N.EX.U.S. – N.EX.U.S.
Logic
Il Logic Records/Burning Minds Music Group
Distribuzione: Atomic Stuff
Promotion
Genere: Progressive Rock/Metal
Supporto: cd – 2019
Molti
amici della musica dopo anni di cover in un determinato gruppo “x”, capita che
sentano la necessità di suonare del materiale proprio. Con l’esperienza ed il
tempo, si acquisisce consapevolezza e anche desiderio di esprimere se stessi ed
il proprio carattere. I N.EX.U.S. sono fra questi, un gruppo che si forma nel
2015 dall’unione di due amici, Christian “Jeremy” Checchin (chitarra) e Fausto
“Tex” Tessari (tastiere). Con l’inserimento di Tommaso “Tommy” Galeazzo alla
voce, Daniele Gallan al basso e Fabio Tomba alla batteria, la formazione è
completa.
Canzoni
nei cassetti, il tempo ha forgiato idee ed i ragazzi mettono da parte le
composizioni, con la giunta di nuovi brani, così ecco che il debutto
discografico è pronto. L’album si intitola “N.EX.U.S.” ed è composto da dieci
canzoni. Il concepimento dell’artwork, molto colorato, è ad opera di Tommaso
Galeazzo stesso, e il libretto contiene sia i testi che una recensione di
Giancarlo Bolther estrapolata dal sito Rock Impressions, il tutto finalizzato
da Aeglos Art (Airbound, Raintimes, Wheels Of Fire, Alchemy) a completamento
dell’opera visiva.
Ma
veniamo all’ascolto, quello che suonano i N.EX.U.S. è un Rock Progressivo
melodico, aperto da un antefatto sonoro strumentale intitolato “Loading…”. Le
chitarre non disdegnano la distorsione e le tastiere giocano un ruolo
importantissimo oltre che fungere da tappeto sonoro, trainano la melodia del
brano. Questo inizio ha un profumo di New Prog anni ’80 dell’era Marillion, il
che non mi dispiace assolutamente. “The System” è annessa all’overture, la
chitarra parla una lingua molto chiara e comune, quella che descrive attimi di
grande respiro e storicamente affiancate anche a sonorità di gruppi come ad
esempio gli inglesi Arena. Non possono mancare i cambi di tempo e di umore,
mentre la voce di Galeazzo ricopre egregiamente il proprio ruolo, fra modulazioni
alte e basse.
Il
disco come un concept prosegue tutto unito, fra canzoni strumentali e
d’atmosfera con un andamento intelligente, quello che tiene sempre alta
l’attenzione senza inutili orpelli e ripetizioni. In “Land Of Misery” fanno
capolino i grandi Dream Theater primo periodo, ma anche qualche sprazzo
Queensryche. Tutti questi gruppi che nomino non sono qui a sminuire la
personalità del gruppo, bensì al contrario sono a dimostrazione di una ampia
cultura musicale da parte dei componenti, e questo si riallaccia al discorso
dell’utilità di essere stati anche cover band.
Le
carte vincenti di questo debutto risiedono sia nella freschezza delle
composizioni, sempre molto orecchiabili che nella resa sonora da parte della
registrazione.
“Reflections”
apre un ulteriore capitolo, più metallico e deciso, la parte più muscolosa
della band che dimostra una buona intesa d’insieme.
Più
gioiosa “The Mercenary”, anche primo singolo e video ufficiale della band. Si
ritorna al Progressive Rock più melodico con “Another Shore”, una semi-ballata
che quando lascia partire la chitarra sulla pelle scorre qualche brivido in
più. Gli otto minuti abbondanti di “John Doe” sono un sunto di tutto quanto
detto sino ad ora, una canzone che scivola via che è un piacere, lasciando
dentro l’appagamento di una adrenalina particolare e qui scusate l’accostamento
probabilmente troppo grande, si tratta anche di metabolizzare alcune influenze Queen.
Bellissima canzone.
L’album
si chiude con “Final Act: A New Humanity”, fra rasoiate di chitarra e ritmiche
spezzate.
Concludendo,
il debutto è prova ampiamente superata, aspettiamo ora una ulteriore conferma.
MS
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