BLACKSMITH
TALES – Pathway To The Hamlet’s Mill
Immaginifica
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2024
In
Italia il Metal Progressive prosegue il dignitoso cammino, sempre fra le
notorie difficoltà in quanto considerato dai più un genere incongruente, dove
resta loro difficile unire le sonorità “colte” con l’Heavy Metal. Personalmente
invece la ritengo una musica ricca di colori e colpi di scena, dove le
composizioni lasciano adito a vari stili, frangenti vigorosi ed epici
intervallati da innesti Folk, classici, acustici e chi più ne ha più ne metta.
Qui si entra nel campo dei gusti personali, intendiamoci, questa disamina non
ha certo le intenzioni di convincere nessuno di voi, ma resta soltanto una
semplice considerazione dei fatti. In poche parole, un ascolto misto in cui
trarre molti spunti interessanti.
I
friulani Blacksmith Tales conoscono bene il genere, avendo nel proprio
background ascolti di band come Rush, Genesis, Pink Floyd, Kansas, Gentle Giant
e Dream Theater. Si formano negli anni ’90 da un’idea del tastierista David Del
Fabro e rilasciano nel 2021 l’ottimo “The Dark Presence”, un disco che subito
mette d’accordo la critica e il pubblico lasciandosi alle spalle numerose attese
riguardo alla carriera di questa band a oggi formata da Stefano Sbrignadello
(voce), Simone Morettin (batteria), Beatrice Demori (voce), Marco Falanga (chitarre,
basso), Luca Zanon (tastiere, synth), e David Del Fabro (pianoforte).
Così
narrano le note comunicative di “Pathway To The Hamlet’s Mill”: “Tema e filo conduttore dell'album è il libro
Il Mulino di Amleto, che tratta in modo rivoluzionario il mito in quanto forma
di perpetuazione delle conoscenze degli antichi e della struttura del tempo.
Un tempo non più lineare e
consequenziale ma scandito da cicli e fatalità scritti nel cielo (Dance of the
Stars), in un vortice che ritorna su se stesso e macina il tempo (Key to the
Temple)”.
L’album
inizia attraverso nove minuti abbondanti di enfasi, un mix di Prog e Metal
equilibrato, senza che uno prevalici su l’altro. Le tastiere sono in evidenza,
anche il piano, da qui si può intuire l’intenzione del titolo “Hamlet’s Mill
Ouverture” quantomeno solenne. La voce di Sbrignadello è ottima interprete
senza mai cercare il passo più lungo della gamba. Un velo di medioevo aleggia
fra le note del pentagramma. In “Key To The Temple”, la voce maschile si
alterna a quella di Beatrice Demori e per tornare sul discorso del passato che
fu, ci pensa il violino ad arrangiare il brano al meglio. Epico ma in maniera
Prog!
Esiste
anche una canzone cantata in italiano e si chiama “C’è Casa a 30 Miglia”, qui
il Folk è maggiormente presente.
Suono
di clavicembalo apre “The Flame Within”, in cui alcuni fraseggi mi richiamano
la storica band Shadow Gallery, questo per chi li dovesse già conoscere. Resto
piacevolmente colpito dall’assolo centrale di tastiere. L’altalenarsi di
movimenti vigorosi con altri riflessivi, mettono in evidenza la buona capacità
ritmica della band, rodata e oliata al punto giusto. Se invece volete testare
le qualità pianistiche di Del Fabro, allora ascoltatevi i quasi due minuti di
“Interlude: A Guide Through The Path”. Uno dei pezzi più completi e
interessanti dell’album è “Descent Of God” il cui punto di forza risiede nel
mutare il cantato dal maschile al femminile compreso di narrato, e soprattutto
nelle trame strumentali, sempre energiche e comunque piene di storia. Splendida
“The Pendulum” per poi concludere con il Folk Metal di “Dance Of The Stars” e
vi sfido a rimanere fermi durante l’ascolto.
I
Blacksmith
Tales ci hanno raccontato un'altra fiaba, e noi ci abbiamo creduto, tanto
quanto è sembrata reale! MS
Versione Inglese:
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