COWARDS
– God Hates Cowards
Bloody
Sound
Genere: Post Punk / Noise /
Shoegaze
Supporto: cd – 2025
Gli
anni ’90 in ambito Rock, Metal e dintorni si sono contraddistinti per l’avvento
del Grunge che si è abbattuto come uno tsunami su quello che era in quel
momento il mondo giovanile voglioso di manifestare il proprio dissenso nei
confronti della società. Uno stile arrabbiato ma allo stesso tempo malinconico,
quasi distaccato da tutto ciò che ci orbitava intorno, i Nirvana su questo
hanno aperto un’autostrada. Se poi si unisce a ciò il Post Punk, il tutto
assume una rudezza ulteriore, anche perché il Punk dei fine anni ‘70 non ha
fatto altro che stordire il Rock più colto fino a quel momento autore di un
decennio importante denominato Progressive Rock, passando così alla sponda
opposta, quella della musica per il corpo. Poche note, violente, divertimento
senza limiti e screzio nei confronti della società perbenista (Sex Pistols
docet).
Anche
in Italia i proseliti sono stati numerosi, ancora oggi ne scorgiamo dei
rappresentanti ligi a queste regole, una di queste band è la marchigiana
Cowards di Recanati. Autrice di una musica composta di pancia, è formata da Luca Piccinini
(voce, chitarra, basso), Giulia Tanoni (voce, basso, chitarra), e Michele
Prosperi (batteria). Nascono a Recanati nel 2019 con Peppe Carella alla
batteria, purtroppo prematuramente deceduto nel 2021. Lo sconforto è grande ma
nel 2022 decidono di pubblicare il disco postumo “S/T” per Araghost Records,
una raccolta di brani registrati in formazione originale.
“God
Hates Cowards” può tuttavia considerarsi a tutti gli effetti il disco d’esordio
dove la rabbia, l’ansia, il disprezzo e la diffidenza, vengono esaminati nei
crudi testi cantati in lingua inglese.
Il
disco si apre argomentando l’odio attraverso una musica rovente, unisona,
graffiante con il brano “I Hate You”, dove gli anni ’90 sono alla corte dei
Anfetamine Reptile.
Si
passa al Post Rock con influenze Shoegaze in “Storm”, un movimento lento e
cadenzato in cui la voce di Piccinini è sussurrata, perfetta esecutrice di un
contesto malinconico e nervoso. Il ritornello ne è il punto di forza.
Con
“Stay Away” Giulia Tanoni narra inizialmente la fuga dalla realtà, a seguire
gli strumenti alternano fasi minimali ad altre altamente elettriche, dove la
chitarra sembra essere maltrattata in maniera lancinante. I Cowards di certo
mostrano personalità oltre che idee molto chiare. Sale il ritmo con “Dystopian
City” e scende il buio umorale attraverso il Post Punk. La tensione resta alta
per tutto l’ascolto.
Non
esula un passaggio nella psiche, questo grazie a “Barefoot Walking In Head”,
canzone con cambi di ritmo e di umore, come descrivono perfettamente gli autori
“Allucinazioni di un viaggio interiore”. Non può mancare neppure il ricordo dell’amico
Peppe Carella, attraverso un brano dal testo struggente intitolato “About A
Friend”. Le sensazioni all’ascolto alternano frangenti sereni ad altri
profondamente malinconici, l’arpeggio insistito della chitarra elettrica è una
delle chiavi vincenti del brano, fra i migliori dell’album. Strampalato il
testo di “WTF?”, ironicamente intento a decantare parti interne del corpo umano
su un ritmo veloce e possente. Buono il lavoro della ritmica basso/batteria, un
motore oliato e unisono. Dopo molta disperazione i Cowards ricercano la quiete
guardando il cosmo, la circostanza è affidata a “3020”. “Scream!” conclude come
un grido liberatorio dove il cantato potrebbe far venire alla mente qualcosa
dei primi Radiohead.
“God
Hates Cowards” è un disco che sa di sudore, passione, amore per questo genere
Rock mai troppo considerato dalla massa degli ascoltatori, ed è un vero peccato
perché l’energia espressa è tanta, purificatrice, una valvola di sfogo che ci
lascia immaginare altresì cosa potrebbe essere in sede live. Complimenti. MS
Versione Inglese:
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