Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 30 settembre 2017

Quarto Vuoto

QUARTO VUOTO – Illusioni
Lizard Records
Distribuzione: BTF - GT Music - Pick Up - Ma Ra Cash – Syn-Phonic
Genere: Neo Prog / Psychedelic Prog
Supporto: cd – 2017


Il termine Progressive Rock nel tempo ha assunto differenti significati, questo ha fatto sì che attorno ad esso si aggiri oggi molta confusione. Basta visitare la pagina web Progarchives per rendersi realmente conto di quanti sottogeneri è composto il Prog odierno. Generalmente il termine si attribuisce ad una musica “datata”, anni ’70, sinfonica e piena di lunghe suite, tuttavia esso viene  estrapolato dal lontano Jazz degli anni ’50 in “Progressive Jazz” dove il significato sta proprio per  “Progredire”. Non necessariamente sperimentazione obbligatoria, ma innesti di vari generi che con gli anni comunque si sono formati naturalmente grazie all’evoluzione dei tempi. E qui scatta la confusione. Ma la musica per se è un mezzo semplice per emozionare, le parole non servono, come diceva Frank Zappa “Parlare di musica è come ballare di architettura”, e quindi veniamo alla musica.
I Quarto Vuoto suonano un Prog completamente strumentale che bene si incastonerebbe nella discografia Kscope, ossia quello sognante e ricercato alla Porcupine Tree prima era, ma anche con lo sguardo rivolto al passato, non mancano i riferimenti ai King Crimson più nervosi. Lo spirito della band è quello di colpire l’animo dell’ascoltatore con le sue arie, senza sprofondare in inutili tecnicismi, anche se la chitarra svolge un lavoro molto importante e la ritmica è ben rodata e presente con sferzate o virgole a seconda delle necessità. Le tastiere non sono mai invasive, piuttosto da tappeto ed atmosfera che da imponenti assolo. Il disco si presenta suddiviso in sei tracce, tutte di media e lunga durata. L’artwork oscuro è realizzato da Lorenzo Giol e bene si amalgama all’ascolto della musica.
Ma chi sono i Quarto Vuoto? Sono un gruppo trevigiano oggi composto da Edoardo Ceron (basso), Nicola D'Amico (batteria), Mattia Scomparin (tastiera e pianoforte) e Luca Volonnino (chitarra). Si formano nel 2010 e all'inizio del 2014 pubblicano con il cantante e violinista Federico Lorenzon l'omonimo EP autoprodotto “Quarto Vuoto”, ricevendo ottime recensioni da critici del settore sia in ambito italiano che internazionale. Partecipano e vincono nel tempo differenti contest fra i quali Vicenza Rock contest 2013, Veneto Rock contest (Treviso) 2013 e FreeYoungMusic 2011.
Ma anche in studio le atmosfere riescono a convincere l’ascoltatore, fra crescendo sonori ed arie leggiadre su note di pianoforte.
Il disco si apre con “Nei Colori Del Silenzio”, dove suoni di tastiere circondano subito l’ascoltatore sollevandolo dal mondo terreno. Un giro armonico decisamente semplice trascina ipnoticamente la melodia, mentre la batteria interviene sporadicamente e delicatamente. Un trip psichedelico tanto per iniziare il viaggio che prosegue con “Coscienza Sopita”. E’ il basso che introduce all’ascolto, per poi dialogare con la batteria più impegnata e presente. La chitarra echeggia inizialmente con sferzate psichedeliche per poi procedere in un lungo solo di Crimsoniana memoria.
I Quarto Vuoto dimostrano di avere personalità e se mi azzardo a fare qualche paragone è solo per indicarvi le sonorità intraprese, questo per l’onestà di cronaca.
Molto interessanti gli undici minuti di “Impasse” con Giulio Dalla Mora come ospite al sax tenore. Interessanti perché c’è un inizio pacato, oscuro, psichedelico e ricercato, quasi Krautrock per poi sfociare in un crescendo elettrico di matrice decisamente Math Rock. Altri undici minuti di musica piena, elettrica e ricercata, questa volta in “Apofis”, dove torna anche il sax. Il lato più duro del gruppo si esibisce in questo frangente.
Giochi con eco di chitarra in “Due Io” per poi gettarsi nella distorsione. Il brano si alterna quindi fra schiaffo e bacio.
Il momento migliore a mio gusto personale risiede nella conclusiva “Tornerò”, con solo enfatico e una melodia davvero toccante. Molti ci coglieranno i Mostly Autumn, altri del Prog italiano anni ’70, tuttavia è l’insieme che funziona, grazie anche al violino dell’ospite Mauro Spinazzè.

Un disco decisamente maturo, dove i componenti dimostrano di sapere il fatto loro e se mi consentite lasciatemi fare ulteriori complimenti perché suonare oggi del Prog strumentale è davvero coraggioso, praticamente una nicchia nella nicchia. Molto valido. MS

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