SYLVAN
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Gentle
Art Of Music
Genere:
New Prog
Supporto:
cd – 2015
Non
c'è niente da fare! Ecco un altra band che ha tutto, tecnica, buon songwriting,
idee...eppure i tedeschi Sylvan hanno solo raccolto complimenti a parole e meno
in vendite. Il perché a mio avviso va ricercato in quello stile che risiede a
metà strada fra l'orecchiabile ed il tecnico, ossia, quel limbo che il Prog
fans integralista non digerisce, salvo in rarissimi casi. Peccato perché a loro
per questo motivo è mancato l'album del lancio, ossia il capolavoro sempre
sfiorato. Questo è il nono album da studio e la dice lunga sulla perseveranza e
comunque su certa attenzione. Nella loro musica, così in "Home" c'è
la storia di certo Prog, anche sonorità dure e queste non è che poi piacciano
così tanto al succitato Prog fans integralista.
Il
loro sound è influenzato da band quali Pink Floyd, Marillion e Genesis, da qui
il primordiale nome della band nei primi anni ’90 di Chameleon. L’Hard Rock non
è mai mancato fra le composizioni, rendendo il sound proposto a tratti molto
vigoroso. In “Home” il gruppo è formato da Marco Glühmann (voce), Volker Söhl
(tastiere), Sebastian Harnack (basso) e Matthias Harder (batteria) e si
coadiuvano di diversi special guest. Il disco è composto da dodici canzoni e la
registrazione in studio è molto professionale.
Essendo
New Prog, le tastiere ricoprono un ruolo centrale, alternando fasi di tappeto
sonoro come sfondo, a veri e propri slanci di protagonismo, con assolo mirati e
pieni di pathos. “Not Far From The Sky” apre in maniera struggente fra
tastiere, oboe, archi e voce ad intendere che la musica dei Sylvan non è mai
scontata ed il crescendo sonoro sta li a dimostrarlo. Una gemma che da sola risplende
l’album. Musica raffinata anche nella successiva “Shaped Out Of Clouds”, anche perché
non è altro che il suo prosieguo. Ritornello grazioso di Marillioniana memoria,
periodo Hogarth.
I
Sylvan alternano frangenti più banali, no nel senso cattivo del termine ma orecchiabili,
ad altri meno convenzionali, dimostrando uno sforzo creativo notevole, che solo saltuariamente è in
possesso ai più grandi. Mi viene da dire che in certi istanti possono ricordare
i Dream Theater più raffinati.
Ci
sono mini suite come “In Between” o “The Sound Of Her World”, gradevoli e
scorrevoli. Questo è un altro pregio dei Sylvan, la fruibilità dell’ascolto. Al
termine di esso qualcosa resta sempre, sinonimo di aver centrato comunque l’obbiettivo,
questo aldilà dei gusti personali.
Altri
momenti struggenti si possono ascoltare in “With The Eyes Of A Child” o nella
conclusiva “Home”.
Questo
è un album che esula dalla banalità della media di questi prodotti, così come
la discografia della band tedesca, rea solamente di essere probabilmente “orecchiabile”.
Chi
gode di New Prog troverà qui pane per i suoi denti, forse griderà anche “Alleluia”
e questo è il bello della musica. Emozionante. MS
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