Sammary
SAMMARY
– Monochrome
Progressive
Promotion Records
Genere:
Post Prog Moderno
Supporto: cd – 2022
Mi
sono reso conto con il passare degli anni di essere un critico musicale
anomalo, un onnivoro vorace ma che allo stesso tempo sa scegliere cosa
mangiare. Non mi sono fermato con il gusto a un cibo in particolare, ho amato
sempre ogni periodo del Rock. Certo che se vogliamo dire qual è stato il
momento migliore per idee e fertilità con certezza trattasi dello spicchio decennale
che va dal 1965 al 1975, ma a seguire c’è stato sempre un qualcosa di buono, d’innovativo.
L’evoluzione va avanti anche senza di noi, è nella natura delle cose. La musica
rappresenta sempre la società del momento, insomma se ne potrebbero dire davvero
tante al riguardo, ma lasciatemi affermare che oggi amo da morire il Post Prog
Moderno. Per capire dettagliatamente cosa è il Post Prog Moderno vi rimando fra
pochi mesi in libreria perché ne ho scritta la storia, intanto per abbreviare
il concetto vi dico che è un paletto che mette le distanze fra il Progressive
Rock degli anni ’70 e quello attuale, maggiormente psichedelico a tratti etereo
e in altri metallico. Questa frantumazione definitiva del Classic Prog parte
dai Radiohead e di cose ne sono successe dopo gli anni ’90.
I
Sammary sono figli di questi tempi, sound moderno alla Pure Reason Revolution,
Anathema e Within Temptation ma con influenze del passato con echi di Pink Floyd,
Abba e molto altro ancora.
Sammary
è il progetto del polistrumentista e cantautore Sammy Wahlandt in collaborazione
con la cantante Stella Inderwiesen. Assieme a loro Marie Stenger (voce),
Larissa Pipertizis (voce) ed Elena Pitsikaki (Kanun). “Monochrome” è il debutto
discografico che si apre con la psichedelia di “ Black And White”, un crescendo
roboante di suoni e sensazioni oniriche che fanno da preludio a “Soft”. Qui il
Metal aggredisce l’ascoltatore sino al sopraggiungere della voce di Stella che
fa da paciere. Aperture spaziali fanno del ritornello un punto di forza. Molti
i cambi d’umore che sono anche questi parte del DNA del genere, altrimenti il
termine Prog non avrebbe qui il senso di esistere. Un piano a effetto apre
“218”, l’artwork che accompagna il disco ben rappresenta le atmosfere eseguite,
un velo di grigia malinconia aleggia sempre sopra di ogni nota. Il suono duro
delle chitarre qui è semplicemente una parentesi d’accompagnamento. Le tastiere
che occupano il posto degli archi ben supportano l’incedere sonoro. Sentita l’interpretazione
della giovane Stella durante la ballata “A Kiss Without A Meaning”, un altro
motivo in cui l’apertura a metà brano porta a volare alto con la fantasia.
Massiccia “219”, tuttavia maggiormente vicina alla classica formula canzone.
Elettronica fa capolino all’inizio di “Sweet Affliction”, qui sento anche
influenze anni ’80 derivanti dalla New Wave, il tutto rivisitato in chiave
decisamente moderna. Ancora una volta la voce è protagonista.
Arpeggi
di chitarra per “Open”, un motivo di riflessione e di ascolto a occhi chiusi
che lasciano soltanto successivamente strada ad aperture sempre dall’ampio
spettro. Territorio Anathema? In alcuni casi si. “220” è lieve, ancora una
volta dipinge una tela dallo sfondo grigio ma questa volta a pastello. Bene “Killing
Another Person”, gradevole canzone di facile assimilazione. Ancora elettronica
per “Monochrome” che potremmo definire il suggello del disco poiché “Epilogue”
non è altro che un breve strumentale di tastiere a concludere.
Ragazzi,
questo è Post Progressive Moderno, come detto ne sentiremo parlare più
approfonditamente nel tempo, intanto complimenti al progetto Sammary, adatto a
un pubblico che non disdegna il sound Metal con annesse dolci melodie e una
voce sopra le righe. MS
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