JAIL UNDERDOG - Electric
Countryside
Icore Produzioni
& Toxic Sele Crew
Genere: Garage Rock
Supporto: ep – 2014
Fabriano, cittadina dell’entroterra marchigiano, cela fra i
propri abitanti una nutrita serie di musicisti, questo anche all’insaputa degli
stessi. Infatti le band si prodigano a fare concerti nella zona, esistono anche
possibilità di visione, ma il cittadino del posto non è ricettivo. Per fortuna
il mondo è più vasto, si perché di cultura Rock al riguardo ancora c’è, poca,
ma c’è.
Tutto questo potrebbe far pensare che le band di Fabriano
non sono valide, invece no, nella mia carriera di recensore ho ascoltato e
criticato migliaia di dischi e vi assicuro che qui la media è davvero elevata,
merito forse anche di internet, che a costo zero da la possibilità a chi lo
adopera di farsi una cultura elevata a livello musicale. I tempi cambiano, la
musica pure, il Rock si adegua, in quanto portavoce dei tempi.
Ma veniamo a noi, chi sono questi Jail Underdog? Giacomo
Agostinelli (Voce), Leonardo Home (Chitarra), Alessia Cimarelli (Basso) e Andrea
Pesci (Batteria) compongono il gruppo che si forma nel 2010. Gli stili a cui si
ispirano sono differenti, ogni singolo
elemento ha un proprio backgroud, anche se sono il Blues, l’Hard Rock ed il
Punk i più gettonati. Come gli Iron Maiden con Eddie, i ragazzi marchigiani hanno
una mascotte dal nome Grog ed è un cane quantomeno curioso.
La gavetta c’è, si prodigano, suonano live molto spesso e
questo crea loro un amalgama che comunque già si può apprezzare nelle
incisioni. Nel 2012 si presentano con il demo “Sentenced” e qui lasciano
presagire le potenzialità, tanto che alcuni recensori ne parlano positivamente
in diversi canali mediatici. Tornano oggi con una registrazione migliore e cinque
nuovi brani in questo EP dal titolo “Electric Countryside”.
Apre “Countryside Of Me”, simpatico breve riferimento al
genere americano che sfocia in un vigoroso Hard Rock quantomeno contagioso.
Segue “Carote e Liquori” ed il ritmo sale ancora, la voce di Giacomo
Agostinelli è graffiante, adatta a questo ruvido Hard Rock cantato in inglese.
Un pregio di questo gruppo risiede anche nel fatto che espongono assolo di
strumenti e cambi di ritmo, cosa che nel 90% dei casi di questi giovani gruppi
esordienti, non esiste. Bene fanno, perché spezzano l’ascolto e lo
impreziosiscono, mettendo anche alla luce non solo l’amalgama ma anche la
tecnica che comunque non va sminuita.
Con “El Guero” c’è un attimo stradaiolo e polveroso, accordi
solidi, quei quattro che non ti tradiscono mai e che fanno la base del genere.
Traspare divertimento fra le righe e questo è contagioso. In “Overnight” trapela
anche la NWOBHM, probabilmente vista la giovane età dei componenti non so
quanto voluta, perché sto parlando dei primi anni ’80, tuttavia negli ascolti
della loro vita, volente o nolente ne hanno assorbito nel dna i propri valori. Inevitabili
anche certi riferimenti ai Motorhead, qui evidenti.
Ma è con “Abandon's Trail” che danno il meglio, l’ultimo
brano è notevole, mutevole, ammaliante, caldo e alla fine anche aggressivo. Il
flauto lo impreziosisce e per quello che riguarda il sottoscritto, vi assicuro
che questo pezzo girerà spesso nel mio stereo.
Buona fantasia, le idee ci sono e così funziona, non resta
che perseverare, perché oggi il problema dei musicisti è proprio questo,
sbattere addosso ad un muro di gomma, tuttavia da come ho avuto modo e piacere
di vedere, i Jail Underdog già si divertono a suonare live, tutto quello che
può scaturire in più è solo che ben accetto! Bravi. (MS)
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