Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

giovedì 27 febbraio 2014

Karmamoi

KARMAMOI – Odd Trip
Crisalide Music/ G.T. & Music Distribution
Genere: Psichedelic Prog
Supporto: cd – 2013



Roma è stata da anni il trampolino di lancio di un genere prettamente di nicchia, lo Psichedelico che strizza l’occhio al Prog. E’ accaduto per i Porcupine Tree, per i nostrani No Sound e mi auguro che questo accada anche per i capitolini Karmamoi. Il quintetto composto da Serena Ciacci (voce), Daniele Giovannoni (batteria), Fabio Tempesta (chitarra), Alex Massari (chitarra) e da Alessandro Cefalì (basso) con “Odd Tip” intraprende un viaggio interstellare. Si formano nel 2008 da un idea del batterista Giovannoni e della cantante Serena Ciacci. Dopo un singolo dal nome “Venere”, registrato nel 2009, è la volta del debutto “Karmamoi” nell’anno 2011. Il 2012 lo vivono come un anno transitivo, congiunto solamente da un ep intitolato “Entre Chien Et Loup”. Con “Odd Trip” danno una svolta stilistica, avvicinando il sound al Prog e tentando la strada del cantato in inglese. La confezione cartonata, rappresenta la visuale da un pianeta arido, probabilmente un satellite di Giove, vista la vicinanza con il pianeta gassoso.
Dodici le tracce, ad iniziare dall’introduttiva  “Oxigen (Interlude1)” , per una durata totale di cinquanta minuti di musica. La voce di Serena Ciacci  si esibisce fra sonorità Hard con sottofondi Psichedelici. Ritmiche degne di nota, spezzate, affiatate e precise rendono l’ascolto costantemente interessante. La formula canzone è comunque in prima linea, la melodia resta sempre in primo piano, malgrado i Karmamoi vadano a parare in territori astrusi. Esempio ne è “Labyrinth”, dove il concetto si divide in due, una parte melodica e la seconda più tecnica, quella strumentale. Ci si addentra in una sorta di New Prog nella semi ballata “If I Think Of The Sea”, sicuramente uno dei momenti più toccanti dell’intero lavoro.
Facile accostare certe soluzioni a quelle della band di Steven Wilson (Porcupine Tree), ma probabilmente il paragone non è del tutto giustificato, in quanto nel suono riscontro anche la nostrana mediterraneità. Anche nei frangenti più “scuri” si denotano raggi di sole, tuttavia è innegabile una  presenza di Psichedelia decadente. Ottima la strumentale  “Samvega”, una licenza alla mente di poter dileguarsi in fantastici territori. Resta più anonima “Yours”, soltanto perché è circondata da deja vu sonori, anche se melodicamente ruffiana. Decisamente più nordica la title track ”Odd Trip”, dove l’enfasi interpretativa trova livelli più alti rispetto alla media degli ascolti sin ora avvenuti. Nella strumentale  “5+” si aleggia in piena Psichedelia  e nella discografia dei Porcupine Tree, brano che potrebbe benissimo risiedere nell’album “Signify”. Altra ballata è “Lost Days”, semplice e diretta, mentre a concludere c’è “Aria”, canzone nella norma senza infamia e ne lode. 

Quello che si estrae dall’ascolto di “Odd Trip” è semplicemente piacere, un disco che dimostra una crescita di personalità. Mutano, ma sono ancora un ibrido, probabilmente anche per i Karmamoi vale la legge del terzo disco, solitamente da questa regola non scritta ma funzionale, non si sfugge. Li si avrà il verdetto…o forse no? Intanto sono sicuro che voi amanti del genere avete già segnato il nome nel taccuino dei “preferiti”. Fatto bene. (MS)

mercoledì 26 febbraio 2014

Superdrama

SUPERDRAMA – The Promise
Progressive Promotion Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2014



Non è facile parlare di argomentazioni metafisiche e spirituali su musica Rock, non facendo passare il tutto per un pappone pesante. Il Prog si presta anche a questo, disegna con il suono quello che spesso le parole non riescono a spiegare. I tedeschi Superdrama sono legati allo stile Prog dei tempi che furono, si evincono gli Yes, ma anche della Psichedelia. Ritmi intricati, performance vocali emotive e testi importanti. In “The Promise” ci si interroga dove può arrivare l’uomo, da dove viene, cosa è il bene ed il male, perché non riusciamo a rispettare la natura, dove andremo a finire… In definitiva quelle domande che non hanno tempo. I Superdrama lo fanno guardando al cielo, come direbbero le nostrane Orme, dando  “Uno Sguardo Verso il Cielo”, in cerca di una risposta che puntualmente non arriva, perlomeno non in maniera fisica. Dio ha la risposta.
L’artwork è curatissimo, a partire dalla confezione cartonata con all’interno un nutritissimo libretto descrittivo di 30 pagine! Scritto con testi in inglese (così il cantato), si accompagna con descrizione anche in lingua tedesca. La Nasa ha fornito le foto all’interno davvero mozzafiato, quasi da sembrare il cosmo un luogo finto e cinematografico.
Nella musica si punta anche alla melodia di facile presa, non solo scorribande sonore, certamente i cambi repentini non mancano, ma restano dosati in maniera saggia. Nel concept composto da sette brani, ci sono quelli di breve durata (se 5 minuti vogliamo considerarli brevi) e della medio-lunga, sfiorando anche i 12 minuti.
“Chance Of A Lifetime” ha un buon ritornello, “Evening The Odds” è più Prog, così lo è ancora di più “Turn The Stone”, qui la band adopera tutte le armi a disposizione. In stile Kaipa o Tangent “In Love For A Day”, canzone con buone melodie ed una ritmica a singhiozzo accattivante e suadente. Le tastiere spesso ricoprono un ruolo importante, lo si capisce anche in “Beyond The Edge”.
Una chitarra in stile The Flower Kings apre “Healing Earth”, fra Genesis e Pink Floyd. Ma la chicca è al termine, la title track “The Promise” da sola vale l’acquisto del cd. Certamente i Superdrama non si inventano nulla di nuovo, anzi, suonano il classico Prog Rock con tutti i suoi stilemi annessi, ma lo fanno dannatamente bene!

Quindi chiudo consigliando l’ascolto preventivo per tutti coloro che non sono avvezzi al genere trattato e presentando i bravi autori di questo disco: Robert Gozon (voce, tastiere), Robert Stein-Holzheim (batteria), Michael Hahn (chitarre), Thomas Klarmann (basso, flauto) e Thilo Braun (organo). (MS). 

martedì 25 febbraio 2014

Ultime Uscite

                                  LE ULTIME USCITE

In rapida successione andiamo a vedere le uscite discografiche più interessanti del momento ad iniziare dai svedesi A.C.T. . 
L’album si intitola “Circus Pandemonium” ed è un gradito ritorno dopo quasi otto anni di latitanza da studio. Lo stile è sempre  lo stesso, fra Hard Prog, sinfonia ed AOR. Non sfuggiranno ai più attenti di voi i riferimenti Queen. Un album che gioca molto sulle giuste melodie e coralità, con ritornelli che si stampano facilmente alla memoria.
Con un nome alquanto logorroico i The National Orchestra Of The United Kingdom Of Goats si fanno conoscere con “Vaaya And The Sea”. 


 Un album a cavallo fra Post Rock e quella Psichedelia cara ai Porcupine Tree, oggi vero e proprio punto di riferimento della maggior parte delle band adoperanti nell’ambito. Buone certe soluzioni, tuttavia mancano i solo che lasciano il segno, non sempre bastano atmosfere malinconiche o toccanti per destare l’interesse dell’ascoltatore, serve spezzare e questo è un difetto che hanno troppe band italiane. Ma è un album che nell’insieme convince e che si lascia ascoltare con piacere.
Ritornano i tedeschi Frequency Drift con “Over” 

ed anche qui va aperta una parentesi, quella della qualità dei gruppi germanici. Tutti sono bravi, precisi, puliti, sempre ad un passo dal capolavoro che non giunge quasi mai. Impossibile trovare un disco Prog tedesco che sia brutto, impossibile trovare un disco Prog tedesco che sia un vero capolavoro. Come diciamo noi in Italia, sono quadrati e precisi. Così è la loro musica, professionale, gradevole, ben eseguita, ma esente dal quel passo in più che farebbe fare loro la differenza. Violino, violoncello, arpa, flauto, tastiere, chitarre, molti gli ingredienti del disco, compresa la bella voce di Isa Fallenbacher.
Una band che vedo in continuo crescendo è quella americana Deluge Grander

Crescono in professionalità con “Heliotians”, classico Prog che sicuramente piace al fans del genere.  Crescono in capacità e qualità, pur restando ancora distanti dal capolavoro. Un disco buono, dalle mille sfaccettature, ma anche pregno di soluzioni inflazionate. Ma la strada è quella giusta.
Per chi segue il Metal Prog, segnalo il disco dei danesi Incessant “New Chapter”.
Completamente strumentale, riesce a colpire a tratti per le buone melodie sorrette soprattutto dalla chitarra elettrica. Tuttavia alla lunga  risulta essere un poco ripetitivo e stucchevole. La sufficienza è garantita, ma serve anche pazienza.
Ritorna il supergruppo Transatlantic, attesissimo dai fans delle relative band Marillion, Spock’s Beard, The Flower Kings e Dream Theater. 

Il disco si intitola “Kaleidoscope” ed in effetti la sensazione all’ascolto è proprio quella di mille colori sfaccettati che mutano in continuazione. Un passino più avanti rispetto “The Whirlwind”, ma distante dai due dischi d’esordio. Le soluzioni sono finite, la miscela Genesis, Beatles, King Crimson etc. sembra satura e Morse, vera mente compositiva del gruppo, sembra a volte tirare il fiato. Meglio nei momenti più brevi. Infatti nell’album ci sono nuovamente suite di mezz’ora, precisamente due, che comunque non convincono del tutto. Un album però discreto e consigliato a chi ama il genere. Nella versione de luxe il consueto cd inutile di cover.

Altra band che ha debuttato a mille sono gli olandesi Sky Architect 

che nel 2010 con “Excavations Of The Mind” ha stupito sia il fans Metal Prog che quello semplicemente Prog, in una miscela di grande personalità. Il successivo “A Dying Man's Hymn” è pure buono, ma meno effetto sorpresa ed oggi “A Billion Years Of Solitude” mostra una band che è cresciuta in amalgama ed in esperienza, ma che proprio per questo si è stabilizzata nel sound standard del genere. Un peccato perché sembravano promettere ben altre cose. Comunque un buon disco che consiglio assolutamente .

lunedì 24 febbraio 2014

La Società Virtuale

                        Lettera alla Società Virtuale
                                                                  Di Massimo Salari

                              (Anomalia odierna, un uomo che non chatta!)


Nella società “virtuale” di oggi, dove è più facile chattare con uno sconosciuto piuttosto che parlare di persona con il tuo amico di fianco, ci sono cose che veramente non capisco. Con internet abbiamo il mondo a casa, tutte le enciclopedie, la discografia mondiale, l’informazione in diretta… eppure non sappiamo. Non ci ascoltiamo, ci nascondiamo dietro ad un nick name per dire cose che non ci rappresentano. Facebook è un luogo di spionaggio su realtà che non esistono. Tutti filosofi… Italiani popolo di filosofi, peccato solamente che lo sono con le frasi degli altri.
C’è Sanremo? Facile…fa schifo, boicottiamolo! (lo dicevano negli anni ’70 anche quando vincevano i Matia Bazar, figuriamoci oggi). Scrivono su Facebook: C’è il calcio? Non dobbiamo guardarlo! Fa schifo, troppi soldi! C’è X Factor? Solo i stupidi lo guardano, è la morte dell’arte! Boicottiamolo! C’è Il Grande Fratello? Peggio che peggio.
MA… ecco il MA… alla fine tutti guardano questi programmi o eventi. MILIONI di ascolti!!!
La politica? Tutto va male, io spacco questo, io spacco quello…BASTA! E’ ORA DI CAMBIARE. Poi non si fa nulla. Mai!
L’Italia è ridotta ad un feudalesimo becero e squallido, dove ognuno pensa esclusivamente al proprio orticello, fregandosene sempre di colui che è in difficoltà, pensando semplicemente: “A me non capita”, l’orto è il suo. Non si è capito che stare comodi nella cabina del capitano, quando la nave affonda si muore ugualmente. Quando si affonda, si affonda.
Tutto questo accade nella società “virtuale”, dove con un clic hai tutto. Dove a casa non arrivi a fine mese, ma hai l’I Phone. Che strano, funzionavano meglio i ciclostili negli anni ’70, con il volantinaggio, si comunicava meglio…molto strano.Avevano anche la App. Si chiamavano “allegati”.
Sento parlare molto male dei giovani. Mi dispiace, perché in realtà potenzialmente sono meglio delle generazioni passate, in quanto più informati. Io credo in loro.. credo più in loro che nei miei coetanei, fautori del bell’orticello feudale. Le scuole non gli sono di grande aiuto, perché un governo che toglie soldi all’educazione dei propri figli, non è composto da un popolo civile. Ma tant’è.
In questa società “virtuale” l’arte e la cultura è agonizzante, c’è una gara a chi la fa gratis. Con la scusa che non ci sono soldi i locali ed i comuni o chiamano dj, Karaoke o cover band  a quattro soldi oppure per  un piatto di pasta. L’artista vero è tagliato fuori. Questi signori sono gli stessi che dicono “Sanremo fa schifo”, “In Italia non ci sono più artisti di una volta”. Non è vero! Sono loro che li uccidono. La cultura è questa. Va bene il dj, va bene la cover band… però perché almeno per una volta non va bene anche un artista con del materiale proprio? Se la risposta è “non porta clienti” allora è la società “virtuale” che culturalmente è morta, la paura del nuovo che destabilizza la massa. Pecore.
Ho visto artisti spostare marchingegni e service da cinquanta mila euro per suonare a 200 euro!
Schifo dite voi? E allora, perché dire solo “schifo” e non cambiare?
Questa lettera è uno sfogo, solo per far riflettere per un attimo, ma non voglio avere ragione, anzi, rispondetemi e spiegatemi dove sbaglio, perché io spero di sbagliare nella mia ignoranza. Spiegatemi perché nell’era della comunicazione, non ci capiamo.
Aveva ragione Sigmund Freud, tutto gira attorno al sesso, anche oggi nel 2014. Chi guadagna alla grande su internet è solo You Porn. Si nutre non il cervello…ma un altro muscolo.

Voglio vedere fra poco tempo ai nostri figli cosa daremo da mangiare, una bambola gonfiabile?



sabato 22 febbraio 2014

Addio Francesco

"Non mi svegliate...Ve ne prego...Ma lasciate che io dorma questo sonno" (Francesco Di Giacomo)
La tua guerra è finita...vecchio soldato,
buon viaggio "scimmione senza ragione". Ti voglio bene. (Max)

martedì 18 febbraio 2014

SuperPusher

SUPERPUSHER – Nighting
Autoproduzione
Genere: Stoner/Psichedelia
Supporto: ep – 2013



La cittadina marchigiana Fabriano (AN), è in un periodo di notevole fermento musicale, con esordi e conferme davvero numerose, a partire dai Soundsick, per poi ascoltare anche Death Riders, Marco Sonaglia, Quintetto Petrov, Agorà, Black Mirrors ed altre ancora. La cosa non sorprende più di tanto, in quanto rispecchia la media nazionale di uscite underground, soprattutto grazie ad internet ed alla sua magica condivisione culturale. Da sempre la città della carta è stata ricercatrice di arte musicale, meno di frequentazione della stessa se proposta da persone locali. Molti creano, pochi partecipano, vale il detto “Nemo propheta in patria”.  Città anomala, avversa al fenomeno e quantomeno riservata. Per questo a volte ci si stupisce quando ci si imbatte in una realtà come questa dei SuperPusher. Sono formati da Antonio Del Basso (voce), Samuel Boldrini (chitarra e voce), Giulio Passeri (basso) e Andrea Antognoli (batteria). Giovane l’età dei ragazzi, ma la proposta è di gran lunga ricca di esperienza e di personalità. La militanza dei singoli musicisti in altre differenti realtà locali quali Empty Dialogue e Charles Bontafuzzi and His Orchestra, ha la propria valenza. Psichedelia e Stoner emergono dal sound del gruppo e “Nighting” nei quattro brani, trasuda in cultura musicale. Dimostrano di aver saputo ascoltare ed assimilare molto di quello che la storia del Rock e perché no, anche del Prog, ha dato negli anni, e qui mi riallaccio al discorso di internet.
Si formano nel 2012 e come ricordano nella loro biografia “Allo scopo di creare la colonna sonora di una horror-web series ambientata nella loro città di provenienza”. L’attività live è alquanto intensa e non priva di soddisfazioni, come la vittoria nella settima edizione dell’Homeless Rock Fest di Macerata. Ma veniamo all’ep.
Il primo brano “Slugworm”  circonda inizialmente l’ascoltatore con della Psichedelia eterea, un approccio quantomeno emotivo e coinvolgente. Radiohead affiorano nella destabilizzante rabbia Post Punk che si sviluppa nel percorso sonoro lungo quasi dieci minuti. Buono il lavoro alla batteria da parte di Antognoli, mentre le parti strumentali restano alquanto semplici e lineari, puntando molto sul lato coinvolgente dell’ascolto. Nel finale, incedere granitico ed ossessivo come il sound nervoso dei King Crimson ci insegna. Collegata giunge “Seasick”, un ibrido fra Porcupine Tree primo periodo e Police. Il solo di chitarra di Boldrini è orecchiabile e spezza l’ascolto arricchendo il brano di questo valore aggiunto, apparentemente scontato ma che così in realtà non è, in quanto oggi le giovani band commettono quasi tutte l’errore di non esprimere mai un assolo strumentale. Limite che invece i SuperPusher dimostrano di non avere. Per gli appassionati di Stoner Rock consiglio di alzare il volume in “Blind Giants”, canzone che mette anche in evidenza le buone doti di Del Basso e che comunque gioca con l’ascoltatore in una sorta di schiaffo o bacio. Gli anni ’70 sono nell’aria.
Angoli da smussare ce ne sono, ad esempio l’uso della voce che è si buona , ma che va registrata in tonalità. Chiude l’ottima “Malfour” ed il suo wah, qui meglio le linee vocali. Ma ancora una volta protagonista indiscussa è la musica, grazie ad un riff di chitarra elegante che personalmente mi riporta alla memoria lavori di band come i svedesi Landberk, sicuramente fatto non voluto questo della band, ma le atmosfere oscure e l’intercalare della chitarra è comunque di matrice Crimsoniana, per questo riconducibile anche alla band di Fiske e soci.
I SuperPusher hanno personalità da vendere, le idee ci sono e quello che più ho apprezzato in “Nighting” è la voglia di suonare per il piacere di suonare, non badando a mode o stilemi inflazionati. Questo denota cultura e vero amore per la musica. Credo proprio che se la strada intrapresa è questa, di questi quattro ragazzi ne sentiremo parlare ben presto. Ovviamente non a Fabriano, anzi consiglio ai fabrianesi di non ascoltare assolutamente questo ep… Esso è privo di armonie melodiche inflazionate e di superficialità. La chiamereste “musica strana”, non vi piacerà sicuramente. (MS)





martedì 11 febbraio 2014

Phaedra

PHAEDRA – Ptah
Phaedra Music
Genere: Rock Progressive
Supporto: Cd – 2010



Claudio Bonvecchio (Basso) e Stefano Gasperetti (Chitarra e tastiere) hanno dato l’anima per comporre questo esordio musicale. La band trentina si forma nel lontano 1993 e sin da subito focalizza le proprie forze nella realizzazione di questa Opera Rock. Tempo ed energie per credere in un progetto coadiuvato anche da molti altri artisti, perché in effetti i Phaedra sono un settetto. La visione che hanno della musica è globale, le influenze quindi sono numerose e variano dai Genesis, King Crimson, PFM  e Moody Blues fino ai Vanilla Fudge. Per questo si incontrano strumentazioni acustiche, flauti, violini, mandolini e molto altro, in parole povere tutto quello che serve a fare un buon disco di Progressive Rock. In effetti così è, perché l’opera in se è curata sotto molti aspetti, perfino grafici. Il foglio che accompagna il cd è molto dettagliato, ricco di narrazioni e particolari.
Essendo un opera, ci deve essere un tema, in questo caso essa ci parla dell’uomo e delle proprie manifestazioni e problematiche. Ma non solo, a tratti si viaggia anche nel mondo fantastico della fantascienza.
Non si poteva aprire il concept che con una “Ouverture”, acustica ed emotiva, un perfetto assist per la successiva “Dicono”. La cura per gli arrangiamenti è in evidenza, il piano narra di storie musicali dal profumo anni ’70. La voce di Claudio Granatiero è molto alta e in certi aspetti si può avvicinare (anche nel contesto musicale) a quella di Luciano Regoli dei Raccomandata Ricevuta Ritorno.
Il ritornello si stampa facilmente nella memoria di chi ascolta, mentre il violino accompagna il tutto assieme a flauti e tastiere. Nel “Il Cielo Stellato” vengono alla mente gli arpeggi di chitarra alla Hackett , quando i Genesis suonavano rannicchiati sui propri strumenti al cospetto delle mascherate esibizioni del maestro Gabriel.
“Il Reietto” propone la voce che sale ancora di più, così come il ritmo e c’è un piccolo e momentaneo distacco dagli anni ’70, filo conduttore di tutta l’Opera. Questa è una mini suite comunque ricca di idee e cambi umorali. Tornano i giri acustici delle chitarre a sei ed a dodici corde di Stefano ed il flauto di Fabrizio Crivellari in “Un Mondo Nuovo”. Importante il lavoro dei violini di Elisabetta Wolf ed Antonio Floris. Una nenia da culla introduce “Come Un Bambino”, che in realtà si anima inaspettatamente e fa un balzo nel New Prog. Ciò che lo rende particolarmente interessante è l’uso della fisarmonica di Andrea Anderle. A questo punto avrete capito che si tratta a tutti gli effetti di uno sforzo creativo davvero fuori del comune, non a caso la band ci ha messo più di dieci anni per realizzarlo. Le tracce che lo compongono sono ben quattordici e mi sembra sminuente andarvele a raccontare tutte, perché è come se vi svelassi il finale di un bel libro!
Personalmente resto colpito da questo esordio e mi chiedo perché la musica di qualità in Italia non debba mai essere presa abbastanza in considerazione. Complimenti, ma vi prego, non fateci attendere altri dieci anni per ascoltarvi nuovamente e questo ve lo chiede uno che di musica anni ’70 ne ha mangiata tanta e che ancora, troppo spesso, gli manca. (MS)


lunedì 10 febbraio 2014

Daniele Liverani

DANIELE LIVERANI – Fantasia
SG Records
Genere: Neo Classic Metal
Supporto: CD – 2013



Per la gioia degli estimatori del Metal Prog e del virtuosismo, vi annuncio il ritorno del talentuoso chitarrista degli Empty Tremor, Khymera, Twinspirit, Cosmics e Prime Suspect, Daniele Liverani.
Molto attivo nell’ambito, Liverani riesce sempre a stupire per creatività, basti ricordare l’ambizioso progetto “Genius Rock Opera” per relegarlo fra i più interessanti artisti italici. Sono anche passati quasi due anni dal precedente “Eleven Mysteries”, altro disco ben recensito dalla critica del momento.
Molto spesso capita a noi recensori di scrivere che la tecnica asfissiante per un disco è una pecca, in alcuni casi corrisponde a realtà, affossare buone melodie in vorticose scale può risultare piacevole su un brano, su due, poi scatta il nervosismo ed il fastidio. Ma è vero altresì che chi non adopera la tecnica al 90% delle volte è perché non la possiede. Le idee fanno la differenza.

“Fantasia” è un disco Liverani, oramai vero e proprio marchio di fabbrica e punto di riferimento per un genere come il Metal Prog neoclassico non solo italiano. Da sottolineare immediatamente il fatto che pur essendo la chitarra protagonista, c’è vetrina per tutte le strumentazioni, tanto da farmi dire che il lavoro risulta corale. Anche la qualità sonora è un altro punto a favore, così l’artwork fantasy di Nello Dell’Omo. Con Liverani ci sono Marco Zago alle tastiere, Nicolò Vese al basso ed alla batteria Simon Ciccotti. Undici sono i brani contenuti, ad iniziare da “Unbreakable”, un attacco che trasuda epicità, fra rullate, melodie e scale. “E’ uno scherzo!” ci svela la voce narrante all’inizio di “Joke”, in effetti la giocosità la si intravede nella spensieratezza del motivo, più solare ed orecchiabile anche nel refrain. Un Liverani più riflessivo in ”Peacefully”, mostra la tecnica ma anche la sua cultura musicale che in questo caso va a pescare anche negli anni passati e nel Prog. In “Apocalypse” sembra che l’artista abbia quasi timore di lanciarsi in vertiginose scale, l’intelaiatura del brano lo richiederebbe anche, ma evidentemente  Liverani è consapevole di non voler saturare l’ascolto e il tutto viene centellinato soltanto al momento opportuno. Questo a mio avviso è il vero senso di maturità di un artista. Solo per pochi. Su “Daylight” ritorna il discorso fatto per “Peacefully”, mentre “Gigantic” alza i toni, granitica proprio come il titolo suggerisce. Tutta questa musica riesce a far mettere in moto la fantasia di chi ascolta, ed è così che ci si rende conto del messaggio profetico del titolo. Semplicemente deliziosa “Black Horse”, toccante e profonda, sembra quasi che ci guardi negli occhi con intensità. Altro momento toccante è “Heaven”, mentre  “Rage” chiude il disco scorrazzando a dovere sulle scale del pentagramma, come a dire: “Alla fine, lasciatemi sfogare! Questa è per me!”. In realtà è per tutti, un disco che accomuna molti ascoltatori, sono certo anche di quelli che non digeriscono Metal, perché qui le dosi sono giuste e come ho detto in precedenza, l’artista maturo lo si evince da questi particolari. Io non posso che complimentarmi e …caspita, è passata quasi un ora e non me ne sono neppure accorto! (MS)