PROJECT: PATCHWORK – Tales From A Hidden Dream
Progressive Promotion Records
Distribuzione italiana: GT Music
Genere: Metal Prog
Supporto: cd – 2015
E’
con piacere che vi presento un nuovo progetto della prolifica Germania in
ambito Rock Progressivo, Project: Patchwork.
La
mente costruttrice è quella di Gerd Albers, compositore, chitarrista,
tastierista e cantante che si combina con quella del chitarrista Peter
Koll. La lista degli artisti che vanno a
coadiuvare questo album è davvero lunga e stellare, sono più gli special guest
che le canzoni. Una lista lunga a cui poche volte nella mia navigata carriera
di scribacchino, mi sia capitato di assistere! Molti gli strumentisti tedeschi,
per fare alcuni nomi si incontrano Kalle Wallner alla chitarra (RPWL), Martin
Schnella alla chitarra (Flaming Row, Seven Steps To The Green Door), Marek
Arnold alle tastiere (Seven Steps To The Green Door, Toxic Smile, Cyril, United
Progressive Fraternity) ed altri ancora. Tutto questo può fare intuire la
direzione artistica di questo progetto a chi di voi è ferrato ed amante di
questo stile. Ci sono anche i fiati di Claudia Orth (flauto) e di Marek Arnold
(sax soprano, oltre che il bouzuki di Yossi Sassi (ex Orphaned Land). Il totale
ammonta a 40 musicisti e ben tre produttori!
Il
libretto interno che accompagna il disco è al riguardo dettagliatissimo, con
tanto di spiegazione brano per brano e nominativi di chi vi partecipa.
Questo
è il sogno giovanile di Gerd Albers, che vede realizzarsi soltanto oggi nelle
nove canzoni di “Tales From A Hidden Dream”.
Dentro
ci sono le suite, “Oblivion” di tredici minuti e mezzo e “Incomprehensible” di
diciotto, a coronamento di uno stile musicale che negli ultimi mesi di questo
2015 sembra rivivere nuove attenzioni sia da parte del pubblico che dei media.
Si
comincia con il piano sognante di “Beginning”, brano scritto nel 2012 e suonato
da Johannes Hahn e da Marek Arnold al sax, per poi passare alla prima suite
datata 2014, “Oblivion”. Qui di cose ce ne sono da ascoltare, dagli interventi elettronici
alle chitarre Hard, agli arpeggi fino ai buoni assolo (specie di chitarra) e
cambi di tempo. Cantano Lars Begerow
(Row, Flaming Row” e Claudia Kettler. Ci sono perfino passaggi in growl! Non
nascondo che il mio pensiero spesso va rivolto ad Ayreon, dell’olandese Arjen
Anthony Lucassen, ma quando si è avanti a questi progetti colossali credo sia
inevitabile.
Le
melodie sono gradevoli, si sogna e ci si emoziona.
“The
Turning Point” è affidata alla voce di Olaf Kobbe e cavalca fra epicità, Hard
Rock ed AOR.
“Elysium”
con i suoi cori formati da voci soprano, alto, tenore e basso è un breve
intervento di un minuto che porta a “Land Of Hope And Honour” ed alla voce
angelica di Jessica Schmalle. Canzone
Folk d’impatto emotivo elevato, amplificato dal dolce flauto di Claudia Orth e
dall’assolo conclusivo di Pinkfloydiana memoria di chitarra. C’è di bello che
sono “canzoni”, non solo Progressive a manetta, restano anche memorizzate alla
mente, come la rocchettara “Not Yet”.
Si
ritorna principalmente all’acustico con “Every End Is A Beginning”, cantata in
tedesco da Magdalena Sojka, il momento più semplice dell’intero disco.
Influenze classiche per la ripresa di “Oblivion”, qui con il titolo “Oblivion
Things”.
Il
disco si chiude con la seconda suite (in verità è un demo), “Incomprehensible”.
Concedetemi
il termine “Opera Rock”, anche se non lo è a tutti gli effetti. Un disco ben
confezionato sotto tutti gli aspetti, questo si. MS
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