SYNDONE – Odysséas
Fading Records /
Altrock
Genere: Rock
Progressivo
Supporto: cd – 2014
Non voglio nascondermi dietro ad un dito, per cui confesso
subito che sono un estimatore dei Syndone, trio torinese oggi formato da Nik
Comoglio (tastiere), Francesco Pinetti (vibrafono) e Riccardo Ruggeri (voce).
Comoglio è il membro storico della band che negli anni ha saputo unire Rock
Progressivo in stile anni ’70 (specie Emerson Lake & Palmer) ad interventi
Jazz e classicismi. La discografia è composta da “Spleen” (1992 – Vinyl Magic),
“Inca” (1993 – Vinyl Magic), “Melapesante” (2010 – Electromantic Music) e
l’ottimo recente “La Bella E’ La Bestia” (2012 – AMS / BTF).
Sin dall’artwork, un dipinto realizzato in olio da Lorenzo
Alessandri’s nel 1979 dal titolo “A Oriente”, si capisce che il genere RPI
(Rock Progressivo Italiano) malgrado le difficoltà delle vendite, non vuole mai
morire. E fa bene se questi sono i risultati. Una curiosità, nell’album non
suonano chitarre elettriche, solo acustiche, questo lo sottolineo perché alla
fine forse non tutti se ne potrebbero accorgere.
Il tema trattato nell’album è certamente uno dei più
importanti e sviluppati nell’ambito, il viaggio di Ulisse preso come una
simbiosi fra esperienza e scoperta, un tragitto che nella vita umana non ha
tempo. Come dice Riccardo Ruggeri all’interno del libretto che accompagna
l’opera “Il viaggio è la mèta stessa, non può finire….ma dobbiamo concepirlo in
modo diverso”.
La missione si svolge in tredici capitoli sonori, incontrando
Circe, Poseidon, la Nemesis, Eros & Thanatos ed altro ancora. Imponente il
gruppo di special guest che collaborano alla realizzazione di “Odysséas”, tanto
per sottolinearne nuovamente l’importanza tecnica e realizzativa di questa
opera cito soltanto l’immenso Marco Minnemann alla batteria, John Hackett al
flauto in “Penelope”, Federico Marchesano al basso, Sara Marisa Chessa
all’arpa, Beppe Tripodi al violino e la Labirinto String Orchestra condotta dal
maestro Fabio Gurian, solo per farvene fare una idea.
L’intro “Invocazione Alla Musa” è strumentale e fa
immediatamente sobbalzare il Prog fans in un ritorno con la mente al passato da
brivido, quando le Orme sapevano come giocare fra EL&P e mediterraneità.
Violoncelli, arpeggi, immagini delicate in “Il Tempo Che Non ho”, di certo uno
dei momenti che preferisco dell’intero album.
Si alza il volume con “Focus”, una sorta di Hard Prog pronto a cavalcare
sulle tastiere di Nik, sui fiati e sul vibrafono. Ottima la prova vocale di
Ruggeri.
Incrocio fra Banco ed Area l’inizio del movimento sonoro di
“Penelope”, aperto successivamente ad un classicismo struggente e raffinato,
come a volte i Queen hanno trattato. A questo punto parte la strumentale
“Circe”, pregna di cultura Jazz e arricchita da una ritmica sopra le righe.
Ennesima prova vocale intrigante in “Ade”, fuga Prog a tutti gli effetti,
inutile anche sottolineare la bravura di Comoglio alle tastiere, un vero
gigante. Intermezzo strumentale dal titolo “Poseidon” per poi giungere a
“Nemesis”, altro tassello Prog interpretato in maniera recitata e sentita. Ma
come dicevo all’inizio, sono di parte e questo potrebbe fare del racconto un
attestato di stima che probabilmente non interessa a nessuno. Credetemi
soltanto quando dico che sono belle composizioni suonate da ottimi musicisti.
Nulla è al caso, tutto è molto curato. Per me una vera e propria opera!
Ed ora lasciatemi sfogare, per fortuna ancora c’è in Italia
che in barba a tutto, scrive ciò che sente. Vi stimo sempre più. (MS)
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