THE
WINSTONS – Third
Baobab
Music
Genere:
Post Prog Moderno / Canterbury
Supporto: cd / vinile – 2024
Per
nostra fortuna, ancora nel 2024 esistono gruppi non facili da collocare stilisticamente,
tanto è variegata la proposta. Solitamente s’inserisce il tutto nel termine
Progressive Rock, ed è proprio per questo che negli anni si è generata
confusione, perché la moda cambia, la tecnologia cambia (comprese le
strumentazioni) dando vita a nuove sonorità, per cui una band odierna che suona
qualcosa di tendenzialmente sperimentale non sarà mai uguale per esempio al
suono anni ‘70 dei Genesis, o dei Gentle Giant, King Crimson etc. pur magari
mantenendone alcune peculiarità. Manca anche il contesto sociale in cui
inserirla, quindi ho ritenuto opportuno creare il termine Post Prog Moderno,
per tracciare una linea con il passato. Per maggiori approfondimenti potete
leggere proprio il mio libro “Post Prog Moderno” (Arcana).
Il
trio milanese The Winstons esordisce discograficamente nel 2016 con l’ottimo
album “The Winstons”, tendenzialmente avvicinabile al sound della Scuola di
Canterbury, per poi realizzare altri due album “The Winstons & EdMsC:
Pictures At An Exhibition” (2017) e “Smith” (2019). Un trittico davvero forte
in cui si apprezza l’evoluzione artistica affrontata in un arco di pochi anni.
Ne servono invece quasi sei per dare alla luce un nuovo disco in studio, ma non
che la band in questo lasso di tempo si sia adagiata sugli allori, le date live
sono state numerose e proficue, collaborando anche con personaggi importanti
del calibro di Afterhours, Calibro 35, Pj Harvey e Iggy Pop, per far capire il
livello cui sono giunti. “Third” è proprio il risultato di un grande viaggio
realizzato in tappe tra Milano e Londra. Se ascoltate il brano iniziale “Break
The Seal”, capirete cosa intendevo con la frase non facili da collocare stilisticamente, un mix incredibile di
sonorità, stili, cambi umorali da far sembrare dodici minuti un breve lasso di
tempo. Per fare un confronto parossistico potrei nominare questo pezzo il “Bohemian
Rhapsody” dei The Winstons. Molte le influenze Beatles, specialmente nel
cantato e nell’incedere di alcuni frangenti, e non vi nascondo che per me la
recensione potrebbe terminare anche qui, in quanto questo brano da solo vale il
prezzo di tutto il disco.
Il
Canterbury Sound fa capolino di tanto in tanto, anche nell’allegra “Check It
Out”, gli arrangiamenti di fiati oltre alle coralità si sposano alla perfezione
con l’incedere cadenzato del movimento base. “Song For Mark” ha reminiscenze
Pinkfloydiane anni ’70 durante gli arpeggi della chitarra acustica, una ballata
gentile dai riflessi psichedelici, un salto negli anni ’70. La faccenda prende
ancora una piega maggiore al riguardo con “Abie”, tanto da sembrare un pezzo
uscito dalla discografia di Syd Barrett influenzato dai Beatles.
Roberto
Dell'Era (voce, basso, chitarra, piano), Lino Gitto (voce, batteria), ed Enrico
Gabrielli (voce, tastiere) alzano ulteriormente il tiro nei dodici minuti di “Vinegar
Way”, una composizione che farà la gioia di chi ha amato gli anni ’70 e ’60.
Ancora una volta gli arrangiamenti fanno la differenza, flauto compreso. “Never
Never Never” tiene la ritmica attraverso il piano in stile Supertramp ed è una
canzone davvero molto orecchiabile. Giocosi anche i tre minuti di “Winstonland”,
in pieno territorio Beatles, per poi giungere alla breve e conclusiva “Hugging Himself
In The Dark Of The Park”, dove la rumoristica descrive in pieno le sensazioni
che si provano la notte all’interno di un parco.
Saranno
serviti sei anni, ma questo “Third” appaga in pieno la lunga attesa, un disco
in cui durante l’ascolto sarà difficile stancarsi. Quando la musica è fatta con
professionalità e passione, servono poche parole. MS
Versione Inglese:
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