Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

lunedì 2 aprile 2012

Labirinto Di Specchi

LABIRINTO DI SPECCHI - Hanblecheya
Lizard Records

Distribuzione italiana: BTF
Genere: Prog Psichedelico
Support: CD - 2010



E’ con estremo piacere che mi trovo a narrare le vicissitudini Progressive di una nuova band italiana, a testimonianza che il genere, malgrado le esili vendite, non cede passo. Infatti il Prog da noi è rivolto ad un pubblico di irriducibili cultori, come se la ricerca dei suoni, i viaggi mentali e le emozioni forti non siano più alla portata di tutti. Probabilmente non è solo un discorso mediatico o di pubblicità, oggi poi con internet si può sopperire a questa cosa, credo piuttosto sia la pigrizia e la voglia di “non pensare” degli individui che sta tristemente dilagando sempre più. Ma il genere stesso, negli anni è comunque quasi sempre rimasto sussurrato, di culto e le band stesse hanno sempre rivolto lo sguardo verso la fonte degli anni ’70, suggendone l’essenza. Tuttavia la bellezza di questa musica è cristallina, tanto che il tempo sembra non avere incidenza.
L’ottima Lizard tira fuori dal cilindro l’ennesima sorpresa, il Labirinto Di Specchi e gia dal nome si ha la certezza di avere in mano un prodotto di Prog Italiano. La bella copertina riesce a descrivere l’inquietudine e la spiritualità dell’album, il quale narra proprio dello spirito degli Indiani d’America in un contesto cosmico. Spazio dunque alla Psichedelìa , a tratti supportata anche da un violoncello, quello dell’ospite Michele Sanchini, tanto per rappresentare comunque la mediterraneità del suono. Per entrare maggiormente dentro il discorso anni ’70, il quintetto composto da Raffaele Crezzini (batteria), Gabriele Marroni (chitarra), Filippo Menconi (basso), Andrea Valerio (tastiere) e Diego Samo (Tastiere Synth), si avvale della collaborazione di una voce narratrice storica, quella di Paolo Carelli dei Pholas Dactylus., gradito ritorno.
Chitarre elettriche spezzano spesso il suono onirico delle tastiere synth, rendendo l’ascolto un volteggiare nell’immaginifico tratto cosmico della mente. I ritmi cambiano, il suono evolve su se stesso, alternando Prog classico a Space Rock, per un risultato appagante nella sostanza. Si rimane piacevolmente colpiti davanti alle fughe strumentali di “La Maschera Della Visione”, brano che farà scorrere i brividi sulla pelle dei nostalgici dei tempi che furono. Spazio a composizioni ipnotiche e fuorvianti come “Fantasia”, dove la Psichedelìa si lascia stuprare da una chitarra classica e dal Reggae! Crescendo musicale che riempie l’ascolto, grazie anche ad una più che discreta produzione sonora. E’ alquanto sorprendente che giovani band all’esordio siano portatrici del credo sonoro degli anni ’70, più delle band storiche per eccellenza, le quali pur rimanendo in ambito Progressive, hanno modificato il proprio stile in base alla realtà di oggi.
Passione per una musica che ha segnato indelebilmente le sorti del Rock facendolo uscire dal corpo, sede nella quale generalmente è sempre risieduto. Per questo mi sento di consigliare l’ascolto di “Hanblecheya”, assaporate anche voi l’essenza dello spirito, lasciarsi andare è anche un modo di giustificare l’esistenza della musica, una volta tanto viatico per uscire dallo stress giornaliero di una società che corre sempre di più e che non ha il tempo di soffermarsi per riflettere. Lo spirito indiano aleggia su di noi e nella musica del Labirinto Di Specchi. Interessanti e coraggiosi. MS

2 commenti:

  1. Hanblecheya è la nuova frontiera del prog. Grandi Labirinto di specchi, meritereste più spazio in questo panorama musicale italiano che dà, purtroppo, spazio a gruppi a voi inferiori. Consiglio a tutti sia questo album sia la demo precedente del gruppo.

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  2. Come ho detto nella recensione, è una band interessante e coraggiosa. La tua considerazione è giusta, sai comunque quante volte sono restato attonito avanti a dischi scadenti e passati per capolavori in molti media? Ho notato una cosa certa nel mio lungo militare nella musica in generale, i dischi migliori, sono quelli fatti con passione propria e senza dar retta a nessuno. Questi sono i più sinceri e sentiti, ma è anche il motivo per cui non vengono considerati dagli addetti ai lavori, in quanto loro non ci hanno potuto mettere le mani e quindi neppure prendere proventi. Questo in generale, si intende, non è una regola precisa. In questo caso non mi riferisco di certo alla BTF. Credo che il senso comunque sia chiaro. ;-) Ciao MAX

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