CAST
– Power And Outcome
Progressive
Promotion Records
Distribuzione italiana: GT Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2017
I
messicani Cast hanno girato il mondo, sono venuti anche in Italia, hanno
registrato diciannove album in studio a partire dal 1994 e si muovono fra il
classico Progressive Rock ed il mezzano New Prog. Una musicalità che fa venire
i brividi ad ogni fans del genere, fra tastiere, flauto, violino, chitarre,
tuffi nel passato ed uno sguardo nel presente, però? Però non hanno ricevuto il
successo che avrebbero dovuto meritare, sono rimasti nel limbo, solo per fans incalliti, ma per
fortuna oggi la Progressive Promotion Records prende in mano la situazione e rilascia
questo nuovo album dal titolo “Power And Outcome”.
I
bellissimi disegni di Carlos Humaràn e l’artwork di Xaguaro e Juan Carlos
Lizarraga, sicuramente richiamano l’attenzione di chi segue il Prog Rock, uno
stile fra maschere, face paint e uccelli (questa volta non una gazza ladra, ma
un corvo) che non lascia adito a dubbi… E’ Prog!
E
che Prog, la mini suite iniziale “Rules Of The Desert” chiarisce
immediatamente le idee al riguardo, i
Cast sono ottimi strumentisti e compositori. Ciò che dimostrano di aver capito
non è poca cosa, ossia di creare musica in cui gli assolo sono piacevoli e non
asfissianti, sempre attenti alla melodia facile, perché in fin dei conti deve
sempre restare qualcosa alla fine dell’ascolto del brano. Poi, i cambi di tempo
ed umorali che spezzano l’andamento, quindi il tutto rimane variegato ma non destabilizzante. Piacevoli i momenti di
chitarra elettrica che si intersecano con la struttura sostenuta e valorizzata
dalle numerose tastiere.
New
Prog nella successiva title track, difficile credere di ascoltare una band del
Messico e non dell’ Inghilterra. Buono l’uso delle voci e delle coralità che
giocano fra effetti sonori e cori. Molta enfasi e grandezza.
Il
piano apre “Details, a. Circle Spins”, un'altra mini suite questa volta suddivisa
in due trance, la seconda dal titolo “Details, b. Start Again”. Qui compaiono
anche momenti più vintage e classicismi, grazie anche all’uso del violino da
parte di Roberto Izzo. La band ad onor di cronaca viene completata da Alfonso
Vidales (tastiere), Antoniao Bringas (batteria), Claudio Cudero (chitarra),
Carlos Humaran (basso), Bobby Vidales (voce) e Lupita Ancuna (voce).
Tantissima
la carne al fuoco e gli strumentisti dimostrano di essere una rodata macchina
da guerra, perfettamente oliata e assoluta. Le parti strumentali sono negli
assolo devastanti sotto molteplici aspetti, grazie appunto all’equilibrio
perfetto all’interno della band, un suono imponente come nella seconda parte
della succitata mini suite.
Sotto
alcuni aspetti si possono riscontrare agganci anche con la nostrana PFM.
I
Marillion dimostrano di conoscerli e “Through Stained Glass” fa la spia. Solare
“Illusion And Tribulations”, l’ariosa apertura raggiunge l’apice nell’assolo di
chitarra elettrica. Le fughe strumentali proseguono in “The Gathering” per
placarsi nella strumentale “Conquest”. La breve “Full Circle, prettamente voce
e tastiere, introduce alla conclusiva “Dialect For The 21st Century”, degna
conclusione dell’opera in analisi.
Che
disco! Resto con la speranza che prima o poi ne esca anche una versione in
vinile. Merita. MS
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