Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 20 agosto 2022

Giorgio Pinardi

GIORGIO PINARDI – MeVsMyself “Aion”
Alterjinga /Panidea Studios
Genere: Sperimentale – solo voce
Supporto: file – 2022




Oramai chi segue le mie recensioni sa bene che solitamente non vado alla ricerca di musica banale o convenzionale, al riguardo esistono già migliaia di siti e giornali che ne decantano le qualità più o meno elevate. Io amo la musica che fa pensare, quella da ascoltare, e magari anche non da capire all’istante o per niente. Amo stupirmi, le emozioni sono il propellente della vita, ecco quindi che vado a scovare artisti che fanno della musica anche un sentiero al buio, dove ci s’incammina, ma non si sa dove e quando si potrà uscire. Se andiamo a parlare poi di chi sperimenta con la voce, qui la lista diventa molto lunga, per gli italiani posso nominare alcuni come Demetrio Stratos, John De Leo, Gianni Venturi, Claudio Milano (Nikelodeon), Romina Daniele e proprio Giorgio Pinardi. Il cantante milanese ha alle spalle un Cv artistico davvero sterminato, tanto che per darvi tutte le dovute delucidazioni preferisco rimandarvi all’indirizzo  http://alterjinga.it/giorgio-pinardi/ .
Vengo subito all’album “MeVsMyself - Aion”, composto di nove tracce che si spartiscono stili come il Jazz, la World Music e la musica moderna in senso generale. Nei quaranta minuti si hanno numerose virate stilistiche e idee molte delle quali scaturite anche dall’improvvisazione. La registrazione nei Panidea Studios di Paolo Novelli (engineer e co-arrangiatore dell'intero disco) ad Alessandria è ottima, un evidenziatore per lo stile di Pinardi.
Nell’iniziale “Yielbongura” l’Africa è tangibile (tribù Dagara), presente attraverso la grande spiritualità trattata, le voci si fondono bene nel contesto presentandoci immediatamente un Pinardi a proprio agio. Un bell’effetto stereo che in cuffia aumenta di molto il piacere all’ascolto.
La voce che diventa strumento in “Sgriob”, non solo per il canto, Bobby McFerrin ha insegnato e l’artista ha assimilato il concetto.
Sorprendenti le numerose scelte di approccio alla musicalità, fra il serio e il faceto ad esempio “Hyggelig”, divertente ma allo stesso tempo molto curata negli arrangiamenti. Bella la fase centrale del brano che spezza l’ascolto.
Non ci si perde in polifonie, piuttosto l’album in sola voce cura la parte melodica e chiamiamola così quella strumentale, qui mi riferisco anche alla jazzata “Leys”.
Molto ritmata la scivolosa “Waldeinsamkeit”, sinuosa colma di sonorità ancora una volta ben distribuite nell’effetto stereo ed eco.
Sperimentale “RWTY” dura in maniera quasi metallica e per giunta anche psichedelica, a testimonianza della poliedricità di Pinardi, non a caso poi il pezzo ritorna nelle sonorità africane. Mi piace il fatto che non faccia mai il passo più lungo della gamba, ossia tutto quello che è creato con le corde vocali, non sono mai soluzioni forzate bensì rientrano dentro i range delle sue possibilità. 
Molto armoniosa “Kamtar”, gli arrangiamenti sono il piatto forte, un grande lavoro dietro questo disco che non so se definire concept.
I crescendo musicali funzionano sempre, anche in un brano come “aPHaSÌ” il concetto non cambia, giocoso e ipnotico. La conclusiva “Nèkya” è come una tela piena di colori, dove Pinardi si è divertito a schizzare con il pennello.
Credere nell’arte è per pochi, creare poi sperimentando è una cerchia più ristretta, eppure l’evoluzione passa proprio attraverso la trasgressione della regola, e qui ci siamo. MS


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