Melanie Mau & Martin Schnella
MELANIE
MAU & MARTIN SCHNELLA – Invoke The Ghosts
Autoproduzione
Genere: Acustic Folk / Progressive Rock
Supporto: cd – 2022
Quante
volte nella vita c’è capitato di evocare fantasmi, ossia ricordare il passato a
volte con nostalgia e in altri casi con un velato timore. Sono sensazioni molto
potenti che ci fanno sentire vivi, il sentimento, la paura, la mancanza di un
caro l’amore, avvenimenti che tuttavia fanno del nostro percorso terreno un
vero e proprio bagaglio d’esperienza. La musica non è altro che un
amplificatore di queste sensazioni, se vogliamo anche attraverso i testi che
possono divenire una vera e propria valvola di sfogo. “Invoke The Ghosts” attraverso
le parole, racconta storie che riguardano proprio il nostro quotidiano essere.
Prima
di entrare a parlare della musica di questo nuovo disco di Melanie Mau &
Martin Schnella (il secondo con brani propri tralasciando gli album cover),
vorrei soffermarmi sul grande sforzo creativo riversato sulla confezione, essa
si presenta cartonata, apribile in due parti con foto di Bodo Kubatzki, disegni
splendidi per opera di Isa Hausa Illustrations, pitture di Anish Jewel Mau con
la supervisione di Martin Huch e poi testi e credits dettagliati. Quando un
prodotto è così curato, è giusto presentare i suoi autori, specialmente poi se
stiamo trattando un’autoproduzione. Davvero complimenti.
La
band è composta da Melanie Mau (voce), Martin Schnella (chitarre, voce), Mathias
Ruck (voce),
Lars
Lehmann (basso), e Simon Schröder (percussioni, batteria, voce). Tre gli
special guest chiamati a impreziosire l’album, Jens Kommnick (fiati,
violoncello, strumenti celtici, chitarra acustica, voce),
Siobhán
Kennedy (voce) e Steve Unruh (violino).
Come
avrete già avuto modo di intuire leggendo i partecipanti, la voce è un punto focale
per la musica del duo tedesco, vocalità anche a cappella sono uno dei punti
forti dell’intero lavoro. Musica Folk a tratti celtica si va a sposare anche
con il mondo del Metal Prog inteso non come suono elettrico distorto bensì come
intensità, infatti l’innesto di Simon Schröder apporta al sound un indurimento
rispetto i canoni sonori del passato. Tuttavia le ballate sono la prevalenza,
così il Folk e il Progressive Rock, infatti l’esperienza di Schnella lo porta
negli anni ad ascoltare un ampio spettro di musica, ne abbiamo avuto prova
negli album di cover “Live In Concert” (2017) “Pieces To Remember” (2018) e “Through
The Decades”.
Dieci nuove composizioni a iniziare da “Nur
Ein Spiel” brano cantato in lingua madre. E la storia si palesa immediatamente
avanti a noi grazie ai cori in classico stile Gentle Giant. La voce vigorosa di
Melanie è sempre gradevole, mentre ci sembra di ascoltare un brano acustico dei
Blind Guardian.
Ritorno
al classico inglese per “The Beast Is Lurking” dove ho parvenze sonore The
Ghatering, in cui l’incedere vivace e insistente conduce verso un Hard Prog
influenzato dal Folk, qui addirittura fa capolino una parte vocale in Growl. In “Solumate” si espongono strumenti a fiato,
violino, coralità, un ampio spettro sonoro che riempie la mente durante
l’ascolto, decisamente consigliato in cuffia.
Un
dolce arpeggio di chitarra inizia “Where’s My Name”, questo è il territorio
dove il duo sa dare il meglio di se, un mondo fatto di dolcezza e melodie in
una ballata curata e ricca di sentimento. A metà il brano si lancia in una
parte percussionistica accompagnata sempre dalla chitarra e dal whistle in cui
fanno capolino anche i primi Spock’s Beard, questo per chi dovesse conoscerli
approfonditamente. “Of Witches And A Pure Heart” è un movimento decisamente
Prog e anche il più lungo del disco grazie ai suoi quasi dieci minuti. Tanta la
carne al fuoco, ma non si brucia, l’alternanza dei ritmi garantiscono una
freschezza all’ascolto davvero scorrevole. Il fil rouge è comunque e sempre resta
il Folk. Martin Schnella si dimostra un bravissimo chitarrista e compositore,
ascoltare “Calypso” per entrare nel concetto. Qui l’andamento si dimostra
“Metallico” malgrado non siano presenti le classiche chitarre distorte. “Red Beard”
procede il cammino sulla stessa lunghezza d’onda mentre con “Ein Stummer Schrei”
e “Das Goldene Königreich (The Virgin Queen) ” si ritorna al cantato in lingua
madre. “Ein Stummer Schrei” ha un intro di matrice classicheggiante, una
ballata che sfocia in un assolo di chitarra elettrica dall’ampio respiro,
sempre dall’impatto emotivo elevato. “Das Goldene Königreich (The Virgin Queen)
” è un'altra mini suite di nove minuti in cui l’andamento ripercorre le orme
del suo precessore. Bellissima “Wholeheartedly” che chiude l’ascolto con voci a
cappella come nell’inizio, una composizione di Melanie che sembra provenire da
un tradizionale.
“Invoke
The Ghosts “ è quindi un disco curato in ogni particolare, la bellezza della
musica risiede anche nella propria totalità, dall’abito al corpo passando
direttamente attraverso l’anima, se a tutto questo si aggiungono esperienza e
cultura allora il risultato positivo è garantito. Molto consigliato, ma molto,
molto. MS
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