EFEM SYSTEM – The Dream
Autoproduzione
Genere: Pop Elettronico
Supporto: cd – 2011
Il genere Pop Elettronico in Italia gode di un rispettoso seguito popolare, anche in ambito live. Le proposte sono generalmente di vari tipi, le più richieste sono ovviamente di band (o One Man Band) che più si accostano alla dance. Ma se l’elettronica riesce anche a far pensare, questa sia la benvenuta.
Gli Efem System sono un duo, composto da Fabrizio Fraioli “Fraio” e da Mirko Di Michele “Number”. Fraio collega le tastiere, il basso e la chitarra al pc, mentre Number compone le liriche dei brani da loro creati, oltre che suonare a volte la chitarra. Con il programma “Logic” del “Mac”, il gioco è bello che fatto. Ovviamente servono buone idee per poter esprimere un qualcosa che possa rimanere impresso nella mente di chi ascolta, in quanto il genere non è che poi debba saper fare altro, visto che in esso non ci sono assolo o cambi di tempo particolari. Il risultato si intitola “The Dream” ed è un debutto composto da dodici tracce, suddivise fra dieci inediti e due cover, “Panic” dei The Smiths” e “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division.
L’intro “I Would Always Be Where I’m Not” ci inserisce nel mondo degli Efem System, quello diretto ma ricco di contenuti lirici, dove l’ascoltatore è preso si da un sound se vogliamo anche in stile Depeche Mode, ma che oltre riesce a far pensare. Suono minimale che sembra scaturire dagli anni ’80, anche in “From The Sky” dove il ritornello ovviamente è il punto focale del pezzo.
In “My Walk” si parla del cammino della vita con annesse depressioni psicologiche. In “The Dream” ci sono due canzoni in Italiano, una è “Il Tuo Sorrsio” in cui il contesto si avvicina di più ad un approccio cantautoriale, mentre la musica fa capolino anche nel genere Reagge. Qui gli Efem System ci raccontano di quando si deve fare il classico sorriso a cattivo gioco. Più frivola e spensierata “The Dream”, un angolo di serenità che a volte ci ritagliamo nel corso della nostra esistenza, qui raccontata con disarmante semplicità. I ritornelli fanno sempre riferimento agli anni ’80.
Poteva mancare una canzone d’amore in un disco dance? Certamente no e “Love Is Not Lovable” affronta la questione con positività, malgrado spesso il cuore incoccia anche in gravi delusioni.
Più energia in “Glass Cage”, pur restando lo stile vocale ancorato agli stereotipi del genere descritto. “Semplice” è l’altro brano cantato in Italiano, mentre “The Boy That Ran Too Fast” è dedicato a Ian Curtis ed al film “Control”.
Ovviamente ho parlato di un disco Pop Elettronico, un genere che io personalmente non ho nel DNA, tuttavia ho le orecchie per capire lo sforzo creativo e quindi di apprezzare alcune sue sfumature. Poi la ripetitività dei suoni e del cantato mi porta a storcere il naso. Ma non fate caso a me, io sono un Rocker dall’animo Prog, sennonché Metallaro, per cui in ambito poco attendibile. “The Dream” è comunque un lavoro serio, dove gli autori hanno messo la propria anima e non solo.
Consigliato agli amanti del genere. (MS)
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