2 nel sangue, rilascia un ormone sconosciuto che rende i soggetti totalmente liberi di esprimere le pulsioni represse dalla società, dando sfogo a fenomeni di crudeltà senza pari. Lo scienziato è atterrito dalla sua scoperta e ritiene tale ghiandola una specie di switch collettivo che si attiva nel momento in cui una società offuscata dal raggiungimento di obbiettivi e risorse, rischia di danneggiare l’intero ecosistema naturale.”.
La cover art è realizzata da Carlos Fides (Evergrey, Shaman e altri ancora) mentre le foto e la grafica sono per opera di Romina Pantinetti.
L’album contiene dieci tracce a iniziare dall’immancabile intro qui intitolato “Claim (Overture) ”.
Il ticchettio del tempo ci addentra in un ambiente oscuro, le tastiere fanno da colonna portante alla melodia scandita quasi sgocciolata. Una delle caratteristiche sonore dei Walls Of Babylon è l’epicità che esplode immediatamente con “The Great Collapse” supportata da una ritmica impeccabile sostenuta dai due motori viventi di nome Marco Barbarossa (batteria) e Matteo Carovana (basso). Si capisce immediatamente che la band è rodata, l’intesa e quindi l’omogeneità dei suoni impattano a dovere nella musica proposta. Gli arrangiamenti sono buoni grazie anche all’apporto delle coralità che rendono al brano una maggiore ampiezza. “F.R.E.E.D.O.M.” è un'altra finestra per le capacità vocali di Gaoni, sempre impeccabile in tutte le tonalità, sia alte sia medio basse. Questa canzone si affaccia molto nel mondo del Metal Progressive.
Fra i brani più lunghi c’è “Amigdala” con sette minuti abbondanti d’energia.  Di questo granitico anthem è girato anche un video con la presenza di un bravissimo attore sempre fabrianese, Mauro Allegrini che attraverso la mimica del viso riesce a raccontare adeguatamente la storia assieme ai testi di Gaoni.
“Wispering Wind” all’inizio mi ricorda qualche passaggio in stile Soen, per poi rientrare nei canoni  Walls Of Babylon. Sale il ritmo con la title track “Fallen”, uno spaccato di Metal italiano contaminato da Blind Guardian e Prog, il tutto filtrato attraverso la personalità e la cultura in merito dei ragazzi. Un arpeggio di chitarra sopra le tastiere introduce “Anger And Lust” e qualcosa dei suddetti Queensryche mi sovviene alla memoria. “Wrath Upward” si passa la staffetta con il precedente regalando in più un ritornello efficace e ruffiano. In “Certain Twice” coesistono tutti gli ingredienti che fanno il DNA dei Walls Of Babylon e il concept si conclude con “Too Late For Regrets” a mio gusto personale il piatto forte del disco.
Se devo ricercare una pecca, ma che probabilmente potrebbe anche non essere, dipende dai gusti, a me il concept sarebbe piaciuto maggiormente se i brani fossero stati legati nella continuità, ossia senza la pausa silenziosa fra un pezzo e l’altro, per il resto ho solo che goduto.
Un disco che nonostante il forte argomento mette la carica e ti viene subito voglia di riascoltarlo. Vediamo questa regola del terzo album se funziona, spero che i Walls Of Babylon nel tempo vengano supportati adeguatamente come meritano, io dico semplicemente che la loro passione e professionalità è contagiosa. MS







 

2 commenti:

  1. Grazieeee. Sei bravissimo! I ragazzi sono bravissimi. Il 3° funzionerà, hanno la "scala di cuori" in mano.🎵😉❤

    RispondiElimina
  2. Un lungo lavoro che li ha impegnati per anni, ma il risultato a mio parere è buono!

    RispondiElimina