RETREAT
FROM MOSCOW – The Illusion Of Choice
White
Knight Records
Genre:
Neo Prog
Format: CD / Digital – 2025
Se
l’Inghilterra sa suonare perfettamente il Neo Prog è perché il genere è sorto
proprio qui. Non esistono solo i soliti nomi che conoscete a memoria, ma anche
altre piccole realtà che, per qualche motivo, non hanno avuto una distribuzione
(e quindi una visione da parte del pubblico) adeguata. Il sottosuolo è ricco di
buone band, più o meno giovani. Con i Retreat From Moscow vado a parlare di una
storia più strana, ossia quella di una band che è sorta nientemeno che alla
fine degli anni ’70 per suonare un rock melodico, allora tanto di moda. I
gallesi rilasciano soltanto un singolo nel 1980, poi il caso vuole che smettono
l’attività senza incidere album nel 1981. Che la pazienza è la virtù dei forti
è noto, ma ritentare dopo ben trentaquattro anni è quantomeno curioso, infatti
nel 2018 si ricompattano e questa volta nel 2022 esordiscono ufficialmente con
“The World As We Knew It” virando verso il genere Neo Prog. La band è composta da John Harris
(chitarre, arpa, tastiere, chitarra sintetizzata, mandolino, flauto, voce),
Andrew Raymond (tastiere, pianoforte a coda, chitarra, pedal steel guitar),
Tony Lewis (Wal Bass, basso fretless, cori), e Greg Haver (batteria,
percussioni), ci ha preso gusto, tanto che l’anno successivo registrano
“Dreams, Myths And Machines”, entrambi di buon interesse.
A
distanza di due soli anni ecco “The Illusion Of Choice”, la formazione ora non
si ferma più, e visti i risultati direi anche per fortuna.
Sette
brani di notevole interesse, sin dall’iniziale title track “The Illusion Of
Choice”, muscolosa nella ritmica e prossima al mondo dei Journey. La voce è
pulita e senza forzature, adeguata alla musica proposta basata soprattutto su
giri di tastiere.
Si
cambia repentinamente contesto con “Earth‑Stepper”, un sorprendente pastorale che inizia con l’ospite
Les Penning ai flauti dolci, ma attenzione… Un basso roboante e un riff
malefico sopraggiungono all’improvviso; Harris e Raymond si danno staffetta in
un finale scoppiettante e godibile quasi in modalità IQ.
E
allora cosa attendersi ora da “Bones Will Sing”, mini‑suite di undici minuti? Ovviamente tutte le armi a
disposizione della band, addirittura l’arpa, ma soprattutto la bella voce della
special guest Christina Booth dei Magenta. E poi chitarre enfatiche, Mellotron…
Un connubio che farà sobbalzare il cuore di chi vive di pane e Neo Prog,
compreso il mio!
Nuovo
cambio, torna l’intro IQ style in “Navigators Of The Trym” (Trym è il fiume di
Bristol), dove i Retreat From Moscow narrano di un’esperienza infantile di pre‑morte da parte di Tony
Lewis.
“Polina”
vede ospite alla voce Jillian Slade; è una canzone ballata che affronta le
tematiche della guerra in Ucraina, fra dolore e rabbia, così come le due
successive “Snowfall Road” e “Black Mist”.
La
prima alza il ritmo grazie a un riff epico delle tastiere, la seconda è un
degno finale di un disco che ha davvero molti spunti notevoli da affrontare.
È
così che “The Illusion Of Choice” è una realtà che, a spallate, si fa spazio
fra i migliori album del genere trattato dell’anno 2025. Un disco ricco di
buoni assoli di chitarra e mai fine a sé stesso. Una freschezza inattesa da
parte di un gruppo che ha avuto difficoltà a emergere: non perdiamoci questa
occasione. MS
Versione Inglese:


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