MinDance
MINDANCE
- Cosmically Nothing
Open
Mind - Lizard Records
Genere: Psichedelia/Progressive
Rock
Supporto: cd – 2020
Mamma
mia da quanto tempo non facevo un trip del genere! Non pensate subito male, trattasi
di un viaggio mentale su tappeto di note psichedeliche e sognanti. Ci voleva
una band italiana, chissà quante volte si è cercato chissà dove quando invece a
fianco a noi esisteva già la soluzione per stare bene e passare un oretta
estraniati dal mondo.
I
MinDance sono del Molise e precisamente di Campobasso, una comune di artisti dedita
a trovarsi assieme per suonare senza termine ore ed ore di musica “spaziale”
proprio come facevano gli Hawkwind negli anni ’70. Si fondano
circa nel 2012 e dopo varie vicissitudini che alternano anche cambi di line up,
si stabilizzano oggi con Tonino Marchitelli (voce, tastiere), Gianluca
Vergalito (chitarra), Peppe Aloisi (basso, voce, synth, noises) e Massimo
Cosimi (batteria).
Undici
canzoni per viaggiare, alcune elettriche come l’iniziale “Minkiadance” dove la
chitarra elettrica sale in cattedra ostentando veloci scale a ritmiche più
Heavy ad altre più ricercate. Un esempio è “Prologue One” composta da narrato e
ritmiche elettroniche, la breve esibizione accompagna a “Falls In Love” e qui
amici miei inizia ufficialmente il trip. Si evidenziano influenze Pink Floyd
periodo primi anni ’70 e chi ama queste sonorità sicuramente avrà già drizzato
le orecchie. Il solo di chitarra verso il finale è quanto di meglio ho potuto
ascoltare in questi ultimi mesi, questo brano da solo vale il prezzo del disco.
“I
Don’t Believe” è un mid tempo cadenzato e più orecchiabile, ma i MinDance sanno
come variare l’argomento, facendo ricadere il loro stile anche nel Progressive
Rock. C’è anche il brano cantato in italiano, o per meglio dire in dialetto,
“Echi Megl’E Me” è una ballata intrigante e molto vicina ai Porcupine Tree
periodo “Signify” ma anche agli Anathema. Ipnotica “Don’t Break Me”, lisergica
e ancora una volta devota al mondo di Steven Wilson. Le tastiere fanno da
evidenziatore a quanto detto. “Dopo la breve “Prologue Two” è la volta di
“Strange Love”, qui il ritmo sale e resta molto difficile restare fermi durante
l’ascolto, pezzo che potrebbe venire dagli anni ’80 dal filone ex Punk, e vai
di chitarra elettrica!
A
sorpresa in “Sery” giungono arpeggi Marillioniani, altro movimento lento ed
affascinante, da ascoltare ad occhi chiusi. Di nuovo a spezzare “Prologue
Three” e poi via verso il clamoroso finale di “Cosmically Nothing”, gioiello
raro della durata di dodici minuti.
Per
le note negative posso dire che personalmente non ho apprezzato molto il suono
della batteria, ma è una questione di gusti ovviamente.
Lasciamoci
quindi travolgere dall’onda della psichedelia, quella massa che ti sbatacchia
qua e la nel fondale di questa vita che negli attuali tempi non fa altro che
donarci restrizioni, Evadiamo almeno con la mente, i MinDance ce ne danno
l’opportunità da cogliere al volo. MS
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