Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

domenica 20 ottobre 2024

The Winstons

THE WINSTONS – Third
Baobab Music
Genere: Post Prog Moderno / Canterbury
Supporto: cd / vinile – 2024







Per nostra fortuna, ancora nel 2024 esistono gruppi non facili da collocare stilisticamente, tanto è variegata la proposta. Solitamente s’inserisce il tutto nel termine Progressive Rock, ed è proprio per questo che negli anni si è generata confusione, perché la moda cambia, la tecnologia cambia (comprese le strumentazioni) dando vita a nuove sonorità, per cui una band odierna che suona qualcosa di tendenzialmente sperimentale non sarà mai uguale per esempio al suono anni ‘70 dei Genesis, o dei Gentle Giant, King Crimson etc. pur magari mantenendone alcune peculiarità. Manca anche il contesto sociale in cui inserirla, quindi ho ritenuto opportuno creare il termine Post Prog Moderno, per tracciare una linea con il passato. Per maggiori approfondimenti potete leggere proprio il mio libro “Post Prog Moderno” (Arcana).
Il trio milanese The Winstons esordisce discograficamente nel 2016 con l’ottimo album “The Winstons”, tendenzialmente avvicinabile al sound della Scuola di Canterbury, per poi realizzare altri due album “The Winstons & EdMsC: ‎Pictures At An Exhibition” (2017) e “Smith” (2019). Un trittico davvero forte in cui si apprezza l’evoluzione artistica affrontata in un arco di pochi anni. Ne servono invece quasi sei per dare alla luce un nuovo disco in studio, ma non che la band in questo lasso di tempo si sia adagiata sugli allori, le date live sono state numerose e proficue, collaborando anche con personaggi importanti del calibro di Afterhours, Calibro 35, Pj Harvey e Iggy Pop, per far capire il livello cui sono giunti. “Third” è proprio il risultato di un grande viaggio realizzato in tappe tra Milano e Londra. Se ascoltate il brano iniziale “Break The Seal”, capirete cosa intendevo con la frase non facili da collocare stilisticamente, un mix incredibile di sonorità, stili, cambi umorali da far sembrare dodici minuti un breve lasso di tempo. Per fare un confronto parossistico potrei nominare questo pezzo il “Bohemian Rhapsody” dei The Winstons. Molte le influenze Beatles, specialmente nel cantato e nell’incedere di alcuni frangenti, e non vi nascondo che per me la recensione potrebbe terminare anche qui, in quanto questo brano da solo vale il prezzo di tutto il disco.
Il Canterbury Sound fa capolino di tanto in tanto, anche nell’allegra “Check It Out”, gli arrangiamenti di fiati oltre alle coralità si sposano alla perfezione con l’incedere cadenzato del movimento base. “Song For Mark” ha reminiscenze Pinkfloydiane anni ’70 durante gli arpeggi della chitarra acustica, una ballata gentile dai riflessi psichedelici, un salto negli anni ’70. La faccenda prende ancora una piega maggiore al riguardo con “Abie”, tanto da sembrare un pezzo uscito dalla discografia di Syd Barrett influenzato dai Beatles.
Roberto Dell'Era (voce, basso, chitarra, piano), Lino Gitto (voce, batteria), ed Enrico Gabrielli (voce, tastiere) alzano ulteriormente il tiro nei dodici minuti di “Vinegar Way”, una composizione che farà la gioia di chi ha amato gli anni ’70 e ’60. Ancora una volta gli arrangiamenti fanno la differenza, flauto compreso. “Never Never Never” tiene la ritmica attraverso il piano in stile Supertramp ed è una canzone davvero molto orecchiabile. Giocosi anche i tre minuti di “Winstonland”, in pieno territorio Beatles, per poi giungere alla breve e conclusiva “Hugging Himself In The Dark Of The Park”, dove la rumoristica descrive in pieno le sensazioni che si provano la notte all’interno di un parco.
Saranno serviti sei anni, ma questo “Third” appaga in pieno la lunga attesa, un disco in cui durante l’ascolto sarà difficile stancarsi. Quando la musica è fatta con professionalità e passione, servono poche parole. MS 





Versione Inglese:


THE WINSTONS - Third
Baobab Music
Genre: Modern Post Prog / Canterbury
Support: cd / vinyl - 2024


Fortunately for us, still in 2024 there are bands that are not easy to place stylistically, so varied is the proposal. Usually it all fits into the term Progressive Rock, and that is precisely why confusion has been generated over the years, because fashion changes, technology changes (including instrumentation) giving rise to new sounds, so a band today that plays something with a tendency to be experimental will never be the same as for example the 70s sound of Genesis, or Gentle Giant, King Crimson etc. while perhaps retaining some peculiarities. It also lacks the social context in which to place it, so I thought it appropriate to create the term Modern Post Prog, to draw a line with the past. For more details you can read just my book “Post Prog Modern” (Arcana).
Milan-based trio The Winstons made their discographic debut in 2016 with the excellent album “The Winstons”, which tended to be close to the Canterbury School sound, and then released two more albums “The Winstons & EdMsC: Pictures At An Exhibition” (2017) and “Smith” (2019). A really strong triptych in which one appreciates the artistic evolution tackled in a span of a few years. On the other hand, it takes almost six to give birth to a new studio album, but not that the band during this time has rested on its laurels, the live dates have been numerous and fruitful, even collaborating with the likes of Afterhours, Calibro 35, Pj Harvey and Iggy Pop, to make you understand the level they have reached. “Third” is precisely the result of a great journey made in stages between Milan and London. If you listen to the opening track “Break The Seal”, you'll understand what I meant by the phrase not easy to place stylistically, an incredible mix of sounds, styles, mood shifts to make twelve minutes seem like a short span of time. To make a paroxysmal comparison I could name this piece the “Bohemian Rhapsody” of The Winstons. There are many Beatles influences, especially in the singing and the pacing of some of the junctures, and I won't hide from you that for me the review could end here as well, as this track alone is worth the price of the whole record.
The Canterbury Sound peeps in from time to time, even in the upbeat “Check It Out”, the wind arrangements in addition to the chorales blend perfectly with the cadenced pacing of the basic movement. “Song For Mark” has 70s Pinkfloydian reminiscences during the acoustic guitar arpeggios, a gentle ballad with psychedelic overtones, a jump back to the 70s. Matters take yet a greater turn in this regard with “Abie,” so much so that it sounds like a piece out of Syd Barrett's Beatles-influenced discography.
Roberto Dell'Era (vocals, bass, guitar, piano), Lino Gitto (vocals, drums), and Enrico Gabrielli (vocals, keyboards) raise the bar even further in the twelve-minute “Vinegar Way”, a composition that will delight those who loved the '70s and '60s. Once again the arrangements make the difference, including flute. “Never Never Never” keeps the rhythm through the piano in Supertramp style and is a very catchy song indeed. Playful, too, is the three-minute “Winstonland,” in full Beatles territory, and then comes the short, closing “Hugging Himself In The Dark Of The Park”, where the noisemaking fully describes the feelings one gets at night inside a park.
It may have taken six years, but this “Third” fully satisfies the long wait, a record in which while listening it will be difficult to get tired. When music is made with professionalism and passion, few words are needed. MS 








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