JC
CINEL – Where The River Ends
Andromeda
Relix
Distribuzione:
Black Widow Records
Genere: Virtuoso – Hard Rock
Supporto: cd – 2024
Nell’underground
italico esistono band di buona fattura, che nulla hanno da invidiare a certe
straniere. Non tutte però ricevono la giusta attenzione, ma alcune si, una di
queste si chiama Wicked Minds, dove JC Cinel ne è il chitarrista.
Autore,
cantante, esecutore, JC Cinel è poliedrico sia nell’approccio compositivo sia
stilistico, abbracciando differenti stili che variano dall’Hard Rock al Prog
passando per il sound orientale.
“Where
The River Ends” è il quarto album da solista e l’ottavo in carriera se
consideriamo i Wicked Minds e la Jimi Barbiani Band. Sono serviti ben sette
anni per realizzare queste dodici canzoni, dentro tutta l’anima e l’amore di JC
per la musica in generale e soprattutto una vetrina per la cura dei particolari
che impreziosiscono ogni singolo brano.
Il
cantato ricopre il punto centrale del progetto, ben studiato e armonico, ma è
la musica a far parlare i fatti. Con lui suonano diversi ospiti, Davide Dabusti
(chitarra), Andrea Toninelli (chitarra), Daniele Tosca (basso), Marco Lazzarini
(batteria), Marcello Baio (batteria), Roberto Tassone (batteria), Paolo
“Apollo” Negri (tastiere), e Gianni Grecchi (basso).
“City
Lights” trasmette energia solare mista a polvere, quella della strada in cui
questa musica prende vita, magari in America. Non distante il concetto per
“Oblivion”, un ritmo che farà la gioia degli estimatori di band come Led
Zeppelin e Uriah Heep. Spazio anche per il sound Lynyrd Skynyrd con “Feel Like
Prisoners”. La ricerca strutturale viene a galla attraverso
“Mindmaze/Red-Handed”, un brano che si apre con arpeggi di chitarra per poi
passare all’elettrico con eleganza.
C’è
anche profumo di passato fra le note, non invasivo ma presente, e poi i riff
che ti entrano in testa, quelli che ogni rocker vuole sentire quotidianamente.
Si può ballare in “Asylum 22”, un macigno sonoro ruffiano e intrigante come una
bella donna che ti fa le moine. Qui i Led Zeppelin sono in cattedra.
Il
brano più lungo dell’album con i suoi quasi nove minuti s’intitola “Burning
Flame”, ammaliante e a tratti folclorico. I cambi di ritmo hanno la capacità di
far volare il tempo, quasi vorremmo non terminassero mai, un poco come succede
con alcune suite nel Progressive Rock. Si torna all’Hard Rock tradizionale con
“How Far We Shine” e non manca neppure la scena per le doti balistiche di JC
Cinel, i tre minuti acustici di “Karakal (Lost In Shangri.la)” sono una
finestra per il cuore.
C’è
l’Hard & Blues e giunge nella semi ballata “Strangers”, una cura per la
melodia davvero notevole. Funzionale anche il ritornello. Effetti aprono “Thank
God I Was Alone”, pezzo adrenalinico, dove la voglia di un whiskey parte in
automatico.
Martellante
“Wich Side Are You On” ed è fra i frangenti più duri dell’album che si conclude
con la title track di otto minuti “Where The River”, una vera gemma sonora che
fa da riassunto alla carriera di quest’artista da seguire anche in tour che
vedrà toccare oltre il nostro paese, anche la Francia, il Belgio, e l’Olanda.
E’
bello imbattersi nel 2024 in un album come questo, perché lascia acceso
l’interesse su questo genere che oltre essere immortale è altresì positivo. MS
Versione Inglese:
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