CLOUDS
CAN – Leave
Progressive
Promotion Records
Distribuzione: G.T.Music
Distribution
Genere: New Progressive Rock – 2017
Mi
resta difficile definire questo album dei Clouds Can, duo poliedrico composto
da Thomas Thielen, conosciuto ai fans del genere come T, e Dominik Hüttermann,
perché quello che vado ora a scrivere è una ripetizione storica, cioè: “Leave”
è un album di musica Progressive Rock e Pop.
Negli
anni ’70 da noi il Pop è il primordiale nome del Progressive Rock, quindi mi
scuso per questa apparente ripetizione, ma il Pop oggi è ben altra cosa
rispetto quello di quaranta anni fa. Detto questo vi addentro nel progetto dei
tedeschi in questione, dicendovi che l’album è composto da sette canzoni e che
è accompagnato da un cospicuo libretto con tanto di testi, foto e descrizioni
del caso. Il disco propone materiale di facile fruizione, a partire da “This
Dream Of Me” il quale dimostra come la canzone si può innestare con il Progressive
Rock. Le tastiere sono importanti, soprattutto in fase di tappeto sonoro e
buone le coralità che accompagnano il canto. Più ricercata “All We Are I Am
Not”, inizia con suoni elettronici per poi gettarsi nel New Prog di
Marillioniana memoria. Le atmosfere si alternano fra il malinconico e
l’enfatico.
“Life
Is Strange” mi fa venire alla mente certi inizi degli Arena, band di Clive
Nolan (Pendragon su tutti), Mike Pointer (ex Marillion) etc. La voce iniziale
filtrata è caratteristica, per poi addentrarsi in atmosfere toccanti sostenute
dai lamenti di chitarra in sottofondo. Una formula rodata che funziona sempre e
che comunque regala belle emozioni. Assolo di chitarra finale che ci sta come
il cacio sui maccheroni!
“On The Day You Leave” è un lento, qui il
cantato rimanda ai Marillion di Hogarth, quelli intimistici, e gli occhi si
socchiudono ciondolando al ritmo del piano. Il crescendo sonoro è travolgente,
così la melodia che lo sostiene.
Suoni
filtrati ed elettronici in stile Porcupine Tree aprono “Like Any Angel”, altro
brano di musica Pop Prog gentile e meditativo. A ballate i Clouds Can ci sanno
proprio fare, altra rappresentazione sonora arriva da “A Change Of Heart”, i
giochi sono semplici, l’anima prima del corpo.
Una
sveglia scandisce il tempo, “Insomnia” inizia di soppiatto per poi
successivamente mostrare i muscoli, il
brano più elettrico del disco, nervoso, ampio e fragoroso.
“Leave”
si conclude con “Always Forever”, sunto delle caratteristiche del gruppo sin
qui descritto. Tengo a sottolineare che
tutte le canzoni hanno una durata che oscilla da un minimo di cinque
minuti e mezzo al massimo di poco più di sette minuti.
Senza
strafare la musica dei Clouds Can è semplice, mi viene da dire “morbidezza”,
questa è la sensazione che lascia in me al termine dell’ascolto. MS
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