SPOCK’S BEARD – The Light
SPV – Giant Electric
Pea – Pinnacle
Genere: Progressive
Rock
Supporto: cd – 1995
Il genere Progressive Rock ha vissuto di alti e bassi nel
corso della sua annosa esistenza. Nasce a fine anni ’60 e stoppa l’interesse a
fine anni ’70, per poi rinvigorirsi nuovamente nel 1983 con il New Prog e quindi
ricalare l’attenzione nella fine anni ’80. E’ comunque l’Inghilterra a fare
sempre il buono ed il cattivo tempo, le altri nazioni vengono a seguire. Questo
a grandi linee gli eventi sino al 1990, quando una nuova ondata di artisti,
dopo la risacca del mare in ritirata, invade nuovamente la spiaggia del
Progressive Rock. Ma questa volta l’acqua non è della terra di Albione, un mix
di eventi fanno comunque si che l’interesse si risvegli.
Andiamo velocemente ad analizzarli, il primo è l’avvento
della rete, un posto dove potersi documentare e condividere la propria musica,
raggiungendo anche luoghi vergini ed incontaminati. Ecco che un Brasiliano può
ascoltare un Indonesiano, contaminando così la propria cultura e documentarsi
sui capostipiti del genere. Una grande
sferzata proviene negli anni ’90 dai paesi nordici, veri e propri
trascinatori delle nuove leve, esempio gli Anglagard, Anekdoten, Landberk,
White Willow, Sinkadus solo per citarne alcuni. A differenza del New Prog, i
punti di riferimento però non sono i Genesis o i Pink Floyd, bensì i King
Crimson. Qualcosa sta cambiando.
Ma anche l’America questa volta ricopre un ruolo importante,
non resta certo a guardare, tuttavia sappiamo bene che l’americano tende più ad
essere “commerciale”, bada alla strizzatina d’occhio, è più ruffiano e quindi
alle vendite. Questo vale anche per il
complicato mondo del Prog. Non solo King Crimson quindi per le nuove leve
americane, piuttosto c’è chi fa tesoro di tutto quello che è stato fondamentale
per l’evoluzione del genere. Uno di questi sono gli Spock’s Beard dei fratelli
Morse, Neal ed Alan.
Nella loro musica si intersecano Genesis, Beatles, Pink
Floyd, Jethro Tull, Yes, King Crimson, Gentle Giant ed altro ancora. Un
calderone assolutamente pericoloso da
gestire, chi suona e si basa su questi punti, o fa brutte figure perché non ha
la tecnica giusta oppure ha le caratteristiche adeguate e ne esce fuori come una
macchia infernale. Logicamente il caso dei Spock’s Beard è il secondo. Con un
batterista notevole come Nick D’Virgilio (che vorranno in seguito anche i
Genesis), un tastierista eclettico come Ryo Okumoto ed un bassista come Dave
Meros, non è difficile saper suonare Prog. Si formano nel 1992 ma il disco di
esordio è questo “The Light” del 1995 e a mente non ricordo un debutto così
imponente a parte quello dei King Crimson. Tutto è perfetto, gli ingredienti “ruffiani”
per il Prog fans ci sono tutti, non a caso il disco si apre con una suite “The
Light”, subito per mettere in chiaro le cose, sembrano dirci: “Oggi siamo noi
il Prog!”. Si resta basiti dai cambi
tempo, dalle melodie bellissime e dall’insieme, si perché la band si muove all’unisono,
una perfezione da paura. 15 minuti che sembrano 5 da quanto scorrono bene. Il
Prog risolleva la testa. In realtà le suite dell’album sono tre, la seconda “Go
The Way You Go” e la lunga “The Water”. Solo la conclusiva “On The Edge” supera
soltanto (per modo di dire) i sei minuti. Si divertono a destabilizzare,
sterzare rapidamente, anche quando la melodia giusta ci sta accarezzando. Le
basi le hanno e la materia la sanno, così che all’inizio del brano ti stampano
la melodia in testa, poi la abbandonano per poi riprenderla solo strada facendo
e alla fine, nel mezzo apparenti improvvisazioni che invece anche loro sanno di
canzone. Canzone… la parola magica che comunque
nel disco resta sempre protagonista, malgrado le sterzate, perché gli
americani come dicevo prima, al riguardo la sanno lunga. Non mi soffermo nel
particolare, tanto l’album lo conoscete già e se così non è, perché rovinarvi
le sorprese? Un disco così non deve mancare in nessuna discografia degna di
questo nome. Follia ignorarlo. (MS)
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