ALIANTE – Sul Confine
M.P.
& Records. /G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2019
Nel
2017, la band Aliante stupisce pubblico e critica con un esordio discografico a
dir poco notevole intitolato “Forme Libere”. Nel web e nei social questo disco
spopola mettendo tutti d’accordo in quanto composto da brani molto
orecchiabili, strumentali e vicini alla tradizione Progressive Rock in tutto e
per tutto. I riferimenti alle nostrane Orme a volte sono evidenti, ma l’insieme
è elaborato dalla personalità del gruppo che palesa un carattere importante. Si
parlò quella volta di debutto, anche se la band in ambito Prog fece già vedere
di che pasta fosse fatta, infatti alcuni componenti (Jacopo Giusti e Alfonso Capasso) provengono dal
progetto Egoband.
A
distanza di due anni ritornano con il nuovo album “Sul Confine”, composto da
otto brani.
Non
ci sono suite all’interno, bensì canzoni di media o lunga durata, anche in
questo caso Aliante bada al sodo senza pensare
ad eccessive elucubrazioni.
La
sostanza si palesa già nel primo brano “Viaggio Nel Vento”, basato
principalmente sul piano e le tastiere di Enrico Filippi. Anche questo nuovo
lavoro è completamente strumentale e adatto proprio come suggerisce il nome
della band, ai voli pindarici della nostra fantasia. Si presentano importanti passaggi
nelle basi Jazz, esibiti soprattutto nella fase centrale del brano dove le
tastiere si lasciano andare in una sorta di assolo improvvisato.
Il
sound della band risulta essere sempre elegante, molto semplice e tuttavia
accurato. La storia del genere viene assorbita e rielaborata con apparente
semplicità, quel modo di fare che sembra essere semplice, ma che nella realtà
non è alla portata di tutti. Il brano “Metzada” ne è la conferma.
Ritmi
lenti, violino elettrico e tanta atmosfera in “Ai Confini Del Mondo”, dove mi ritornano
alla memoria brani dei primi Mostly Autumn (per chi li conoscesse) o per
intenderci maggiormente con i più pacati Pink Floyd. Un brano che sicuramente
sarà acclamato dai più accaniti fans del genere. Qui gli Aliante fanno centro.
Sanno
anche rendersi giocosi con i suoni come nel brano “La Rana”, dove sempre le
tastiere restano in evidenza con la
giunta del grintoso Hammond a fare il verso alla rana. Nell’evolversi tutto
torna nel binario rassicurante della formula canzone. Le dita volano sui tasti
d’avorio in uno stile New Prog caro a maestri come Marillion era Fish o Clive
Nolan dei Pendragon.
“Il
Cigno Nero” mostra ancora una volta le capacità estremamente naturali di
compore musica da parte degli Aliante. Segue “Il Quadrato”, brano più muscoloso
dell’album in sonorità, qui il passato vintage è maggiormente evidente,
soprattutto quello in stile EL&P. “Tenente Drogo” è un tuffo nel New Prog
anni ’80 a testimonianza per l’ennesima volta (se ce ne dovesse essere ancora
il bisogno), di una cultura musicale ad ampio spettro da parte dei musicisti.
L’album
si chiude con il piano di “Nel Cielo” ed il suono onirico ci fa nuovamente
volare.
Questo
volo è quello che prenota incessantemente il Prog fans, con la speranza di non
atterrare mai, perché la vita non è la partenza o l’arrivo, ma il viaggio e gli
Aliante sono ottimi piloti. MS
ALIANTE – Forme Libere
M.P. & Records
Distribuzione: G.T. Music
Distribution
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2017
Da
una costola di Egoband (Jacopo Giusti e Alfonso Capasso sono stati membri del
gruppo), si plasmano gli Aliante. Il nome lascia già presagire gli intenti
sonori e il paesaggio in cui si vuole andare ad interagire. Sono formati da
Enrico Filippi (Moog Sub 37, Kurzweil pc3 61 kore expansion, Roland Fantom G6,
Yamaha P120, Korg Trinity plus), Alfonso Capasso (basso Ibanez Musicians, basso
Fender Jaguar, distorsore Electro Armonix Big Muff, testata Mark big bang,
monitor Ampeg) e Jacopo Giusti (batteria Yamaha Stage Custom, piatti Paiste Signature,
Zildjian, Stagg e Gong Ufip).
“Forme
Libere” è anche il titolo dell’intro narrato che porta all’ascolto di questo
lavoro composto da otto canzoni, dove (lo avrete già intuito) le tastiere la fanno
da padrona.
“Kilowatt
Store” mette immediatamente in chiaro il fattore vintage, ossia la passione del
trio alla musica Prog degli anni ’70 e visto lo schieramento, non possono che
venire alla memoria gli EL&P, i Quatermass e le nostre immense Orme.
Infatti le fughe strumentali lasciano decollare l’ascoltatore in un volo
pindarico che tuttavia senza il rumore di un motore è silenzioso e puro.
I
nostri non si perdono in inutili virtuosismi, l’ascolto va a godere di una
musica che presto si ritaglia un angolo sia del nostro cervello che del cuore.
Melodie semplici e a tratti toccanti, come in “Tre Di Quattro”, minisuite di
quasi dieci minuti fanno del sound Aliante una vera boccata di ossigeno per il nostalgico
Prog fans.
E
via a planare verso “Etnomenia”, musica più Folk e Jazz, il lato della band che
cerca di sperimentare di più, anche nelle ritmiche date dalle percussioni,
quindi cambi di ritmo e di umore al suo interno.
“Kinesis”
è un contenitore di musica scintillante, in cinque minuti tante emozioni e
suoni da ascoltare in assoluto silenzio ad alto volume per poterne cogliere al
meglio le caratteristiche. Tuttavia vorrei che passasse soprattutto il concetto
di semplicità, perché gli Aliante come già detto, non fanno elucubrazioni ma
badano al sodo, attingendo nella loro esperienza di musicisti e nella singola passione musicale.
“Coda:
Marea 03” è un breve intervento sonoro molto in stile Orme che porta all’ascolto
della successiva “L’Ultima Balena”. Bellissimo l’inizio del piano in stile
classico, una musica senza tempo che si articola ovviamente in più tasselli
come genere ci insegna.
L’album
completamente strumentale si conclude con la seconda mini suite dal titolo “San
Gregorio”, in essa anche la ripresa di “Kinesis”.
Per
chi vi scrive non esiste un brano migliore di un altro, tutti vanno a cozzare con
il piacere del mio ascolto in quanto molto di parte, essendo io un grande
amante delle band riferimento da me citate in precedenza, tuttavia faccio i
complimenti agli Aliante per aver composto questo mosaico semplice e dai color
pastello. Colori tenui, sempre gradevoli e mai esagerati. Cura per la musica,
per i suoni e le melodie, un disco che fa affiorare la memoria ai tempi che
furono , ma anche goderseli con la tecnologia di oggi. Consigliato agli amanti
del genere. MS
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