Pagine

venerdì 6 maggio 2022

Project: Patchwork

PROJECT: PATCHWORK – Ultima Ratio
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G. T. Music
Genere: Progressive Rock/Metal
Supporto: cd – 2022




Negli anni abbiamo imparato ad apprezzare la musica Progressive Rock proveniente dalla Germania. La nazione è sempre stata storicamente vivace nell’ambito, molte le band che hanno dato il proprio contributo alla causa iniziando proprio dagli anni ’70. Vogliamo poi parlare del Krautrock? Anche nei tempi moderni le realizzazioni si susseguono con intensità e qualità, soprattutto in un rispettoso equilibrio fra passato e presente. Chi ad esempio non dovesse conoscere gruppi come Seven Steps To The Green Door, Flaming Row, RPWL solo per fare tre nomi a caso, potrebbero dare loro un ascolto. 
Uno degli esponenti più interessanti del circuito Prog tedesco è sicuramente Gerd Albers (Groovefabrik), polistrumentista amante delle grandi collaborazioni autore del fortunato Project: Patchwork. Come accade per Arjen Lucassen negli Ayreon, anche per Albers la lista dei partecipanti che ruotano di volta in volta attorno alla musica è davvero nutrita. In questo terzo album in studio intitolato “Ultima Ratio” questi sono i nomi di alcuni dei partecipanti alle strumentazioni: Lars Köhler (voce), Arno Menses (voce), Miriam Kraft (voce), Olaf Kobbe  (voce), Anne Trautmann (voce), Jean Pageau (voce, flauto), Matthias Bangert (basso), Johannes Pott (batteria), Marek Arnold (tastiere), Daniel Eggenberger (tastiere), Volker Wichmann (tastiere), Ben Azar (chitarre), Peter Koll (chitarra), Martin Schnella (chitarre), e Marco Wriedt (chitarre).
Il libretto interno che accompagna il formato cd dell’edizione cartonata, oramai caratteristica della Progressive Promotion Records, include un’interessante e approfondita descrizione del tema sulla pandemia che stiamo vivendo in questo periodo. L’artista non vuole dare regole precise o dettare sentenze categoriche, bensì intende narrare le effettive difficoltà in cui la società è caduta nel corso di  queste restrizioni, che ci hanno privato di molte attività quotidiane. La vita che stiamo vivendo è quindi esaminata in questo corposo artwork. Nove le tracce a iniziare dall’immancabile intro qui intitolato “Ultima Ratio Pt.1 – Prologue”. L’imponenza delle tastiere presenta al meglio il genere Progressive Rock e precisamente quello sinfonico, lo strumentale ha un fascino tipicamente moderno, infarcito solamente in maniera misurata dalle chitarre Heavy. La batteria con ogni rullata  evidenzia i passaggi che soltanto alla fine lasciano spazio alle chitarre acustiche, ed è la volta di “New Normality”, legata all’intro e cantata in inglese. Qui è trattata la “nuova” normalità quotidiana, mentre la musica è un mix fra Ayreon e Porcupine Tree, questo per gli amanti dei suddetti gruppi.  La canzone è strutturata sia per la formula canzone classica che per l’immancabile cambio di ritmo come esige il Progressive Rock. “Weeks Of Sorrow” è il brano più diretto dell’intero album con un ritornello interessante e un andamento tipicamente variegato, molti i deja vu durante l’ascolto e il riff che lo accompagna è davvero indovinato. Atmosfere graffianti si alternano a frangenti maggiormente pacati e il risultato è davvero di appagamento. Ancora una volta attaccata come in una suite giunge “Code Red” aperta dalla bella voce di Miriam Kraft, una semi ballata dal sapore Folk fra le mie preferite di “Ultima Ratio”. Due minuti e mezzo di chitarre acustiche ed elettriche in “Hope”, composizione che lascia spazio a voli pindarici in cielo aperto, quando la musica riesce alla perfezione a sostituire le parole, questo è il risultato. Terminato il movimento parte immediatamente “Dead-End Street”, tanta materia all’interno, vibrazioni elettriche, enfasi e armonie delicate compongono il DNA del pezzo. “Depressed Sentiments” è nomen omen e gioca molto su gradevoli coralità, mentre è presente anche una mini suite intitolata “Keepers Of The Fire della durata di quasi tredici minuti. Tutte le capacità compositive di Albers si evidenziano nel corso del brano, anche la cultura musicale che palesa un attento ascolto negli anni di buona musica. Il disco come si è aperto si chiude con “Ultima Ratio Pt.II – Epilogue” e l’opera è conclusa.
Vorrei terminare questa recensione con una analisi dell’ultimo periodo musicale nel quale ci siamo immersi, la qualità si è elevata a tutti i livelli e generi. La pandemia ha forse dato la possibilità agli artisti di sedersi e riflettere maggiormente lasciando così spazio alla fantasia e alla voglia di esternare tutto il loro essere, Project: Patchwork non esula da questo mio pensiero. Un'altra chiave di lettura potrebbe essere che abbiamo avuto anche più tempo per tutti noi di ascoltare, leggere, informarci, tutto questo grazie ad internet che riporta il mondo in casa, facendo si che la contaminazione e la cultura aumenti l’asta della cultura personale. 
“Ultima Ratio” è un bel disco, registrato a dovere, un ulteriore finestra sul Progressive Rock che sta mutando nella normale evoluzione delle cose, così come deve essere ma sempre con il rispetto del passato. MS






Nessun commento:

Posta un commento