PARCO LAMBRO – Parco Lambro
Toks Records / Music Force
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2016
Sentendo
nominare il nome Parco Lambro, gli appassionati di Progressive Rock già avranno
alzato le antenne interrogandosi se trattasi del mega festival concerto che si
teneva annualmente in quel di Milano negli anni ’70, oppure di altro. In questo
caso trattasi di altro, ossia di una band musicale di Bologna formatasi agli
inizi del 2014, ma il nome è servito all’uopo.
Infatti
il gruppo composto da Clarissa Durizzotto (sax contralto, clarinetto, voce),
Mirko Cisilino (tastiere, tromba, trombone), Giuseppe Calcagno (chitarra,
basso), Andrea “Cisa” Faidutti (chitarra, basso) e Alessandro Mansutti (batteria)
è dedito ad un sound rivolto con lo sguardo al passato Prog dalle tinte
Canterburyane ma anche ispirato dalle sonorità FreeJjazz, psichedeliche e
Noise.
Il
disco si apre con il sax di Clarissa
Durizzotto sopra una ritmica frenetica nel brano “#5” e non è difficile
accostare il tutto ai Van Der Graaf Generator. Potenza e cambi di tempo, un
fraseggio di chitarra fa tornare la mente agli anni ’70, fra Psichedelia ed
improvvisazione, questo brano strumentale del suo mostra il forte carattere
della band.
Il
suono diventa mansueto in “Nord”, pezzo suddiviso in due parti, ma questo
soltanto all’inizio perché il crescendo è dietro l’angolo. E sono ancora i
fiati a rendere il tutto molto nervoso e d’impatto. Il fraseggio centrale del
brano si appoggia nuovamente alla Psichedelia, un trip di tastiere su di una
ritmica spezzata fanno del brano un volo da effettuare ad occhi chiusi.
L’assolo di chitarra elettrica è incastonato in una fase ulteriormente
crescente, un muro sonoro che farà la gioia degli estimatori del genere.
“Not
For You” è una mini suite di dodici minuti dove all’inizio si può ascoltare un
pacato giro di Jazz che inevitabilmente va alzandosi di volume ed intensità,
come stile Parco Lambro ci insegna.
Ovviamente al proprio interno le fasi si susseguono mutando di forma e contenuto, una musica instabile ma
che nel suo incedere ha un proprio ordine. Lontana la formula canzone, nessun
pezzo da fischiettare o da cantare (anche se qui la voce si fa presente), solo
fiumi di assolo che si sovrappongono in un intercalare sempre più elevato.
Segue
un'altra suite di un quarto d’ora dal titolo “Notturno” ed immaginate di
miscelare i Pink Floyd degli anni ’70 ai Van Der Graaf Generator. Il disco si
chiude con “Ibis”, pezzo suddiviso in due trance, “Parte I” e “Parte II”, e
nulla cambia da quanto detto.
La
musica dei Parco Lambro è questa, strumentale, legata all’ improvvisazione come
hanno saputo fare in passato gli Area o i Soft Machine. Di sicuro un percorso
mirato ad un pubblico di nicchia e preparato a certe forti emozioni. MS
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