NINE SKIES -The Lightmaker
Autoproduzione
Genere: Neo Prog
Supporto: cd/digital – 2023
Sarà
capitato anche a voi di dire o avere ascoltato la classica frase “Oggi la
musica non è più quella di una volta”, un vecchio classico che si tramanda di
padre in figlio da sempre. Questa cosa personalmente mi fa sorridere, perché la
buona musica è sempre esistita in ogni momento dell’esistenza umana, piuttosto
per pigrizia e reminiscenza giovanile, siamo noi che restiamo relegati alla
musica che ci ricorda il periodo migliore della nostra vita.
La
tecnologia poi ha reso la ricerca della buona musica ancora più complessa, in quanto
le uscite settimanali sono davvero troppe rispetto a decenni fa, obnubilando anche
il buon materiale che invece esiste sempre.
Il
mondo del Progressive Rock è davvero sconfinato al riguardo e ricco di numerose
sorprese, un evolvere il genere continuo che apporta freschezza oltre che a
nuove emozioni. La difficoltà risiede nel trovare in mezzo a milioni di uscite,
questo qualcosa di nuovo che possa soddisfare le nostre esigenze, qui subentra
il lavoro di un recensore che ascolta materiale il più possibile per chi si
vuole informare. Internet aiuta molto per la distribuzione e l’informazione,
resta tuttavia un’arma a doppio taglio che meriterebbe un articolo da procrastinare
a parte per spiegarne approfonditamente le duplici capacità.
Una
bella sorpresa sonora oggi proviene da Nizza, i Nine Skies, che poi tanto più
sorpresa non è, visto che sono giunti al quarto album e anche personalmente ne
ho già parlato in questa sede. Propongono un Neo Prog ricco di soluzioni non
sempre stereotipate, questo soprattutto grazie alla cultura musicale dei
singoli componenti che oggi sono formati da Anne-Claire Rallo (tastiere),
Alexandre Lamia (chitarra e pianoforte), David Darnaud (chitarra), Alexis
Bietti (basso) e Johnny Marter (batteria).
Il
nuovo disco s’intitola “The Lightmaker” e giunge purtroppo dopo la prematura
scomparsa dell’anno scorso di Eric Bouillette, marito della leader Anne-Claire
Rallo per cancro. Le atmosfere sonore dedicate a lui sono inevitabilmente
contemplative e toccanti, in un concept meditabondo riguardante l'introspezione
umana incentrata sulle reincarnazioni del personaggio Rudy.
Otto
tracce che prendono forma dall’introduttivo “An Fanai”, pezzo spazzato dal
vento su un bel giro d’accordi di chitarra. La lista di partecipanti è
arricchita dalla presenza di alcuni musicisti famosi nell’ambito progressivo,
in “The Explorer” troviamo il tastierista e cantante della Steve Rothery Band,
Riccardo Romano. La voce pacata e ricercata narra la storia del personaggio
intento nel viaggio attraverso la sua transitoria esistenza di esploratore, un
frangente riflessivo a ricordare le precedenti vite. Inevitabili gli accostamenti
con il gruppo Marillion.
In
“The Dreamer” invece il canto è affidato a Martin Wilson (The Room), gli
arrangiamenti prendono una forma più consistente grazie all’uso degli archi. Lo
stile diventa dinamico ed elettrico come gli inglesi Arena spesso hanno saputo
realizzare. Altri cantanti rendono il pezzo ancora più interessante con
dialoghi recitati da Laura Piazzai (anche Clive Nolan) e Arnaud Quevado.
E
a proposito di grandi nomi in “The Lost” troviamo quello di Kristoffer
Gildenlöw, bassista dei Pain Of Salvation. Il movimento è minaccioso, oscuro e
inquietante, ma le sorprese non finiscono qui, come nei fuochi d’artificio il
meglio giunge nel finale, due mini suite intitolate “The Haunted” e “The
Architect” lasciano l’ascoltatore saziato da un’overdose di emozioni sonore. La
musica diventa dunque sempre più articolata, impreziosita ulteriormente dalla
qualità ritmica di Marco Minnemann, altro maestro del campo. E a proposito di
Arena, da godere a pieno gli interventi chitarristici di John Mitchell. In “The
Haunted” aleggia lo spirito di Eric Bouillette, incastonato nell’eternità esistenziale.
In
conclusione, “The Lightmaker” dei francesi Nine Skies va inevitabilmente sul podio
delle nuove realizzazioni dell’anno corrente, almeno per quello che riguarda il
mio gusto personale, si trova come minimo al terzo posto di gradimento, un
disco curato nei particolari, ben eseguito con melodie gradevoli alternate con altrettanti
assolo strumentali. Si, la buona musica esiste sempre, cerchiamo di aprire la
mente e di uscire da questa bolla temporale creata dai nostri limitati ricordi.
“The Lightmaker” è semplicemente da possedere! MS
Versione Inglese:
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