ALCHEMY
– Dyadic
Street
Symphonies Records /Burning Music Group
Genere:
Melodic Hard Rock
Supporto:
cd – 2019
Io
faccio parte di quella generazione che dal disco pretende piacere fra immagine
e suoni, sono uno di quelli che quando lo apre la prima cosa che fa è odorarne
la stampa del libretto, leggere e godere dei disegni e fotografie che lo
accompagnano. Musica ed artwork un insieme che sono carta d’identità del lavoro
realizzato. Le grafiche ad opera di Aeglos Art (Airbound, Raintimes, Michael
Kratz, Wheels Of Fire) sono perfette per lo scopo, così il booklet ad opera di
Fabiana Spinelli (Loud And Proud, Fireworks Magazine e Classix) che descrivono
sin dal colpo d’occhio immediato, un disco di Hard Rock.
Gli
Alchemy con “Dyadic” giungono al secondo lavoro in studio dopo “Never Too Late”
del 2016 e dimostrano una maturazione ulteriore. La formazione di oggi è
composta da Marcello Spera (voce), Cristiano Stefana (chitarra), Andrew
Trabelsi (tastiere), Matteo Castelli (basso) e Matteo Severini (batteria). Per
la realizzazione dell’album poi si avvalgono del supporto di
professionisti come Davide “Dave Rox”
Barbieri per la produzione vocale e Stefano Zeni per le chitarre.
I
brani sono dodici ed i testi sono coadiuvati dallo scrittore indipendente Peter
Darley.
Canzoni
di media e breve durata ad iniziare da “Cursed”, quasi quattro minuti di
energia pulita, melodica ed una spinta positiva che aleggia fra le note
supportate da tappeti di tastiere. Il disco si dimostra tuttavia variegato e
ricercato negli arrangiamenti, un lavoro duro ed annoso che comunque è giunto a
risultati importanti, ad esempio ascoltare “One Step Away” è un vero piacere.
E’ vero che aleggiano nell’aria dei notevoli deja vu, ma questo è intrinseco
nel genere stesso. Nelle melodie ciò che è importante è ovviamente il
ritornello, qui sempre trattato al meglio. Musica da cantare a squarciagola
soprattutto in sede live e “ Endless Quest” è perfettamente adeguata all’uopo. Ci
sono anche le ballate e brani più
articolati, come “What It Takes” con la partecipazione di Stefano Zeni. Ritmi
sostenuti e solari come il melodico Hard Rock richiede nei brani più
orecchiabili si possono godere in canzoni come “Nuketown”.
“Day
By Day” è fra le mie preferite, con un riff che non so per quale motivo, mi
ricorda i Saxon degli anni ’80, quelli più pomposi. Canzoni che scorono via in
un lampo, a conferma di un buon gusto compositivo e che comunque lasciano sempre un segno nella nostra mente con
un appagamento particolare, maggiore se poi il volume con cui le abbiamo
ascoltate è elevato. Si, questa è musica da ascoltare ad alto volume, la
goduria è rapportata. Provate questo anche con “Hero”. Ho detto di ballate e
in “Goodbye” si coccola e si stringe
l’ascolto, facendo volare l’immaginazione veramente molto in alto, bello il
duetto con Davide “Dave Rox” Barbieri. “Take Another Shot” riporta il suono su
ritmi maggiori e standard del genere, “Prisoner” mostra il lato più sexy (musicalmente
parlando) degli Alchemy, ruffiano e strusciante mentre il lavoro si conclude
con la versione acustica di “Goodbye” ed i suoi quasi sette minuti di piacere.
Non
ho altro da aggiungere, solo una informazione per i collezionisti, esistono
cinquanta copie in edizione limitata creata da Outward Styles e le potrete
ordinare sullo shop online ufficiale dell’etichetta Rock Temple.
Bella
musica, senza troppe pretese ed inutili orpelli, dritta allo scopo: l’emozione.
MS
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