PROJECT:
PATCHWORK II - Re/Flection
Progressive
Promotion Records
Distribuzione italiana: GT Music
Genere: Progressive Rock/Metal
Supporto: cd – 2018
Dalla
Germania, Gerd Albers (compositore, chitarrista, tastierista e cantante) assieme
al chitarrista Peter Koll ritornano sul luogo del delitto con un altro disco
fiume di vigoroso Progressive Rock.
Come
nel passato “Tales From A Hidden Dream” del 2015, anche in “Re/Flection” ci
sono 70 minuti abbondanti di musica suddivisa in undici tracce tutte di media e
lunga durata. Il disco è supportato da
un artwork cartonato di notevole fattura grafica ed artistica ad opera di
Starfountain Design. In questo caso bisogna parlare di Project: Patchwork II,
perché il disco è un proseguo sonoro del precedente, coadiuvato
professionalmente da una nuova alta presenza di musicisti ospiti, ben
ventiquattro, i quali rendendo il tutto molto variegato e scorrevole. Fra i più noti vi cito Marek Arnold (SSTTGD, Cyril,
UPF, Samurai Of Prog), Martin Schnella (Flaming Row), John Mitchell (Arena,
Frost, It Bites, Cinema), Markus Steffen (Sub Signal), Stephan Pankow e Larry
Brodel (Toxic Smile).
La
qualità sonora del disco è buona, i suoni sono puliti anche nelle frequenze
alte, non risultando quindi troppo ficcanti e di conseguenza neppure oscuri ed
impastati.
Non
si resta indifferenti a così tanto materiale, e già in “Strunggle And Agony” la
componente Progressive Rock è altamente soddisfatta. L’assolo di chitarra è
davvero coinvolgente, lasciando alla fine dell’ascolto quella sensazione di
appagamento che raramente mi capita di provare.
Musica
che a tratti sfiora il Metal e che in altri ha una radice nel passato come si
può ascoltare in “Worried Citizens”, altro pezzo con assolo finale di chitarra
dall’ampio respiro. Coralità, ricerca sonora e molto altro, tutto questo non
può far scattare nella mente di alcuni attenti ascoltatori la similitudine con
alcuni lavori di Ayreon. Un piccolo capolino lo fanno anche i Genesis di Phil
Collins nella semi ballata “Fear Of Loss”, mentre “Fist Disorder” torna a fare
scorribande sui strumenti. Qui voce femminile e Metal Folk.
Il
concept tratta di esperienze personali di natura sociopolitica estrapolata
dall’esperienza dei due musicisti e compositori Albers e Koll.
Le
linee melodiche sono la carta vincente dell’album che non smette di farsi
ascoltare grazie proprio a questo grande calderone di musicalità derivate da
differenti periodi come gli anni, 70, 80 e ’90 su tutti.
Gradevole
l’acustica “Last Horizon”, un momento di riflessione durante questo lungo
percorso sonoro che lascia successivamente spazio a delle vere e proprie mini
suite di quasi dieci minuti, “Of Sheeps And Wolves” e “A Winter’s Tale” sono
palestra delle capacità artistiche dei componenti.
L’opera
Rock si conclude con “ReFlection”, altro momento pacato e spaziale, degno
suggello di questo secondo capitolo del progetto Patchwork.
Non
a tutti piace essere sommersi da una valanga di stili e di sonorità, ma chi
ascolta Progressive Rock e dintorni, non aspetta altro, quindi questa
recensione sta proprio ad avvisare i fans che qui c’è molta carne al fuoco.
Buon appetito. MS
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