Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

domenica 16 luglio 2017

Mother Nature

MOTHER NATURE – Double Deal
Andromeda Relix
Genere: Hard Blues
Supporto: cd – 2017


Italia, Taranto, 1993, Hard Blues e tanta passione. Questi dati riconducono alla fondazione del quartetto composto oggi da Francesco Amati (batteria), Francesco Candelli (basso, voce), Luca Nappo (chitarra, voce) e Wlady Rizzi (voce, chitarra, armonica). Iniziano il percorso musicale proponendo cover di artisti quali Hendrix, Led Zeppelin, Lynyrd Skynyrd, questo per far comprendere di cosa è composto il loro DNA. Fra demo, concorsi, dischi (“Skin” nel 1998) e numerose date live negli anni, i Mother Nature plasmano la propria essenza fino a renderla granitica e personale, ma non mancano le lacrime, nel 2003 c’è un lungo stop fino alla reunion del 2010. Vita longeva e comunque turbolenta, per arrivare ai nostri giorni, con l’attenta Andromeda Relix che li iscrive nella propria scuderia. Il risultato si intitola “Double Deal”, composto da dieci canzoni.
Con incedere Zeppeliano (“Black Dog” docet), l’album si apre in tutta la sua gioiosità grazie al  brano “Spit My Soul”, sicuramente da cantare e ballare assieme a loro in sede live. Trascinante e convincente nelle melodie, con brevi assolo di chitarra messi li al momento giusto e le vibrazioni giuste. Il ritmo sale in “Magnet Girl”, e quando si parla di donne e del loro magnetismo, il ritmo non può solo che essere sostenuto. La voce è sempre gradevole, mai imposta o con il passo più lungo della gamba, semplicemente al servizio della canzone. Massiccia “Haze”, stradaiola e polverosa, da moto ed aria in faccia. I più attenti di voi noteranno richiami agli Aerosmith, poi con un ritornello così… E ancora Rock On con “Pearl”, di certo non semplice ricercare sempre riff e ritornelli nuovi, ma il genere in definitiva non lo richiede neppure, anche perché il Blues è alla base secolare di tutto l’apparato Rock a seguire…E non solo, per cui becchiamoci questa ennesima botta di vita. Ritengo a gusto personale “Everything Will Follow” uno dei momenti più alti del disco, sia per la ricercatezza della struttura mutevole, che dei giochi vocali fra vocoder e clear. Inutile sottolineare la fruibilità del ritornello in quanto questo fatto si ripete in ogni canzone.
E raggiungiamo il momento spezza ascolto con “Ask Yourself”, ballata che ci sta in tutto e per tutto. E si giunge alla title track, pregna di storia, il sunto del Blues e di ciò che gli gira attorno, a dimostrazione che non serve strafare per emozionare, ma mettere le poche note al punto giusto, senza dimenticare il famoso ritornello. Torna l’Hard in “New Way”, così la voglia di cantare. “Does It Suit You?” espone una struttura nuovamente giocosa fra voce e chitarra, altro frangente di rilievo. Il brano più lungo dell’album è proprio il conclusivo, con i suoi cinque minuti ed il titolo “ Boy, We Gotta Handle This”. Il disco si apre con richiami Led Zeppelin e si chiude con i stessi, il cerchio è chiuso.
Il tempo è volato, restano in mente dei ritornelli e alcuni riff, ma anche la voglia di ripremere il tasto “play”. Può essere una buona colonna sonora per molte delle vostre giornate, magari anche da compagnia durante un lungo viaggio.

I Mother Nature non strafanno, si divertono e si sa, il divertimento è contagioso. MS 

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